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In memoria di Ciriaco De Mita.

26-05-2022 10:58 - Cronaca
E' morto oggi Ciriaco De Mita all'età di 94 anni. Il politico irpino aveva iniziato l'attività politica giovanissimo, ma non nella natia Nusco, bensì a Milano. Si era trasferito a studiare giurisprudenza presso l'Università Cattolica di Milano subito dopo la seconda guerra mondiale usufruendo di una borsa di studio per studenti meritevoli. La Cattolica di Milano in quegli anni divenne una vera e propria fucina di giovani talenti da mettere al servizio della ricostruzione industriale. Dalla facoltà di giurisprudenza attingeva a piene mani Enrico Mattei per reclutare i quadri dirigenti dell'Eni e poi anche le migliori menti per la politica democristiana. Enrico Mattei, infatti, decise di abbandonare lo scranno di deputato, conseguito nella storica campagna elettorale del 1948, sostenendo la corrente di sinistra della Democrazia Cristiana. Si trattava di una corrente realmente di sinistra che avversava direttamente la maggioritaria corrente guidata da De Gasperi che pure ormai era considerato il padre della patria e contrastarlo poteva sembrare una bestemmia per l'ortodossia democristiana. La sinistra dc del primo dopoguerra era composta da autentici visionari che spesso sfociavano nell'utopia sociale come Dossetti, che all'inizio assunse la leadership, e La Pira oppure da grandi appassionati e dinamici politici come Fanfani e Gronchi. Divenuta maggioranza nella DC, dopo la morte di De Gasperi, la corrente di sinistra si trasformò ben presto in una cosa diversa anche nel nome, “Iniziativa Democratica”, e divenne in pratica la corrente di Fanfani. Enrico Mattei, che aveva in mente di proseguire nelle alleanze con il mondo arabo relativamente alle forniture di petrolio e gas, fondò allora una propria corrente interna alla DC che ebbe il nome di “base”, proprio per il richiamo ai valori medi dell'elettore democristiano. Non era proprio una corrente di sinistra perché non predicava l'alleanza strategica con il fronte social-comunista, certamente spesso incrociava il principale obbiettivo strategico di Mattei di favorire alleanze con il mondo arabo con la politica comunista che, invece, favoriva soprattutto le tensioni tra arabi ed israeliani in ottica antiamericana secondo la dottrina sovietica. Erano gli anni in cui alcuni paesi nordafricani lottavano per l'indipendenza dalla Francia che ancora deteneva un potere coloniale ormai anacronistico e Mattei riuscì a convincere i quadri della DC della legittimità di un aiuto, anche economico, dei movimenti indipendentisti nordafricani. Enrico Mattei pensò di affidare la guida della “base” ad un fedelissimo amico, Giovanni Marcora. Marcora aveva conosciuto Mattei durante la guerra partigiana ed era divenuto fedele sottoposto del capo partigiano Mattei. Il nome di battaglia di Marcora era “Albertino” e con questo nome veniva spesso chiamato anche dagli amici. Marcora, che era un semplice geometra, aveva compreso che la nuova corrente doveva puntare sui giovani e soprattutto fornire loro una preparazione utile anche per la politica e per questo strinse rapporti privilegiati con l'Università Cattolica di Milano. Da quella facoltà uscirono importanti uomini politici e gente di primo livello. Tra questi giovani ben presto Ciriaco De Mita scalò tutte le posizioni della corrente di “base” e quando Marcora si ammalò era ormai stato designato come il futuro leader della “base”. De Mita era apprezzato per l'intelligenza e per i discorsi raffinati esempio di una preparazione culturale di primo livello. Dopo la morte tragica di Moro nel 1978 la Democrazia Cristiana attraversò un drammatico periodo di ristrutturazione e rifondazione. Difficoltà evidente anche dai risultati elettorali sempre più negativi. Fu così che i principali leader del partito dei cattolici decisero di affidare la segreteria del partito ad una nuova classe dirigente. La scelta cadde su Ciriaco De Mita anche perché era esponente di punta di una corrente che era stata sempre minoritaria nel partito e mai aveva visto i proprio aderenti occupare rilevanti posizioni di governo. Era davvero una scelta di rinnovamento. De Mita ben presto si dimostrò all'altezza del compito affidatogli e riuscì a rimanere in carica per oltre 7 anni consecutivi. Fatto che non era riuscito neppure a De Gasperi. La