La profezia di Malachia e il successore di Papa Francesco
24-04-2025 14:26 - Storia
La morte di un papa è un evento raro, tanto da diventare proverbiale. Spesso la fine del pontefice è avvicinata a profezie legate se non proprio alla fine del mondo, almeno alla fine della Chiesa. Vicende e paure alimentate da una lunga pubblicistica che parla di profezie e di preveggenze legate alla morte dei pontefici.
Una delle profezie più note e citate è quella attribuita a San Malachia, arcivescovo di Armagh vissuto nel XII secolo. La cosiddetta “profezia dei papi”, resa nota nel 1595 dal monaco benedettino Arnoldo Wion, elenca 112 brevi motti in latino che descriverebbero, in modo criptico, i papi da Celestino II (1143) fino alla fine dei tempi.
Si dice che Malachia O' Morgair, arcivescovo di Armagh, una antica località situata in Irlanda, in occasione di un suo viaggio a Roma, abbia avuto una visione dei futuri pontefici, dei quali avrebbe compilato una lista, poi consegnata a Innocenzo II, papa dell'epoca. Quest'ultimo l'avrebbe depositata negli archivi vaticani, dove sarebbe rimasta fino alla fine del XVI secolo quando sarebbe stata scoperta dallo studioso benedettino Wion.
Secondo alcune fonti intorno alla metà del XVI secolo Michel de Nostredame, meglio noto come Nostradamus, un medico con la passione della mistica, abbia deciso di integrare le sue note "Centurie", profezie sulle sorti del mondo, con un'opera profetica sui futuri papi della quale, per qualche ignoto motivo, non avrebbe voluto rivendicare la paternità e la profezia di Malachia altro non sarebbe che una profezia di Nostradamus affidata a Wion con il suggerimento dell’attribuzione a Malachia.
Ancora un altro orientamento attribuisce la profezia di Malachia a una precisa manovra politica. Nel 1590, stroncato dalla malaria, muore Urbano VII, al secolo Giambattista Castagna, dopo soli dodici giorni di pontificato. Tra gli aspiranti alla successione, spicca l'ambizioso vescovo di Orvieto Girolamo Simoncelli, pronipote di Giulio III, che lo aveva ordinato cardinale già all'età di 31 anni. Secondo questa versione sarebbe stato Alfonso Ceccarelli, un seguace del vescovo Simoncelli, ad aver confezionato una profezia su misura. Nelle intenzioni le 112 profezie avrebbero dovuto designare come prossimo papa Simoncelli, ma prevalse il vescovo di Cremona, Niccolò Sfondrati, sostenuto dalla Spagna, all'epoca nel massimo dello splendore. In fatto certo è che nel 1595 lo storico benedettino Arnoldo Wion pubblica a Venezia un libro con la storia dell'ordine religioso di appartenenza partendo da San Benedetto, ma alcune pagine sono riservate alla profezia dei papi che l'autore attribuisce all'arcivescovo Malachia d'Irlanda. Non si è mai trovata la prova che la profezia sia stata scritta da Malachia e lo stesso autore non giustifica l’attribuzione al santo irlandese delle profezie. Sotto il profilo storico il vescovo di Armagh è stato un importante fondatore della Chiesa cattolica d’Irlanda, nel tempo divenuta anche parte del nazionalismo irlandese in contrasto con l’anglicanesimo britannico. Un santo canonizzato e venerato ancora oggi con grande seguito nell’Europa del nord e che ha lasciato traccia di ortodossia e non di misticismo profetico ai limiti dell’eresia.
La profezia, da chiunque redatta, ha nei secoli riscosso successo. Secondo il testo, l’ultimo pontefice sarà «Petrus Romanus» (Pietro il Romano), il quale guiderà la Chiesa durante un periodo di gravi tribolazioni. La profezia si conclude con queste parole: «In persecutione extrema S.R.E. sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis civitas septicollis diruetur, et iudex tremendus iudicabit populum suum. Finis». La traduzione è: «Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il Romano, che pascerà le sue pecore tra molte tribolazioni; e, passate queste, la città dei sette colli sarà distrutta, e il terribile Giudice giudicherà il suo popolo. Fine». La frase finale – «Finis» – suggerisce simbolicamente la chiusura di un’era, se non della Chiesa stessa.
