Le dimissioni di Bendetto XVI. Il Papa della razionalità.
12-02-2013 14:26 - Diritto
Questo mese di febbraio dell´anno 2013 , all´improvviso, è diventato un mese cruciale per le sorti non solo dell´Italia, ma dell´intera cristianità. Dapprima per l´Italia le elezioni anticipate hanno visto cadere la data delle elezioni proprio nel mese di febbraio, periodo insolito per una consultazione elettorale, in genere stabilite sempre in primavera. Oggi la notizia è quella delle dimissioni del Papa che cesserà dalle funzioni di Pontefice il 28 febbraio alle ore 20.00. L´ultima volta che un Papa si è dimesso è accaduto oltre 700 anni fa quando Celestino V, da pochi mesi eletto al soglio di Pietro, decise di dimettersi.
Correva l´anno 1294 ed era il giorno 13 dicembre, Celestino V, monaco in odore di santità, per altro originario della Provincia di Caserta, sembra sia nato infatti a Raviscanina, pronunciò il "gran rifiuto". Un gesto che anche all´epoca provocò forti reazioni al punto da spingere il sommo poeta nella sua Divina Commedia a riservare al Papa un posto diritto all´inferno "Poscia ch´io v´ebbi alcun riconosciuto,vidi e conobbi l´ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto. » (Dante Alighieri, Divina Commedia: Inf. III, 58/60).
Certamente i tempi erano diversi e le dimissioni di Celestino V giunsero in un momento di grande travaglio per la Chiesa che dopo poco tempo subì anche la cattività Avignonese, con il trasferimento del papato nella cittadina francesce per ben 70 anni. Si trattava comunque di un Papa, pesantemente sotto ricatto del potere temporale, e quel gesto non ebbe più , nei successivi secoli, alcuna emulazione. Nessuno dette peso al fatto che proprio sulla salma di Celestino V , Bendetto XVI volle recarsi in pellegrinaggio nel 2009. Eppure il Papa pronunciò nei confronti del monaco divenuto Papa parole di apprezzamento e di elogio.
Succedere a Giovanni Paolo II, un Papa in odore di santità già da vivo, è stata una impresa difficile, comunque si volesse impostare il nuovo pontificato. Emulare il papa polacco, capace di dominare la Storia e di vincere contro il male sino ad arrivare al miracolo dell´attentato, fallito nonostante fosse stato compiuto da un esperto sicario e da distanza ravvicinata, era una impresa impossibile. Invertire la direzione e proseguire un nuovo cammino poteva invece sembrare un atto di sconfessione del predecessore che avrebbe trovato moltissimi detrattori soprattutto considerando il grande successo riscosso da Papa Wojtyla.
Joseph Ratzinger, tedesco della cattolicissima baviera, ha invece cercato di rimanere se stesso. Un grande, senza dubbio il più grande dell´epoca contemporanea, dottore della Chiesa. Un professore di teologia, un filosofo di indubbio valore e rigore scientifico. Se proprio è necessario tracciare un profilo del pontificato di Benedetto XVI, allora bisogna ricercare il senso non nelle azioni pastorali, ma piuttosto negli scritti compiuti proprio durante il papato.
Per prima cosa il pontefice ha iniziato a divulgare un concetto di cristologia nuovo e sotto il profilo scientifico dirompente. Non un Cristo divinità, taumaturgo e miracolante, ma un uomo storicamente individuato, rintracciabile nel vangelo e verificabile storicamente come realmente esistito, con opere e gesti talmente straordinari da costringere gli uomini dell´epoca a crocifiggerlo. Proprio questo scrive il Papa nel primo libro pubblicato dopo l´ascesa al soglio di Pietro ( cfr. Gesù di Nazareth edito in Italia da Mondadori).
Divulgata in questo modo una nuovo cristologia, logica e razionale, come ha scritto Ratzinger, tutto il resto , dal punto di visto teologico si regge sulla verità. Verità del messaggio cristiano fondato sull´esistenza reale del proprio fondatore, e verità della Chiesa che ha avuto il compito di proseguire e diffondere il messaggio del Cristo. Una Chiesa , dal punto di visto teologico, razionale e logica seppure forte anche della fede , che non è antitetica alla razionalità. Nel pensiero di Papa Ratzinger si rivede tutto il razionalismo soprattutto quello di scuola tedesco, inaugurato da Immanuel Kant, nella celeberrima critica della ragion pura, e proseguito nei decenni successivi con Heidegger .
