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Partono i mondiali dell'emirato arabo del Qatar. Mercimonio, negazioni dei diritti civili, lavoratori schiavi, sono protagonisti del mondiale.

13-11-2022 18:39 - Cronaca
La prossima settimana prende il via il campionato mondiale di calcio per nazioni. E' il primo evento mondiale di carattere sportivo dopo la grande pandemia che ha colpito il pianeta con milioni di vittime soprattutto tra le persone più deboli, anziani e fragili. Poteva essere l'evento per poter festeggiare il ritorno alla normalità ed alla vita. Non può essere così. Si tratta di un evento che si terrà contro stagione perché si svolgerà in Qatar, paese con clima desertico e dove solo nel periodo invernale è possibile tenere manifestazioni sportive per via del caldo torrido che domina la zona da maggio ad ottobre. Il paese è piccolissimo per estensione ed ha una superficie pari a quella di una regione italiana media. Gli abitanti sono solo due milioni, pari a due volte i residenti della provincia di Caserta. Il Qatar è un emirato islamico governato dalla stessa famiglia già all'epoca del protettorato inglese. Gli inglesi hanno concesso l'indipendenza all'emirato solo nel 1971, quando ormai il colonialismo era anacronistico, non prima di aver insediato la multinazionale del petrolio britannica saldamente. La legge in vigore è quella coranica della sharia che equivale alla assoluta mancanza di diritti civili e che consente pene fisiche ed anche la pena di morte è prevista nel codice penale di quel paese. Sono previste frustate per violazioni in materia di consumo di alcol oppure per rapporti sessuali illeciti. La sodomia è punita con tre anni di reclusione.Le donne sono, per legge, inferiori e non hanno gli stessi diritti degli uomini. L'omosessualità è vietata. I partiti politici sono vietati. La politica è ridotta alle vicende della famiglia dell'emiro Al Thani, così negli anni 90 si registrò la defenestrazione del monarca per mano del figlio, che poi ha lasciato il trono ad uno dei suoi figli nel 2013. Insomma tutti questi motivi sarebbero stati già sufficienti a respingere qualsiasi richiesta di tenere la più importante manifestazione sportiva del mondo, che si celebra una volta ogni quattro anni, nel deserto qatariota. La vicenda sportiva che ha costretto alla sospensione i campionati e le manifestazioni europee nel periodo in cui, in genere, si entra nel vivo è marginale rispetto alle questioni evidenziate. Vi sono però ulteriori aspetti che sono passati sotto silenzio. Quando il mondiale fu assegnato al Qatar, nel 2012, un'inchiesta della FBI statunitense mise in luce una serie di episodi di corruzione. La polizia federale americana si era attivata perché sospettava che già l'assegnazione dei mondiali del 2018 alla Russia di Putin fosse frutto di corruzione. Si scoprì che anche l'assegnazione del mondiale al paese arabo era stata frutto di mercimonio. Lo scandalo della corruzione arrivò a coinvolgere i vertici della FIFA con in testa il capo indiscusso, Blatter ed il vice Platini, conosciuto in Italia per essere stato calciatore della Juventus, furono travolti e dovettero abbandonare le loro cariche. Nonostante inchieste ben documentate secondo le quali l'accordo corruttivo con l'emiro prevedeva anche l'acquisto, poi avvenuto, della squadra di calcio di Parigi, l'assegnazione del mondiale non è stata mai revocata. La realizzazione degli stadi, tutti nuovi e dotati di impianto di aria di condizionata, da subito aveva messo in luce l'evidente schiavizzazione degli operai nei cantieri. Operai, tutti immigrati dall'India, Pakistan, Nepal, morti perché sostanzialmente in condizione di schiavitù, costretti a lavorare a 50 gradi per ore. Il settimanale inglese Guardian parla di circa 6.750 morti sul lavoro, ma Amnesty International indica in 15.000 le vittime. I lavoratori una volta sottoscritto il contratto di lavoro, per la legge del Qatar, non possono licenziarsi, lasciare il paese e sono sostanzialmente nelle mani del datore