San Vitaliano e l'agiografia del cardinale Stefano Borgia
24-08-2024 12:38 - Cronaca
Come ogni anno a Sparanise, l'ultima settimana di agosto, si festeggia il santo patrono, San Vitaliano vescovo di Capua.
De seguito pubblichiamo un estratto del libro, "Il calice di San Vitaliano, vita e culto di un Santo patrono" di Salvatore Piccolo che nei giorni della festa è offerto gratuitamente sul portale Amazon in edizione ebook. Il capitolo che segue riguarda una delle fonti agiografiche si San Vitaliano, ritrovata dal Cardinale Stefano Borgia nel XVII secolo. Il cardinale Borgia era amministratore di Benevento, possedimento dello Stato pontificio, studioso di storia.
Nel settimo secolo, dunque, in Capua doveva avere un qualche rilievo sociale e politico, almeno nella vita della diocesi, Onorio poi divenuto papa. In quegli anni in Capua erano stati vescovi, secondo le principali cronotassi, Basilio, Gaudioso e Decoroso. Decoroso, come abbiamo visto, aveva preso parte e firmato gli atti del concilio di Roma, antecedente occidentale del concilio di Costantinopoli, del 680, mentre Gaudioso aveva preso parte e firmato gli atti del concilio lateranense del 649.
La cronotassi dei vescovi di Capua annota come predecessore di Gaudioso, Basilio. Esiste una lettera inviata al Romano difensore di Sicilia da papa Gregorio Magno del 599, come riporta Michele Monaco, che incarica Basilio, che si trovava in Sicilia, di recarsi a Capua con il titolo di vescovo. Basilio era, dunque, un vescovo proveniente dalla Sicilia che all’epoca era a stretto contatto con la chiesa d’oriente ancora non scissa con quella di Roma. Decoroso oltre a risultare presente e sottoscrittore degli atti del concilio di Roma, essendo celebrato come santo, è anche ricordato nei vari martirologi con qualche ulteriore, seppur minima, aggiunta bibliografica (il martirologio romano lo riporta alla data del 15 febbraio). Dopo Decoroso arriva alla cattedra che fu di San Prisco il nostro protagonista Vitaliano, questo almeno l’elencazione ufficiale dei vescovi di Capua. Desta attenzione il fatto che gli ultimi tre predecessori di Vitaliano alla carica di vescovo di Capua sono in pratica sconosciuti alle tradizioni, calendari, o altro e questo nonostante che Decoroso sia annoverato tra i santi della chiesa (nella categoria dei vescovi e confessori). In pratica se non fosse stato per i due concili neppure avremmo saputo dell’esistenza di Gaudioso e di Decoroso. Discorso a parte merita invece Vitaliano riteniamo noi per meriti propri o comunque per questioni di natura diversa (scoprire quali fossero è uno degli obiettivi del nostro racconto).
Vitaliano divenne oggetto di grande attenzione e di un rilevante culto che supererà gli antichi confini della Longobardia minor per arrivare a Catanzaro dove ancora oggi è il santo patrono, amato e venerato. Oltre che nei martirologi e calendari vari una fonte rilevante della vita di Vitaliano ci arriva da uno scritto, di dubbia origine, che si è voluto attribuire ad un monaco beneventano. L’attribuzione è dello stesso autore del ritrovamento che indica come possibile datazione l’XI o al massimo il XII secolo. Autore del ritrovamento fu, nel 1760, il cardinale Stefano Borgia, discendente, seppure da rami collaterali, dell’antico e controverso casato dei Borgia. Stefano Borgia era stato nominato governatore di Benevento feudo da secoli passato sotto il diretto possesso dello stato pontificio, nel 1759.
La Chiesa cattolica oltre al vescovo nominava anche un governatore per l’amministrazione civile di Benevento. Quando nel febbraio del 1798 i francesi di Napoleone occuparono Roma, proclamando la Repubblica, Borgia era il governatore dell’Urbe e per questo fu arrestato. Rilasciato poco dopo fu nominato prefetto della congregazione per la propaganda della fede e partecipò al conclave del 1800, dove fu eletto Pio VII, morì a Lione colto da malore nel 1804. La morte lo sorprese in Francia dove si era recato per accompagnare il papa ad incoronare Napoleone che, ironia della sorte, lo aveva fatto imprigionare nel 1798. In quella circostanza Napoleone, con gesto teatrale ed inaspettato, durante la solenne funzione all’interno della chiesa di Notredame, strappò la corona dalle mani del papa e si incoronò da solo. Come sappiamo Napoleone non visse sereno i suoi ultimi giorni, ma probabilmente sarebbe accaduta la stessa cosa anche se fosse stato incoronato direttamente dal papa. Non vogliamo alimentare credenze superstiziose benché, è noto, che lo stesso Napoleone era fortemente superstizioso!
