80° anniversario 1943-2023. Gli eccidi nazisti nel casertano ed i Martiri del 22 ottobre di Sparanise.
01-10-2023 23:35 - Storia
Già prima della caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, i comandi tedeschi hanno in mente di occupare l'Italia. Operazione Achse è il nome in codice del piano elaborato dall'Oberkommando der Wehrmacht (OKW) già alla fine del mese di maggio del 43 per reagire ad un'eventuale uscita dell'Italia dalla guerra, neutralizzare le sue forze armate schierate nei vari teatri bellici del Mediterraneo e occupare militarmente la penisola. La Sicilia è invasa nel mese di luglio, fatto che accelera la caduta del fascismo; le truppe angloamericane intendono risalire la penisola velocemente puntando a Roma, ma le truppe tedesche vogliono resistere per ritardare, il più possibile, la liberazione dell'Italia. I tedeschi hanno predisposto importanti linee difensive a sostegno della principale linea Gustav che ha come caposaldo Cassino, sono le linee Viktor, Barbara e Bernhardt o Reinhard, tutte predisposte nell'alto casertano. I comandi tedeschi hanno ben chiaro anche in seguito allo sbarco di Salerno del 9 settembre che la vera linea difensiva, dopo quella del Volturno, è la linea Gustav e Cassino in particolare è il caposaldo utile a sbarrare la strada per Roma anche grazie alla particolare conformazione del territorio con la vallata sormontata dall'abbazia di Montecassino. La cittadina ciociara, ha iniziato a subire dal 10 settembre, ovvero il giorno successivo allo sbarco di Salerno, importanti bombardamenti alleati, cosi come diverse altre cittadine delle altre linee difensive tedesche, bombe alle strutture di trasporto e militari, ma che colpiscono sempre più la popolazione civile che tende a disperdersi, nascondendosi nella campagne. Il 14 ottobre 1943 in mattinata si presentano alle porte dell'abbazia di Montecassino, provenienti dal comando di Teano, occupata ancora dai tedeschi per effetto della tenuta delle linee difensive a ridosso anche delle cittadine calene, e inviati dal tenente generale Conradt, comandante della divisione corazzata Herman Göring, il capitano medico Massimiliano Giovanni Becker e il tenente colonnello Julius Schlegel per invitare l'abate a disporre il trasporto in luogo sicuro del prezioso archivio e del tesoro dell'abbazia visto l'avvicinamento del teatro di guerra a Montecassino. Da parte dei monaci, indecisi e diffidenti, si frappongono difficoltà, come la mancanza di autorizzazioni dello Stato italiano, visto che tutto il patrimonio dell'abbazia è proprietà dello Stato e che i monaci ne sono solo custodi. Gli ufficiali assicurano di assumersi tutte le responsabilità nei confronti dello Stato italiano essendo già d'accordo con il Ministero dell'Educazione Nazionale per la consegna del prezioso materiale allo stesso Stato italiano. Il 15 ottobre 1943 i due ufficiali tedeschi ritornano a Montecassino annunciando che la situazione militare è peggiorata e che quindi è assolutamente urgente effettuare il trasporto del patrimonio abbaziale in luogo sicuro e far sgomberare il monastero dalle persone che vi risiedono (monaci e rifugiati civili). Essi stessi requisiscono gli operai necessari per provvedere all'imballaggio di tutto il materiale e forniscono legname già tagliato su misura e pacchi di chiodi. Tra le cose da trasferire figura anche il tesoro di S. Gennaro di Napoli ed il monetario di Siracusa, depositati nel monastero per ordine dei Reali, fiduciosi che il sacro sito non debba subire le violenze della guerra. I monaci ottengono di portar via, a titolo di bagaglio personale, tutto quanto figura come proprietà privata dell'abbazia; fra tali cose vengono inseriti anche alcuni dei codici più preziosi dell'archivio, per avere la certezza che non vadano trafugati. Tra questi codici il Chronicon Vulturnense, un testo medievale che attesta costruzioni di chiese, monasteri, donazioni, realizzato con rilevanti miniature e perfettamente conservato, documenta, tra le tante cose, la fondazione di Sparanise ad opera dell'abate Roffredo nel 988. Il codice miniato non tornerà mai più a Montecassino ed oggi è conservato nella Biblioteca Vaticana a Roma. Alla fine l'abate di Montecassino decide che insieme alle casse vadano a Roma, sugli autocarri tedeschi, le monache Benedettine, le suore di Carità e le suore Stimmatine con le loro