di lavoro. Si tratta di essere umani, prevalentemente di sesso maschile, provenienti dalle aeree più povere del mondo che mossi dalla totale indigenza accettano la schiavitù per poter consentire ai loro congiunti, che restano nei paesi di origine, di poter sopravvivere con i proventi dell'ingaggio. Non si tratta neppure di un grosso affare con fini economici per l'emiro. Il paese che galleggia sulla più grossa riserva di gas naturale del mondo oltre che su sterminati giacimenti di petrolio è uno dei più ricchi del globo, non ha bisogno di ulteriori entrate. Abbiamo parlato di 2 milioni di abitanti, in realtà i cittadini qatarioti sono solo il 10 per cento, circa 200 mila. Sono ricchissimi e comprano ogni cosa dell'estero, dagli alimenti ai prodotti industriali, usufruendo di schiavi/immigrati per lavori manuali. Non hanno “acquistato” il mondiale di calcio per una questione di business, ma per uno sfoggio della loro ricchezza. Insomma il mondiale che si apre è davvero uno specchio dei tempi. Tempi di guerra come quella in corso in Ucraina prossima a passare in secondo piano. Sarà una coincidenza, ma proprio con la prossima apertura del campionato mondiale la guerra russo-ucraina si è avviata ad una pausa militare, qualche analista parla di un accordo segreto per una via d'uscita riservata dal conflitto. Il dato certo è che in questi giorni i russi si sono “ritirati” da alcune zone occupate. La crisi economica dopo la pandemia di Covid, ancora non completamente alle spalle, e la guerra colpisce il vecchio continente che aveva creduto di affrancarsi dalla dipendenza energetica dei paesi arabi comprando gas e petrolio dalla vicina Russia. Salvo accorgersi, con lo scoppio di una guerra ai confini dell'Europa, che anche nell'ex Unione sovietica il potere economico dovuto dalla detenzione di ingenti risorse energetiche naturali ha causato un situazione politica per certi versi simile a quella dell'emirato. Nel paese arabo la famiglia dell'emiro detiene il potere distribuendo con i pochi cittadini che hanno pienezza di diritti i proventi della vendita del petrolio e del gas, con la necessità di organizzare giochi spettacolari, da mille ed una notte, per sottolineare il potere, una versione moderna degli spettacoli circensi dell'antica Roma. In Russia, dove pure l'accentramento delle ricchezze nelle mani di pochi ha creato un'oligarchia che punisce il dissenso ferocemente, il circo dei mondiali aveva fatto sosta nel 2018, ovvero nell'edizione precedente. Allora in quei paesi, come l'Italia, dove il gioco del calcio è autentica passione sportiva coniugata anche con tratti di forte identità territoriale, occorre sottolineare quello che sta per accadere in Qatar, senza tacere i misfatti. Il calcio è di tutti, recitava un vecchio spot pubblicitario e da queste parti si crede anche che il pallone abbia delle proprie divinità, Santa Maradona piuttosto che il divin codino, divinità laiche che possono determinare le fortune calcistiche di una comunità, spesso indietro nella distribuzione del potere economico, nei confronti di quelle solitamente più forti. Forse però questi dei del calcio hanno davvero poteri misteriosi se è vero che l'Italia, che i campionati del mondo li ha vinti in ben 4 edizioni, non è riuscita a qualificarsi per ben due volte di fila in esatta coincidenza con lo svolgimento dei giochi in Russia ed in Qatar. Gli dei del calcio hanno voluto evitare all'Italia di vedere dal vivo le evidenti negazioni dei diritti umani nell'emirato oppure di far giocare calciatori in impianti dotati di aria condizionata mentre i lavoratori che hanno costruito lo stadio sono morti di stenti e di caldo. Forse è stato lo sfizio di una di queste divinità a fare in modo che l'Italia sbagliasse un calcio di rigore contro la Svizzera, qualificatasi al posto dell'Italia, oppure a perdere la sfida contro la Macedonia del Nord dopo che solo qualche anno prima gli azzurri nazionali avevano sbancato il campionato europeo.

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