03 Dicembre 2024
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Nella serata della finale del Paris Saint Germain, ricordiamo il vescovo di Capua San Germano, e le assonanze con gli omonimi vescovi francesi. Anticipazione di un libro, in pubblicazione, di Salvatore Piccolo.

23-08-2020 12:31 - Storia
Questa sera, domenica 23 agosto, il calcio europeo attende il verdetto più importante . Si gioca infatti la finale europea della Champions League, si sfidano Il Paris Saint Germain ed il Bayern di Monaco. Una competizione particolare quella di quest’anno che avuto luogo nelle restrizioni del Covid19. Non è dell’aspetto sportivo , tuttavia, che intendiamo approfondire quanto del Santo che dà il nome alla squadra di Parigi, San Germano. Non tutti sanno che San Germano è stato anche un importante Vescovo di Capua, ai tempi dei padri della Chiesa, dopo qualche decennio sulla cattedra di Capua (Vetere) venne eletto anche San Vitaliano, patrono di Sparanise. I resti mortali di San Germano, come quelli di San Vitaliano, del resto, seppure esista una tradizione che ritiene siano stati traslati a Catanzaro, non sono stati più ritrovati dopo che vennero appresi da Ludovico II per essere trasferiti in Francia. Pubblichiamo di seguito uno stralcio di un libro , che è prossimo ad essere dato alle stampe, dall’Avv. Salvatore Piccolo che avrà ad oggetto le vicende umane e la ricerca dei resti mortali di San Vitaliano, l'anticipazione riguarda la figura di San Germano, vescovo di Capua e le assonanze con quello di Parigi. Di seguito lo stralcio del testo di Salvatore Piccolo.
Si narra che le origini della chiesa di Parigi risalgano al 542 quando re Childeberto I la fece costruire per custodirvi delle reliquie di San Vincenzo che egli aveva ricevuto in Spagna durante l'assedio di Saragozza. San Vincenzo era stato un martire spagnolo , originario delle terre di Terragona nella regione di Aragona. Childeberto stava, infatti, assediando la città quando udì che la popolazione si era posta sotto la protezione di San Vincenzo. Per devozione il re gallicano interruppe l’assedio. In segno di gratitudine, il vescovo di Saragozza gli offrì in dono la stola di San Vincenzo che in quella città era conservata.
Intorno alle stola di San Vincenzo nacque un’abbazia che, forte del protettorato del re, divenne una delle più ricche di Francia; Famoso era lo scriptorium già a partire dall'XI secolo e rimase un centro della vita intellettuale cattolica francese sino alla Rivoluzione francese.
L’abbazia di San Vincenzo conteneva anche una chiesa che venne solennemente consacrata a San Vincenzo ad opera di Germano, vescovo di Parigi, il giorno 23 dicembre dell’anno 558, per una strana coincidenza, quello stesso giorno Childeberto morì. Germano non è un nome oscuro alla storia della Chiesa di Capua così come troveremo ancora nel territorio di Capua e nella stessa Capua longobarda il culto di San Vincenzo da Saragozza ( Carlo Magno volle fondare un monastero dedicato a San Vincenzo di Saragozza alla sorgente del Volturno, distrutto il monastero per opera dei saraceni, assoldati dal duca di Napoli, i monaci superstiti si rifugiarono in Capua prima di ricostruire , nel vecchio sito, il monastero. Nel 988 l’abate di San Vincenzo, Roffredo , edificò, nelle ville romane intorno alla Cales antica, una chiesa intitolata a San Vitaliano. Chiesa di San Vitaliano, nel comune di Sparanise che distrutta dagli angloamericani, nel settembre 1943 , venne ricostruita in maniera poco fedele negli anni 60). Nel 516 Germano è ricordato nella cronotassi ufficiale dei vescovi di Capua . In quell’anno avvenne l’elezione di Germano , morto nel 542 circa. Vescovo molto amico di San Benedetto da Norcia aveva una particolare preparazione al punto da essere inviato nel 519 come legato pontificio per pacificare la controversia, potenzialmente scismatica, originata dalla prima esplosione della questione del monofitismo ad opera del patriarca Acacio. Il vescovo capuano riuscì ad ottenere che gli orientali abbandonassero il patriarca Acacio riconoscendosi nelle posizione ufficiali della chiesa espresse con il concilio di Calcedonia. Anzi il Liber Pontificalis( in vitae Ormisdae) aggiunge che l’imperatore di Costantinopoli contento della riuscita dell’opera di Germano donò , affichè fossero traslate a Capua, le reliquie di due importanti santi martiri, Santo Stefano ( ovvero il primo martire cristiano)e Sant’Agata. San Germano è citato anche da Papa Gregorio Magno (1) che racconta della stretta amicizia con San Benedetto e di come una notte , mentre il fondatore del monastero, si trovava affacciato vide alcuni angeli portare al cielo un uomo che egli riconobbe , senza tuttavia esserne sicuro, come il suo amico Germano , vescovo di Capua. Per togliersi ogni dubbio mandò un frate a Capua il giorno successivo ed apprese che la sera prima, proprio nel momento in cui Benedetto aveva avuto la visione, San Germano era deceduto.