Un razionalismo che doveva vincere l´imperante pensiero debole rappresentato dal relativismo, una sorta di giustificazione delle debolezze umane divenute all´improvviso non più mali o pensiero immanenti, tali da poter essere avvertiti dalla ragione e combattuti, ma relativizzati e ridotti al particolare, con la giustificazione del pensiero, che degrada a debolezza, di non poter avversare aspetti limitati e parziali.
Benedetto XVI, ha avvertito i cattolici moderni, ed anche i non credenti o coloro che credono in qualcosa d´altro che il vero nemico del mondo moderno è proprio il relativismo che deve essere debellato attraverso la logico e la razionalità. Razionalismo ben presente nel pensiero cattolico , secondo il Papa, sin dall´origine. Da quando quel Gesù di Nazareth fece la propria comparsa su questo mondo in ottica salvifica per l´uomo. Una salvezza non realizzabile attraverso la sola fede aprioristica in Cristo, ma verificabile logicamente individuando nel Cristo un uomo realmente esistito , seppure capace di compiere gesti ed azioni straordinarie.
Riteniamo, avendo letto con attenzione negli anni, gli scritti di Benedetto XVI, che proprio questo sia il messaggio del pontificato di Joseph Ratzinger, un messaggio di speranza che attraverso la ragione l´uomo può comprendere il mondo anche servendosi della lente della fede, elemento comunque imprescindibile nell´ambito di una costruzione dommatica, l´unica possibile come sosteneva Kant ( si veda L´unico argomento possibile per la dimostrazione dell´esistenza di Dio pubblicato nel 1763), che riconduce la stessa creazione come la fine di tutto alla volontà di un´unica entità: Dio.
Siamo stati abituati a gesti ed azioni carismatiche e di grande impatto mediatico con Giovanni Paolo II, azioni di denuncia dei mali del mondo compiute con forza e con coraggio dove ogni discorso, ogni gesto, poteva sembrare ispirato davvero da una entità superiore. Il Papa tedesco, figlio di quella specifica cultura ancora oggi fortemente ispirata dalla filosofia razionale dei grandi pensatori tedeschi, ha invece interpretato il proprio ruolo di pontefice in maniera diversa, scrivendo e spiegando la fede con la ragione nell´ambito di una cultura teologica di livello superiore. Questi insegnamenti , al pari di quelli di Agostino di Ippona o di Tommaso d´Aquindo, resteranno per sempre nella storia dell´umanità, sicuramente quanto le azioni ed i gesti del suo predecessore.
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Correva l´anno 1294 ed era il giorno 13 dicembre, Celestino V, monaco in odore di santità, per altro originario della Provincia di Caserta, sembra sia nato infatti a Raviscanina, pronunciò il "gran rifiuto". Un gesto che anche all´epoca provocò forti reazioni al punto da spingere il sommo poeta nella sua Divina Commedia a riservare al Papa un posto diritto all´inferno "Poscia ch´io v´ebbi alcun riconosciuto,vidi e conobbi l´ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto. » (Dante Alighieri, Divina Commedia: Inf. III, 58/60).
Certamente i tempi erano diversi e le dimissioni di Celestino V giunsero in un momento di grande travaglio per la Chiesa che dopo poco tempo subì anche la cattività Avignonese, con il trasferimento del papato nella cittadina francesce per ben 70 anni. Si trattava comunque di un Papa, pesantemente sotto ricatto del potere temporale, e quel gesto non ebbe più , nei successivi secoli, alcuna emulazione. Nessuno dette peso al fatto che proprio sulla salma di Celestino V , Bendetto XVI volle recarsi in pellegrinaggio nel 2009. Eppure il Papa pronunciò nei confronti del monaco divenuto Papa parole di apprezzamento e di elogio.