Stefano Borgia fu sepolto a Velletri, città natale, dove tutt’ora giacciono le spoglie. Durante la scoperta del manoscritto la nostra fonte storica locale, Francesco Granata, impegnato, in quegli anni, nella scrittura del libro sulla storia sacra di Capua scrive al cardinale Borgia, all’epoca ancora monsignore, per visionare il manoscritto da poco scoperto.
Borgia consentì la visione e la pubblicazione dello scritto al vescovo di Sessa Aurunca ed il Granata, come si intuisce dai suoi scritti, decise di pubblicarlo prendendone le distanze. Il Granata aveva compreso, che, come in tanti altri casi frequenti nella storia della Chiesa, si trattava di un testo non autentico. Non era la prima volta che venivano diffusi scritti che riguardavano la vita di San Vitaliano, diversi testi attestavano i natali di San Vitaliano dalle parti di Benevento ed erano quasi tutti scritti confezionati nei monasteri beneventani. Lo scritto fu pubblicato nel Tomo II del libro dal Granata che, avvertiva i lettori, si trattava di un ritrovamento recente del Borgia senza aggiungere ulteriori commenti o giudizi. Il Granata era vescovo di Sessa Aurunca e certamente non aveva la “forza” di contrastare monsignor Borgia, amministratore di Benevento e sicuramente avviato verso una sfolgorante carriera ecclesiastica.
Stefano Borgia fu sepolto a Velletri, città natale, dove tutt’ora giacciono le spoglie. Durante la scoperta del manoscritto la nostra fonte storica locale, Francesco Granata, impegnato, in quegli anni, nella scrittura del libro sulla storia sacra di Capua scrive al cardinale Borgia, all’epoca ancora monsignore, per visionare il manoscritto da poco scoperto.
Borgia consentì la visione e la pubblicazione dello scritto al vescovo di Sessa Aurunca ed il Granata, come si intuisce dai suoi scritti, decise di pubblicarlo prendendone le distanze. Il Granata aveva compreso, che, come in tanti altri casi frequenti nella storia della Chiesa, si trattava di un testo non autentico. Non era la prima volta che venivano diffusi scritti che riguardavano la vita di San Vitaliano, diversi testi attestavano i natali di San Vitaliano dalle parti di Benevento ed erano quasi tutti scritti confezionati nei monasteri beneventani. Lo scritto fu pubblicato nel Tomo II del libro dal Granata che, avvertiva i lettori, si trattava di un ritrovamento recente del Borgia senza aggiungere ulteriori commenti o giudizi. Il Granata era vescovo di Sessa Aurunca e certamente non aveva la “forza” di contrastare monsignor Borgia, amministratore di Benevento e sicuramente avviato verso una sfolgorante carriera ecclesiastica.
Da questo testo, così reso noto, apprendiamo alcune notizie agiografiche su San Vitaliano non riscontrabili in altre fonti. Il testo scritto in latino si intitola Vita Sancti Vitaliani, civis, et episcopi civitatis Capuae ed è anticipato da un prologo “Prologus in vitam Sancti Vitaliani Episcopi e confessoris”. Nel prologo l’autore avverte che egli nello scrivere la biografia del santo ha prestato massima attenzione “studio atque zelo”, senza alcuna deformazione o invenzione. La narrazione della vita di San Vitaliano inizia precisando che egli era nato e cresciuto (“Capuanae Civitatis editus et nutritus”) come cittadino di Capua, e fu ordinato vescovo “per dei providentiam” dalla stessa cittadina di Capua (“ordinatus est in eadem civitate Episcopus”).