Non esistono documenti per poter affermare un collegamento tra Germano , vescovo di Capua e l’omonimo vescovo di Parigi , Sappiamo che il vescovo capuano è morto nel 542, mentre quello di Parigi nel 576, eletto vescovo nel 555 per espressa designazione del re. Entrambi erano vescovi ed entrambi sono ricordati come Santi ( per la precisione vescovi e confessori).
Anche San Vitaliano avrà una sorta di omonimia con altri Santi, spesso confusi proprio per l’omonimia ed entrerà in contatto con l’eresia monofisista e monotelista.
Il Liber pontificalis riporta il “nostro” Germano capuano protagonista nella composizione dello scisma, era infatti a capo della delegazione pontificia inviata , su consiglio dell’imperatore d’occidente Teodorico, dopo che una prima delegazione pure composta da vescovi e presbiteri, che taceremo per carità umana appartenendo chi scrive alla schiera di chi difende, aveva fallito la missione perché arrivata a Costantinopoli era stata corrotta (fenomeno antico evidentemente) ed era quindi tornata indietro senza risultati. La nuova delegazione doveva trovare un capo carismatico, autorevole ed anche “onesto” visti i precedenti. Germano riesce nell’impresa e riceve , sin dal momento dell’arrivo a Costantinopoli un’importante accoglienza tanto dell’imperatore d’oriente Giustino che dal comandante militare (console) Vitaliano che ricevono Gemano e la sua delegazione papale in un “Castello Rotondo” all’interno della città di Costantinopoli.
Diverse ed importanti sono le fonti storiche che raccontano cosa è accaduto ai resti mortali di Germano, vescovo di Capua, dopo la sua letterale ascensione in cielo apparsa direttamente a San Benedetto.
San Germano , secondo le indicate fonti storiche (un testo in latino del 1630 del Monaco ed uno del 1760 del Granata, patrizio capuano e vescovo di Sessa), narrano che dopo la sua morte fu sepolto a Capua nella chiesa Maggiore di Santo Stefano. Tale chiesa era infatti stata realizzata per raccogliere le spoglie dell’importante martire , discepolo di Gesù e primo martire cristiano. All’esito del successo della missione papale a Costantinopoli Germano aveva ricevuto in dono le spoglie di Santo Stefano, insieme a quelle di Sant’Agata che portò con se a Capua. Poste le reliquie del Santo discepolo di Gesù nella chiesa costruita apposta, dopo qualche tempo il Papa reclamò le spoglie di Santo Stefano per meglio custodirle nell’urbe. A questo punto San Germano andò incontro al clero e volontariamente si tagliò un dito per offrilo ai chierici romani. Nella chiesa Maggiore di Santo Stefano in Capua (vetere) venne quindi sepolto San Germano, che quella chiesa aveva voluto, e le spoglie del santo vennero venerate per molti secoli. Anche quando venne fondata la nuova Capua, dopo la distruzione di quella antica, il corpo venne traslato e portato nella nuova Capua dove era oggetto di massimo culto da parte di pellegrini provenienti da ogni parte, a dimostrazione di questo anche il martirologio Romano del Baronio riporta alla data del 30 ottobre “Sancti Germani Episcopi Capuani magna sanctitatis Viri” esaltando appunto la grandezza della Santità del vescovo di Capua. Successe poi che dopo soli 17 anni dall’edificazione della Nuova Capua, l’imperatore Ludovico II pose l’assedio a Capua , un assedio molto stretto tanto da costringere i capuani a chiedere al vescovo dell’epoca , Ugone, l’intercessione del Santo Germano, a quel punto Ugone pensò di prendere le spoglie del Santo e di portarle in processione solenne verso gli assedianti, con solenni preghiere, affinchè davanti alle spoglie sante, l’imperatore si decidesse a togliere il lungo assedio che aveva stremato la cittadina. L’imperatore, commossosi innanzi alle reliquie di San Gemrano, tolse l’assedio e si trattenne in Capua per oltre un anno. Prima di andare via, con grande riserbo al fine di evitare le legittime proteste dei capuani, portò con se le spoglie di San Germano (2). L’episodio, citano le fonti locali, sarebbe presente nell’autore Lione Ostiense ( cardinale e monaco di Montecassino, scrisse chronica sacri monasterii cassinensis l’episodio citato è presente al Libro I, Capitolo IV). Il