Durante i pontificati di Pio IX, Leone XIII e Pio X in molti si sono impressionati dagli appellativi dati a ciascuno di loro dalla specifica profezia di S. Malachia e dalla loro stupefacente appropriatezza: "Crux de cruce" (Croce da croce) per Pio IX; "Lumen in coelo" (Luce nel cielo) per Leone XIII; "Ignis ardens" (Fuoco ardente) per Pio X. Qualcosa di più di una semplice coincidenza nelle designazioni di questi tre papi, tante centinaia di anni prima del loro tempo. Le afflizioni e le croci di Pio IX erano molto più gravi di quelle dei suoi predecessori e, nello stesso tempo, il Casato dei Savoia, che aveva cancellato il potere temporale della Chiesa, adottava un emblema con una croce. Leone XIII era un vero luminare del papato, anche per aver aperto la chiesa ai tempi nuovi promulgando la dottrina sociale della Chiesa nella nota enciclica rerum novarum. Pio X intraprese una forte battaglia contro il modernismo. L’ultima profezia di Malachia dovrebbe riguardare l’ultimo papa perché con riferimento a Petrus Romanus, ultimo papa della lista, la profezia non sostiene che non esistano papi intermedi tra lui e il suo predecessore designato come "Gloria olivae". Sostiene che egli è l'ultimo, così che si possa supporre l'esistenza di un numero indefinito di altri papi prima di "Petrus Romanus" e dopo “Gloria olivae” anche questo ancora non indentificato in nessun papa.
La figura di Pietro il Romano è stata oggetto di molte interpretazioni nel corso dei secoli. Alcuni studiosi hanno tentato di collegarla a pontefici moderni, compreso Papa Francesco, per via del suo legame con l’Italia e del nome di battesimo di un suo antenato. Tuttavia, tali connessioni restano deboli e speculative. Il nome «Pietro», per tradizione, non è mai stato utilizzato da nessun papa dopo l’apostolo, così come nuovo per un pontefice è stato l’utilizzo del nome Francesco, introdotto nel mondo cattolico dal patrono d’Italia, San Francesco d’Assisi. Tra i cardinali più accreditati per il prossimo conclave, alcuni portano il nome Pietro, fatto che ha rinnovato l’interesse nei confronti della profezia. Tre dei cardinali considerati papabili hanno Pietro come nome di battesimo: il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede; Peter Turkson, cardinale del Ghana; e il cardinale ungherese Peter Erdo. Proprio questo potrebbe essere il vero senso della profezia. Un’arma potente da usare in maniera strumentale. Proprio Parolin è uno dei più accreditati successori di Bergoglio non fosse altro perché riveste un ruolo importante come segretario di Stato, in pratica il capo del governo del Vaticano. Il sottolineare e riprendere la profezia di Malachia non ha forse il valore di suggerire la non elezione di Parolin?
Una delle profezie più note e citate è quella attribuita a San Malachia, arcivescovo di Armagh vissuto nel XII secolo. La cosiddetta “profezia dei papi”, resa nota nel 1595 dal monaco benedettino Arnoldo Wion, elenca 112 brevi motti in latino che descriverebbero, in modo criptico, i papi da Celestino II (1143) fino alla fine dei tempi.
Si dice che Malachia O' Morgair, arcivescovo di Armagh, una antica località situata in Irlanda, in occasione di un suo viaggio a Roma, abbia avuto una visione dei futuri pontefici, dei quali avrebbe compilato una lista, poi consegnata a Innocenzo II, papa dell'epoca. Quest'ultimo l'avrebbe depositata negli archivi vaticani, dove sarebbe rimasta fino alla fine del XVI secolo quando sarebbe stata scoperta dallo studioso benedettino Wion.
Secondo alcune fonti intorno alla metà del XVI secolo Michel de Nostredame, meglio noto come Nostradamus, un medico con la passione della mistica, abbia deciso di integrare le sue note "Centurie", profezie sulle sorti del mondo, con un'opera profetica sui futuri papi della quale, per qualche ignoto motivo, non avrebbe voluto rivendicare la paternità e la profezia di Malachia altro non sarebbe che una profezia di Nostradamus affidata a Wion con il suggerimento dell’attribuzione a Malachia.
