21 Novembre 2024
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Speravamo di morire democristiani. Nascita, vita e morte della DC. Il nuovo libro di Salvatore Piccolo

14-07-2024 21:50 - Libri
In vendita sul portale Amazon.it il nuovo libro di Salvatore Piccolo.
La Democrazia Cristiana è vissuta esattamente mezzo secolo. Non ha mai conosciuto l'opposizione ed ha sempre governato l'Italia. Un partito di cattolici era stato già proposto agli elettori da don Luigi Sturzo dopo la prima guerra mondiale, ma l'inesperienza ed alcune divisioni del gruppo dirigente avevano fatto perdere la lucidità necessaria a cogliere per tempo i pericoli del fascismo. Un partito benedetto da Pio XII e che alle prime elezioni decisive, quelle del 1948, convince quasi la metà degli elettori. I primi anni sono quelli fondamentali, le scelte giuste nel momento più importante portano l'Italia nell'alleanza atlantica ed il ritorno nei consessi internazionali. Il partito è vivace e raccoglie i migliori giovani allevati nel mondo cattolico, sono quasi tutti professori universitari ed anche De Gasperi incontra difficoltà e contestazioni all'interno del partito. De Gasperi muore quando ancora il partito ha bisogno di un leader unico capace di impostare le regole della successione tra le generazioni e la continuità rispetto alla prospettiva di un necessario rinnovamento. Da quel momento il partito non troverà più un unico capo, ma sarà a guida plurale. Per la verità Amintore Fanfani prova ad assumere la guida unica, ma è detronizzato dagli stessi amici di corrente, colpevole di aver accentrato su se stesso troppe cariche. Sono diversi gli esponenti del partito ad assumere un ruolo preminente per un periodo di tempo limitato. La pluralità comporta inevitabilmente la divisione in gruppi anche noti come correnti che hanno delle lievi diversità di programma, ma che sono agguerrite nella lotta interna. Dopo Fanfani ci sarà il periodo di Aldo Moro, poi quello di Mariano Rumor, poi Giulio Andreotti e poi tutto si interrompe per via dei drammatici fatti di via Fani con l'uccisione della scorta, il rapimento di Moro, il sequestro con lo stillicidio di lettere e comunicati, il bivio tra la trattativa e la fermezza, fino alla tragica esecuzione. Il piombo brigatista uccide Aldo Moro, ma cambia la storia della DC oltre che del paese. Chi sono i democristiani? De Gasperi, Fanfani, Moro, Rumor, Andreotti, Forlani, De Mita, ma anche nomi poco noti ai più che pure hanno impegnato la loro esistenza per far prevalere la DC. Maria De Unterrichter, Tina Anselmi, Franca Falcucci, Silvia Costa tra le donne, ma anche Giuseppe Zamberletti, Arcangelo Lobianco, Lorenzo Natali, Adolfo Sarti, Remo Gaspari, e poi tratti distintivi comuni a tutti i militanti perché essere democristiani è un modo di essere: moderazione e buon senso, sapersi adeguare ad ogni situazione positiva o negativa. Nelle prese di posizione pubbliche il politico della DC preferisce evitare risposte nette, ma lascia sempre delle “porte aperte” per la mediazione politica, una sorta di diplomazia utile in ogni occasione.Un racconto spesso critico e per niente celebrativo, ma teso a comprendere la parabola dell'esperienza democristiana: l'inizio, il punto di massimo consenso, la fine. L'autore appartiene ad una generazione che nel 1993, data della scomparsa del partito, aveva 20 anni ed aveva scelto di militare da giovanissimo nelle fila della Democrazia Cristiana. Al lettore di oggi può sembrare una scelta comoda, opportunistica, invece i giovani della fine degli anni 80 e l'inizio degli anni 90 erano in prevalenza militanti della FIGC, l'organizzazione giovanile comunista, ed andava forte anche il Fronte della gioventù, l'organizzazione della destra postfascista. Militare nel movimento giovanile della DC era una scelta controcorrente ed all'esplosione di tangentopoli, nel secondo semestre del 1992, era un vero e proprio atto di coraggio, perché la caccia al democristiano colpiva anche i giovani. Eppure ancora alla fine degli anni 80 quando la storia sentenziò che il comunismo aveva perso e che la DC aveva scelto la parte giusta molti intellettuali non democristiani, rassegnati, scrivevano che il destino degli italiani era quello di morire democristiani. Non fu così e questo colse impreparati i pochi ventenni del 1993 che invece speravano di morire democristiani e di tenere in vita il loro partito.



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