Granata indica anche un altro racconto , tratto da Valeriano (libro II dell’Antropologia ), secondo il quale invece a portare le spoglie in Francia di San Germano sia stato l’imperatore Carlo II (detto il calvo), che di ritorno dalla campagna di Puglia, passando per Capua abbia portato con se i resti di San Germano, lasciando al monastero di Montecassino unicamente un dito del santo. Non manca la versione del Bellarmino (anche egli vescovo di Capua nel 1602) che le fonti storiche locali riportano per intero (3) che avvalora l’ipotesi del trasporto, da Capua (ex Capua) in Francia dei resti di San Germano per opera dell’imperatore Ludovico (Junior) sulla base del racconto del Chronicon Cassinensis, naturalmente in quale parte della Francia possano essere stato sepolto il vescovo di Capua, non era circostanza nota, tuttavia anche le nostre due fonti storiche locali ipotizzano che si possano essere confuse con quelle del vescovo Germano di Parigi o con un altro San Germano, pure gallicano, vescovo di Auxerre (morto nel 448). Certo è singolare notare come uno dei racconti sul modo in cui il corpo di san Germano , vescovo di Capua , sia stato traslato da Capua è identico a quello della leggenda di San Vincenzo di Saragozza che è un mito dei primi cattolici della Francia. Certo è che il Vescovo di Capua, che come abbiamo visto , in vita, aveva dimostrato di essere particolarmente preparato sia sotto il profilo dottrinario che dotato di indubbie doti diplomatiche e pure di grande carisma , entrato in diretto contatto con l’eresia monofisita , subisce una traslazione dei propri resti dalla propria diocesi e dei resti stessi del santo, che sarebbero stati oggetto di grande venerazione, non si riesce più a trovare traccia. Scrive nel 1760 il vescovo di Sessa, Francesco Granata :”In qual città della Francia sia questo Sacro Corpo non si troverò tra ‘ scrittori, chi giammai lo dica, per quanta ricerca , e diligenza da alcun si facesse in Annali, e nelle storie di quella Nazione (la Francia)”

Note
1 il liberpontificalis, è il libro dei papi sino a Papa Felice III. Non si conoscono gli autori e ne esistono oltre al liberpointificalis propriamente detto ulteriori 4 versioni : CatalogueLiberien, FragmentumLaurentiana ( consiste in poche aggiunte per questo frammento), Epitome Feliciana, Epitome Coroniana. Narra la biografia dei papi sino a Felice IV (morto nel 530). Riportiamo il passo originale l’originale del Liber Pontificalis che riguarda San Germano“Eodem tempore nutudiuinitatispercussus est fulmine diuinoAnastasius imperator et obiit. Sumpsititaque imperium IustinusorthodoxusetdirexitauctoritatemsuamadpapamHormisdamsedisapostolicae, Gratum et inlustrem nomine, sperans a sedemapostolicamutreintegrareturpaxecclesiarum. TuncHormisdaepiscopus cum consilioregisTheodoricidirexit a sedemapostolicamGermanum, Capuanumepiscopum, et Iohannem et Blandumpresbiteros et Felicem et Dioscorum, diaconessedisapostolicae, et Petrumnotarium. quosmonitos ex omni parte fidei, et textumlibellipaenitentiae. Qui uenientesiuxtaConstantinopolim, tanta gratia fideirefulsitutmultitudomonachorumorthodoxorum et inlustriumuirorum maxima multitudo, in quibusIustinus imperator et Vitalianus consul, simuloccurrerunt a CastelloRotundo quod dicitur, usque in ciuitatemConstantinopolim. Cum gloria et laudem ingressi una cum Grato inlustrem, qui susceptisunt a Iustinoorthodoxo Augusto cum gloria. 6 Omnisitaqueclerus una cumIohanne episcopo Constantinopolitano, sentienteseoquodgratantersusceptisunt, sentientes qui erantconplicesAnastasii, incluserunt se in ecclesia maiore quaeuocatur sancta Sufia et consilio facto mandauerunt imperatori dicentes : « Nisinobis reddita fuerit ratio quare damnatus est episcopusnosterAcacius, nullatenussentimus sedi apostolicae ........”. Il Liber nelle varie versioni è consultabile online al seguente indirizzo http://www.thelatinlibrary.com/liberpontificalis.html
2 Francesco Granata , Storia sacra della Chiesa metropolita di Capua 1766, pag. 104 e ss.
3 l’opera appena citata di Francesco Granata riporta il passo di Bellarmino in latino pag.104 e ss

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