Ancora un altro orientamento attribuisce la profezia di Malachia a una precisa manovra politica. Nel 1590, stroncato dalla malaria, muore Urbano VII, al secolo Giambattista Castagna, dopo soli dodici giorni di pontificato. Tra gli aspiranti alla successione, spicca l'ambizioso vescovo di Orvieto Girolamo Simoncelli, pronipote di Giulio III, che lo aveva ordinato cardinale già all'età di 31 anni. Secondo questa versione sarebbe stato Alfonso Ceccarelli, un seguace del vescovo Simoncelli, ad aver confezionato una profezia su misura. Nelle intenzioni le 112 profezie avrebbero dovuto designare come prossimo papa Simoncelli, ma prevalse il vescovo di Cremona, Niccolò Sfondrati, sostenuto dalla Spagna, all'epoca nel massimo dello splendore. In fatto certo è che nel 1595 lo storico benedettino Arnoldo Wion pubblica a Venezia un libro con la storia dell'ordine religioso di appartenenza partendo da San Benedetto, ma alcune pagine sono riservate alla profezia dei papi che l'autore attribuisce all'arcivescovo Malachia d'Irlanda. Non si è mai trovata la prova che la profezia sia stata scritta da Malachia e lo stesso autore non giustifica l’attribuzione al santo irlandese delle profezie. Sotto il profilo storico il vescovo di Armagh è stato un importante fondatore della Chiesa cattolica d’Irlanda, nel tempo divenuta anche parte del nazionalismo irlandese in contrasto con l’anglicanesimo britannico. Un santo canonizzato e venerato ancora oggi con grande seguito nell’Europa del nord e che ha lasciato traccia di ortodossia e non di misticismo profetico ai limiti dell’eresia.
La profezia, da chiunque redatta, ha nei secoli riscosso successo. Secondo il testo, l’ultimo pontefice sarà «Petrus Romanus» (Pietro il Romano), il quale guiderà la Chiesa durante un periodo di gravi tribolazioni. La profezia si conclude con queste parole: «In persecutione extrema S.R.E. sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis civitas septicollis diruetur, et iudex tremendus iudicabit populum suum. Finis». La traduzione è: «Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il Romano, che pascerà le sue pecore tra molte tribolazioni; e, passate queste, la città dei sette colli sarà distrutta, e il terribile Giudice giudicherà il suo popolo. Fine». La frase finale – «Finis» – suggerisce simbolicamente la chiusura di un’era, se non della Chiesa stessa.
Durante i pontificati di Pio IX, Leone XIII e Pio X in molti si sono impressionati dagli appellativi dati a ciascuno di loro dalla specifica profezia di S. Malachia e dalla loro stupefacente appropriatezza: "Crux de cruce" (Croce da croce) per Pio IX; "Lumen in coelo" (Luce nel cielo) per Leone XIII; "Ignis ardens" (Fuoco ardente) per Pio X. Qualcosa di più di una semplice coincidenza nelle designazioni di questi tre papi, tante centinaia di anni prima del loro tempo. Le afflizioni e le croci di Pio IX erano molto più gravi di quelle dei suoi predecessori e, nello stesso tempo, il Casato dei Savoia, che aveva cancellato il potere temporale della Chiesa, adottava un emblema con una croce. Leone XIII era un vero luminare del papato, anche per aver aperto la chiesa ai tempi nuovi promulgando la dottrina sociale della Chiesa nella nota enciclica rerum novarum. Pio X intraprese una forte battaglia contro il modernismo. L’ultima profezia di Malachia dovrebbe riguardare l’ultimo papa perché con riferimento a Petrus Romanus, ultimo papa della lista, la profezia non sostiene che non esistano papi intermedi tra lui e il suo predecessore designato come "Gloria olivae". Sostiene che egli è l'ultimo, così che si possa supporre l'esistenza di un numero indefinito di altri papi prima di "Petrus Romanus" e dopo “Gloria olivae” anche questo ancora non indentificato in nessun papa.
La figura di Pietro il Romano è stata oggetto di molte interpretazioni nel corso dei secoli. Alcuni studiosi hanno tentato di collegarla a pontefici moderni, compreso Papa Francesco, per via del suo legame con l’Italia e del nome di battesimo di un suo antenato. Tuttavia, tali connessioni restano deboli e speculative. Il nome «Pietro», per tradizione, non è mai stato utilizzato da nessun papa dopo l’apostolo, così come nuovo per un pontefice è stato l’utilizzo del nome Francesco, introdotto nel mondo cattolico dal patrono d’Italia, San Francesco d’Assisi. Tra i cardinali più accreditati per il prossimo conclave, alcuni portano il nome Pietro, fatto che ha rinnovato l’interesse nei confronti della profezia. Tre dei cardinali considerati papabili hanno Pietro come nome di battesimo: il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede; Peter Turkson, cardinale del Ghana; e il cardinale ungherese Peter Erdo. Proprio questo potrebbe essere il vero senso della profezia. Un’arma potente da usare in maniera strumentale. Proprio Parolin è uno dei più accreditati successori di Bergoglio non fosse altro perché riveste un ruolo importante come segretario di Stato, in pratica il capo del governo del Vaticano. Il sottolineare e riprendere la profezia di Malachia non ha forse il valore di suggerire la non elezione di Parolin?
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