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L'aumento dell'inflazione ha raggiunto livelli record. La zona euro teme l'iperinflazione.

13-07-2022 22:40 - Cronaca
In maniera repentina ed improvvisa per effetto principalmente delle condizioni di incertezza internazionale derivante dalla guerra in Ucraina che condiziona pesantemente il prezzo dell’energia, in Italia, per la prima volta da circa 30 anni, l’inflazione ha raggiunto la pesante soglia percentuale di 6 punti su base annua. Per trovare un dato simile bisogna tornare indietro al 1991. Un’epoca storica che è ancora più antica rispetto al solo dato temporale. All’epoca non esisteva l’Euro, non era ancora entrata in vigore l’Unione Europea ed il mondo si preparava a superare la guerra fredda. Il dato del 1991 è un dato distante e difficilmente utilizzabile per una valutazione relativa ai fenomeni odierni. All’epoca esistevano possibilità diverse rispetto alla lotta all’inflazione legate soprattutto alla sovranità nazionale della moneta sia sotto il profilo della quantità di circolazione della moneta che di eventuali tassi di cambio con possibile influenza in ordine alle esportazioni. La divisione del mondo per effetto della guerra fredda e dell’esistenza del blocco sovietico rendevano difficilmente utilizzabili, per i paesi occidentali, le risorse energetiche principalmente della Russia. Oggi la questione è molto più complessa proprio perché l’euro ha creato una area monetaria che non risulta essere omogenea rispetto alle singole nazioni che usano la moneta unica governata dalla BCE. All’interno dei singoli stati l’economia può assumere significative differenza . Per fare un esempio la situazione economica della Francia e della Germania non è la stessa dell’Italia e della Spagna, ma tutte sono accomunate dalla stessa moneta. In Germania l'inflazione è già di due punti percentuali superiore all'Italia ( 8,2 per cento) mentre in Spagna è ormai attestata su percentuali a due cifre (10 per cento), solo la Francia è un tasso lievemente inferiore a quello italiano (5,8). Se la tendenza nell'euro zona si dovesse attestare rispetto ai valori di Spagna e Germania il passaggio successivo è quello di una situazione di iperinflazione ovvero rapido ed esponenziale aumento dei prezzi difficilmente controllabile.

L’aumento dell’inflazione che sembra destinato a proseguire piuttosto che a declinare nel prossimo futuro porta come conseguenza immediata una diversa distribuzione interna del reddito pro capite con penalizzazione dei lavoratori dipendenti. Il risparmio subirà una riduzione con conseguente necessario aumento dei tassi di interessi per le obbligazioni ed anche per i titoli di Stato. L’aumento dei tassi di interesse dei titoli di stato del debito pubblico italiano comporterà un proporzionale aumento della spesa pubblica ed una riduzione del rapporto deficit/PIL. Anche i consumi sono destinati, nel breve periodo, ad una drastica riduzione limitandosi le spese delle famiglia ai beni essenziali. La diminuzione dei consumi avrà necessariamente un effetto negativo sulla produzione industriale che vedendo ridurre la domanda interna dovrà rispondere necessariamente con una diminuzione della produzione anche per fronteggiare l’aumento esponenziale del costo dell’energia. La diminuzione della produzione innescherà una crescita della disoccupazione. Nel recente passato in Italia sono state sperimentate forme di contrasto alla povertà di natura esclusivamente assistenziale che spingono i cittadini meno abbienti a non ricercare l’occupazione, soprattutto se precaria o comunque di valore inferiore alla somma percepita senza occupazione. Anche l’economia irregolare, tradizionale settore ausiliario che sopperiva a diverse mancanze strutturali in Italia, è destinata a divenire in termini assoluti insignificante. Le conseguenze di queste dinamiche economiche sono una rapida emersione di una situazione di crisi destinata ad impattare sui redditi delle famiglie, soprattutto i ceti medi, entro il breve periodo in maniera grave. La vicenda ancora peggiore è che gli strumenti di lotta all’evasione in mano al governo italiano risultano fortemente ridotti per via della eliminazione di tutte le leve monetarie, nel 1991, invece in mano alla Banca d’Italia. Quali possono essere dunque le forme di contrasto all’inflazione in Italia? La prima necessità è quella di evitare di ridurre la produzione industriale anche di fronte ad una diminuzione dei consumi, che è diretta conseguenza dell’inflazione. Per evitare la frenata della produzione potrebbe essere utile rivedere la politica fiscale sui beni di consumo evitando forti tassazioni, come quelle esistenti, soprattutto di natura indiretta e che interessano specificamente il costo del lavoro, elemento che incide sul costo della produzione. Uno dei tradizionali rimedi per ridurre l’inflazione nazionale è la riduzione della spesa pubblica che genera una riduzione della domanda di beni industriali e conseguentemente una riduzione dei prezzi. Tuttavia l’attuale situazione economica vede anche una situazione si ripresa dell’attività industriale dopo un lungo periodo di forzata chiusura per effetto della pandemia. La gravità della situazione è testimoniata anche dalla lettura storica dei dati dell’inflazione in Italia. Dalla data di entrata in vigore dell’euro l’inflazione non ha mai superato, in Italia, il 2 per cento. Nell’ultimo decennio in Italia eravamo abituati a prezzi stabili con inflazione prossima al zero per cento. Nel 2015 il tasso di inflazione era dello zero per cento, mentre l’anno successivo nel 2016 il tasso era addirittura negativo. Si trattava di una economia con una forte spinta dei consumi incentivata dalla diminuzione dei prezzi che portava come conseguenza una drastica riduzione dei tassi di interesse sui risparmi. La propensione al risparmio risultava ridotta con proporzionale aumento dell’economia reale rispetto a quella speculativa derivante dalle rendite finanziare. L’aumento dell’inflazione spinge nuovamente il possessori di reddito alto ad evitare gli investimenti ed i consumi per conseguire buoni tassi di interesse attraverso la rendita finanziaria.

riproduzione riservata, diritti di pubblicazione dell'Avv. Salvatore Picccolo

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