Visse l’episcopato in castità e semplicità avendo a cuore la sorte dei poveri con vari esempi di offerte. Allo stesso modo San Vitaliano si è sempre comportato con i sofferenti e gli infermi cercando di lenire loro i dolori. Viveva nell’amore del signore privo di qualsiasi segno di odio. In particolare ammoniva i giovani di evitare i piaceri della carne. Tutto questo non poteva sfuggire al diavolo, che è nemico del genere umano, che fomentò i capuani al fine di liberarsi del loro vescovo. Un servo corrotto del vescovo quando ormai Vitaliano aveva già settanta anni ( “Cum esset iano annorum septuaginta, ut eum dominus probatum sibi inveniret sicut aurum ab igne” ) aveva scambiato gli abiti del vescovo con alcuni vestiti da donna per cui il sant’uomo, dovendo officiare dei riti nelle prime ore del giorno, quando è ancora poca luce, vestendosi rapidamente, non accorgendosi di quali abiti indossasse, si presentò vestito da donna in chiesa. Fu subito accusato, dagli organizzatori della calunnia, di fornicazione e di aver dormito con una donna e per questo aveva scambiato gli abiti nonostante predicasse costumi rigorosi in questa materia. Fu preso e buttato in mare dopo essere stato messo in un sacco di cuoio (“miserunt eium in coirum”), ma invece, per opera della Divina Provvidenza, comparve da solo, ramingo (“Ramingans”), ma sano e salvo al Porto di Roma. Rimase con il Santo Pontefice a Roma per sei mesi e venti giorni perché nel frattempo una grave siccità e carestia aveva colpito Capua e gli stessi capuani compresero che era la punizione divina per aver colpito il loro santo vescovo e si misero alla ricerca del vescovo implorandolo di tornare a Capua. Tornato a Capua immediatamente dal cielo scese una pioggia abbondante e cessò la carestia. Tutti videro il segno miracoloso della pioggia e lo invitarono a riprendere l’episcopato. San Vitaliano non intese accettare e se ne andò in un posto chiamato “miliarum” (“venit in locum qui digitur miliarum”) dove visse (“habitavitque”) per diversi anni. Vivendo nella preghiera e praticando diversi “Mirabilia”. Da quel posto risalì un monte che il volgo chiamava “virgo” e dove volle costruire una chiesa “adhibitis” alla “Sancte Dei Genitricis Marie” in quei posti riposò in pace, il 16 luglio (“septimo decimo kalendas di Agustas”) morì. Il luogo dove fu sepolto andò perduto e distrutto per molti anni (“locus ipse dirutus et destructus per multorum annorum curricula esset”) finchè Dio volle che venisse ritrovato. Accadde che, dopo qualche tempo, alcuni pastori mentre pascolavano il gregge per quelle montagne trovarono una lapide funebre di forma circolare, non capirono di cosa si trattasse e continuarono nei giorni seguenti a pascolare le pecore anche vicino la lapide. Una notte la quiete fu rotta perché ai pastori apparve il viso di San Vitaliano che invitava i pastori a rimuovere la lapide che in quel posto avrebbero trovato il corpo del Santo.(“apparvit eis in visu Sanctus Vitalianus dicens; ite et in loco illo per tot vices lapidem proiecistis cavate et corpus meum illic requirite”). Il Santo chiariva che egli era Vitaliano confessore di Cristo (“ego sum Vitalianus confessor Christi”) che in quel posto ormai giaceva da molti anni. I pastori fecero come avevano sentito e trovarono in un sarcofago il santissimo corpo. La notizia si diffuse ed accorsero tantissime persone. Per via del ritrovamento si decise di edificare una chiesa in onore di San Vitaliano. Sotto la guida del vescovo di Benevento, Giovanni, i resti (“Corpus”) di San Vitaliano furono collocati all’interno della cittadina beneventana insieme a molti altri santi (“cum multis aliis Sanctis locavit”). Da quel momento il santo è venerato soprattutto dai beneventani.
Il manoscritto, autentico o falso che fosse, termina qui, senza alcuna narrazione poi della vicenda della traslazione a Catanzaro per opera di Papa Callisto II. Di qui l’ipotesi, proposta dal Borgia, che il testo fosse stato scritto in un periodo antecedente al 1120 ovvero al pontificato di Callisto II. Il manoscritto del Borgia sposta l’interesse della diocesi di Benevento verso San Vitaliano, non più per rivendicare i natali che si affermano essere capuani, quanto piuttosto per rivendicare la sepoltura dei resti del santo. Quando comparve il manoscritto era ormai noto che le spoglie di San Vitaliano avevano compiuto un percorso abbastanza misterioso. Un osso del corpo si trovava incastonato in una teca alla base di una statua a Sparanise, cittadina dell’agro caleno. A Catanzaro la diocesi, intorno al 1583 circa, aveva deciso di aprire il sepolcro dove la tradizione voleva risiedessero i resti mortali del santo per allontanare i dubbi che in realtà non vi fossero resti mortali. Anche a Capua, nella seconda metà del 1700, si era diffusa la notizia che i resti di San Vitaliano potessero essere stati sepolti, in maniera anonima, in uno dei sepolcri presenti nella chiesa di Santa Maria Maggiore: furono aperti i sepolcri presenti nella chiesa, ma invano. L’autore dell’anonimo manoscritto diffuso dal cardinale Borgia evidentemente conosceva le difficoltà, i dubbi ed a volte i sospetti che aleggiavano intorno alla effettiva sepoltura di San Vitaliano ed alla traslazione dei resti.
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