Omicidio di camorra, condanna "soft" per il boss Belforte.
25-11-2019 22:19 - Diritto
MARCIANISE (Tina Palomba) – Per Salvatore Belforte, il giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Ivana Salvatore, pochi minuti fa ha deciso per la condanna a 16 anni per l'omicidio di Orlando Carbone. Il pm Turco aveva chiesto la condanna a trent'anni.
Il procedimento è stato celebrato con il rito abbreviato, su richiesta della difesa avvocato Salvatore Piccolo, anche se le nuove norme non prevedono il rito alternativo per questo reato. In questo caso è stato concesso perché il giudice ha ritenuto corretto “applicare la legge più favorevole al reo in caso di successioni di legge nel tempo“.
I resti delle ossa di Orlando Carbone sono stati ritrovati nelle campagne di Marcianse nell'aprile del 2015, su indicazione di Salvatore Belforte, a pochi mesi dalla collaborazione. Il boss successivamente ha perso però il programma di protezione perché, secondo la procura, non avrebbe detto la verità su alcuni omicidi del clan come quello di Angela Gentile. Belforte confessò il delitto: “Orlando Carbone e Giuseppe Tammariello, sono stati uccisi da me e da Remo Scoppetta qualche giorno dopo la strage di San Martino avvenuta a Marcianise l'11 novembre 1986. Sono stati eliminati perché dei testimoni scomodi“, è stata questa la confessione del boss Belforte.
I resti di Carbone sono stati rinvenuti dai carabinieri mentre delle spoglie dell'altro uomo ucciso, Giuseppe Tammariello, soprannominato “Pinuccio o' romano” classe 1932, invalido, in quanto gli mancava un braccio, non è stato trovato nulla. Fu sciolto nell'acido, sotterrato e interrato nel cemento.
Marcianise (Attilio Nattuno) Sedici anni. Questa la condanna per Salvatore Belforte accusato dell'omicidio di Orlando Carbone, avvenuto nel 1986. Il verdetto è stato pronunciato dal gup Ivana Salvatore al termine del processo con abbreviato celebrato al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il giudice ha riconosciuto a Belforte, difeso dall'avvocato Salvatore Piccolo, le attenuanti generiche condannandolo ad una pena decisamente più mite rispetto alle richieste della Procura. Il pm aveva invocato, al termine della sua requisitoria, 30 anni di carcere.
Il delitto di Carbone avvenne nel 1986, pochi giorni dopo la strage di San Martino. Era l'11 novembre quando i sicari del clan dei Mazzacane, guidati dal boss Paolo Cutillo, noto nella malavita napoletana come la Belva, si appostarono in un casolare di via San Martino a Marcianise per uccidere il boss Antimo Piccolo, del clan dei Quaqquarone, rivale proprio dei Belforte. Un colpo messo a segno nella "roccaforte dei Quaqquarone", che lì nel loro covo, al civico 24, si erano riuniti. Il bilancio fu di 4 morti e due feriti, tra cui un passante.
La strage si verificò alle 10,30 di mattina. Il commando, di cui faceva parte oltre al boss Cutillo anche Domenico Belforte, si allontanò a piedi. Vennero recuperati da due auto, una delle quali guidata da Carbone. Su una viaggiava il gruppo dei killer dei Mazzacane e sull'altra c'era Carbone. All'altezza di Lago Patria le auto vennero intercettate da un'auto civetta della polizia. I killer esplosero alcuni colpi di pistola, ci fu un inseguimento che si concluse con un conflitto a fuoco nel quale morì Cutillo la Belva mentre Domenico Belforte venne gravemente ferito (sarà arrestato una volta dimesso dall'ospedale).
Salvatore Belforte, quindi, pensò che quel Carbone, appena ventenne originario di Roma ma residente a Marcianise, fosse un informatore della polizia, o peggio un poliziotto infiltrato. Per questo andava eliminato. Il corpo di Orlando Carbone non venne trovato. Solo nel 2015 il boss Belforte, nel periodo della sua collaborazione con la giustizia, ha fatto trovare i suoi resti nella zona di Trentola a Marcianise.