fama di De Mita di intellettuale spesso precedeva il personaggio. Aveva un argomentare molto raffinato e per questo il periodare era spesso pieno di subordinate che portavano frequentemente all'anacoluto, il gerundio era un modo verbale spesso utilizzando nei ragionamenti demitiani. Pur avendo trascorso diversi anni a Milano per studiare, Ciriaco De Mita non aveva mai perso il forte legame con la terra di origine e la cosa era evidente per via del forte accento irpino che risultava ancora più marcato con la pronuncia delle dentali del gerundio. Spesso la dentale rimbombava come un tuono. Ad un certo punto Gianni Agnelli volle incontrare l'uomo nuovo della politica italiana e dell'incontro il patron della FIAT affermò che gli era parso di parlare con un “intellettuale della magna Grecia”. La definizione non aveva alcun significato neppure relativamente al territorio di origine di De Mita: l'Irpinia non era mai stata parte della magna Grecia piuttosto era fiero territorio sannita. Probabilmente Agnelli non era riuscito ad afferrare il senso dei ragionamenti di De Mita e si era perso nei tanti periodi ipotetici o nei gerundi, non aveva capito molto e si era rifugiato nella magna Grecia che non doveva essergli sembrata una cosa negativa, seppure non proprio un complimento. Gli anni nella segreteria di De Mita coincisero con i migliori anni dell'Italia repubblicana. Sconfitto il terrorismo negli anni 80, l'Italia attraversò davvero un periodo di benessere economico. I dati industriali portarono l'Italia ad essere la quinta potenza mondiale, superando anche la Gran Bretagna. In Spagna gli azzurri del calcio vinsero il mundial con i gol di Paolo Rossi dando il fischio di inizio alla riscossa del "made in Italy". Anni spensierati e felici in particolare per le generazioni nate dopo gli anni 60. Questo periodo di boom fu percepito soprattutto nel mezzogiorno. A differenza del primo “miracolo italiano” degli anni 60 che rimase confinato al centro nord, gli anni 80 portarono crescita ed industrie anche al sud, compreso quello più profondo. Fu il periodo storico in cui il divario tra nord e sud dell'Italia raggiunse il minimo livello, negli anni 90 riprese poi inesorabile con pesanti aggravi. Ciriaco De Mita incarnò perfettamente il politico meridionale che si spendeva per il proprio territorio quasi imponendo, dall'alto della segreteria della DC, la localizzazione di industrie nel meridione. Un politico che faceva del proprio accento un vanto e non un punto di debolezza. De Mita fu incontrastato leader politico degli anni 80 e molti dei successi di quegli anni sono dovuti alla sapiente regia democristiana. Poi arrivò tangentopoli ed anche De Mita si trovò ad affrontare una stagione politica particolare, ancora oggi difficile da decifrare storicamente. L'esplosione politica della Lega Nord, che predicava la secessione, coincise con l'abbandono delle politiche di favore verso il meridione e rappresentò l'inizio di un rapido aggravarsi delle condizioni economiche del meridione che ad un certo punto, tra gli anni 90 e l'inizio del millennio, parve abbandonato a se stesso e consegnato alla criminalità organizzata, unica struttura (criminale) a possedere forza economica. Ben presto Ciriaco De Mita, che pure aveva creduto in una divisione del campo politico tra destra e sinistra ed aveva deciso di sostenere la scelta di alleanza con la sinistra di quel che restava della vecchia corrente basista, dovette ricredersi quando il suo nome fu ostracizzato non più per motivi politici, ma perché ritenuto legato alla vecchia Democrazia Cristiana. Trovò accoglienza nell'UDC di Casini, ultimo baluardo democristiano anche nel simbolo : il vecchio scudocrociato. Come spesso predicava agli amici di corrente, di trovare conforto nel proprio territorio nei momenti di debolezza, volle chiudere la propria carriera politica come sindaco nel proprio paese: Nusco in Irpina. D'altra parte durante gli anni 80 buona parte della Campania, da sempre feudo democristiano con consensi prossimi al 60 per cento, divenne anche la regione maggioritaria della corrente di "base" all'interno del partito, a dimostrazione che il territorio aveva perfettamente apprezzato le doti del leader irpino, circostanza non frequente nella storia d'Italia dove spesso vige la regola del "nemo profeta in patria".

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