orfanelle, anche con la funzione di scortare e vigilare l'ingente patrimonio. Il 17 ottobre 1943 i primi autocarri tedeschi partono, con il prezioso carico, alla volta di Roma, il “trasloco” durerà diversi giorni. I vertici militari tedeschi impegnati nell'alto casertano hanno già deciso a far data dal 14 ottobre, data in cui decidono di procedere all'evacuazione dell'abbazia di Montecassino, l'abbandono della linee difensive sul Volturno e temono una repentina avanzata alleata a ridosso di Montecassino. Il comandate supremo delle forze naziste per l'Italia, il feldmaresciallo Albert Kesserling, ordina l'arretramento sulla linea Bernhardt che passa per Teano il 12 ottobre, dopo che gli angloamericani hanno passato il Volturno, ma i generali tedeschi delle 3 divisioni che presidiano il Volturno, (15 e 3 Panzer Grenadier e la Herman Goering) alla fine si ritirano ben 10 giorni dopo. La linea del Volturno è superata dagli alleati nel consueto tratto tra Triflisco e Caiazzo il 12 ottobre 1943. Consueto perché nella storia di Terra di Lavoro ogni occupazione militare era passata per il Volturno ed anche in passato, ad esempio nel 1860 all'epoca di Garibaldi e dell'impresa dei mille, il Volturno apriva le porte verso il centro Italia proprio nel tratto tra Triflisco e Caiazzo. La linea Bernhardt, a differenza delle altre linee difensive principali costruite dai tedeschi in Italia, non si estende da est ad ovest attraversando la penisola, ma consiste in una serie di barriere a raggiera collegate alla linea Gustav, comprende la vetta del monte Camino, monte la Remetanea e monte Maggiore nel territorio di Rocca d'Evandro, e monte Sambucaro, che sta al confine fra le tre regioni del Lazio, Molise e Campania. Il 13 ottobre 1943, ufficialmente e formalmente il governo Badoglio dichiara guerra alla Germania nazista, completando il ribaltone militare che aveva visto il 25 luglio la caduta del fascismo ed il proclama che “la guerra continua” sottintendo al fianco dell'alleato germanico. Poi l'8 settembre l'annuncio dell'armistizio e la comunicazione radiofonica della cessazione delle ostilità contro gli angloamericani, adesso arriva la dichiarazione di guerra alla Germania, con la conseguenza che eventuali militari italiani catturati dalle truppe di Hitler sul territorio sono formalmente nemici ed ostili, se trovati in zona di guerra possono essere oggetto di azioni belliche, diversamente devono essere tenuti prigionieri dai nemici tedeschi ai sensi della convenzione di Ginevra come abbiamo già visto nel primo capitolo. In questo contesto bellico si inseriscono gli episodi delle stragi commesse dai tedeschi nel mese di ottobre del 1943 in Terra di Lavoro. La prima strage avviene a Bellona il 7 ottobre 1943. La cittadina non è distante dal fronte, in quel momento attestato ancora sulla linea del Volturno, ed è pacificamente una rappresaglia ordita dai tedeschi per l'uccisione di un soldato tedesco ed il ferimento di un altro. Circostanze attestate da documentazione certa. Il giorno prima due soldati tedeschi hanno chiesto ed ottenuto ospitalità presso l'abitazione di un artigiano in una masseria della zona, dopo qualche tempo i tedeschi, forse ubriachi, sono invitati ad allontanarsi e per reazione uno dei due soldati spara un colpo di pistola colpendo al collo il padrone di casa, accorrono dalle vicine abitazioni dei parenti armati di tutto punto ed uccidono uno dei due militari tedeschi, l'altro, ferito, riesce a scappare ed informa i superiori dell'accaduto. La rappresaglia tedesca scatta immediatamente. I militari nazisti operano rastrellamenti anche entrando in Chiesa interrompendo il sacerdote che in quel momento sta celebrando la messa. Sono circa 200 i prigionieri raccolti nel centro abitato. Il paese dall'avvento del fascismo si chiama Villa Volturno, un comune che ha accorpato i due centri di Vitulazio e Bellona che riprenderanno la loro autonomia nel dopoguerra insieme alla stessa Provincia di Caserta, soppressa nel ventennio. I tedeschi placano la loro sete di vendetta solo dopo aver ucciso 54 persone, tra questi un sacerdote, un padre passionista, un ragazzino di soli 12 anni, uno di 15 ed uno di 16, non sono uccise donne.
riproduzione vietata, estratto dal libro "Settembre ed ottobre 1943, la guerra nell'alto casertano ed a Sparanise" di Salvatore Piccolo in vendita su Amazon.it al seguente link