Succedere a Giovanni Paolo II, un Papa in odore di santità già da vivo, è stata una impresa difficile, comunque si volesse impostare il nuovo pontificato. Emulare il papa polacco, capace di dominare la Storia e di vincere contro il male sino ad arrivare al miracolo dell´attentato, fallito nonostante fosse stato compiuto da un esperto sicario e da distanza ravvicinata, era una impresa impossibile. Invertire la direzione e proseguire un nuovo cammino poteva invece sembrare un atto di sconfessione del predecessore che avrebbe trovato moltissimi detrattori soprattutto considerando il grande successo riscosso da Papa Wojtyla.
Joseph Ratzinger, tedesco della cattolicissima baviera, ha invece cercato di rimanere se stesso. Un grande, senza dubbio il più grande dell´epoca contemporanea, dottore della Chiesa. Un professore di teologia, un filosofo di indubbio valore e rigore scientifico. Se proprio è necessario tracciare un profilo del pontificato di Benedetto XVI, allora bisogna ricercare il senso non nelle azioni pastorali, ma piuttosto negli scritti compiuti proprio durante il papato.
Per prima cosa il pontefice ha iniziato a divulgare un concetto di cristologia nuovo e sotto il profilo scientifico dirompente. Non un Cristo divinità, taumaturgo e miracolante, ma un uomo storicamente individuato, rintracciabile nel vangelo e verificabile storicamente come realmente esistito, con opere e gesti talmente straordinari da costringere gli uomini dell´epoca a crocifiggerlo. Proprio questo scrive il Papa nel primo libro pubblicato dopo l´ascesa al soglio di Pietro ( cfr. Gesù di Nazareth edito in Italia da Mondadori).
Divulgata in questo modo una nuovo cristologia, logica e razionale, come ha scritto Ratzinger, tutto il resto , dal punto di visto teologico si regge sulla verità. Verità del messaggio cristiano fondato sull´esistenza reale del proprio fondatore, e verità della Chiesa che ha avuto il compito di proseguire e diffondere il messaggio del Cristo. Una Chiesa , dal punto di visto teologico, razionale e logica seppure forte anche della fede , che non è antitetica alla razionalità. Nel pensiero di Papa Ratzinger si rivede tutto il razionalismo soprattutto quello di scuola tedesco, inaugurato da Immanuel Kant, nella celeberrima critica della ragion pura, e proseguito nei decenni successivi con Heidegger .
Un razionalismo che doveva vincere l´imperante pensiero debole rappresentato dal relativismo, una sorta di giustificazione delle debolezze umane divenute all´improvviso non più mali o pensiero immanenti, tali da poter essere avvertiti dalla ragione e combattuti, ma relativizzati e ridotti al particolare, con la giustificazione del pensiero, che degrada a debolezza, di non poter avversare aspetti limitati e parziali.
Benedetto XVI, ha avvertito i cattolici moderni, ed anche i non credenti o coloro che credono in qualcosa d´altro che il vero nemico del mondo moderno è proprio il relativismo che deve essere debellato attraverso la logico e la razionalità. Razionalismo ben presente nel pensiero cattolico , secondo il Papa, sin dall´origine. Da quando quel Gesù di Nazareth fece la propria comparsa su questo mondo in ottica salvifica per l´uomo. Una salvezza non realizzabile attraverso la sola fede aprioristica in Cristo, ma verificabile logicamente individuando nel Cristo un uomo realmente esistito , seppure capace di compiere gesti ed azioni straordinarie.
Riteniamo, avendo letto con attenzione negli anni, gli scritti di Benedetto XVI, che proprio questo sia il messaggio del pontificato di Joseph Ratzinger, un messaggio di speranza che attraverso la ragione l´uomo può comprendere il mondo anche servendosi della lente della fede, elemento comunque imprescindibile nell´ambito di una costruzione dommatica, l´unica possibile come sosteneva Kant ( si veda L´unico argomento possibile per la dimostrazione dell´esistenza di Dio pubblicato nel 1763), che riconduce la stessa creazione come la fine di tutto alla volontà di un´unica entità: Dio.
Siamo stati abituati a gesti ed azioni carismatiche e di grande impatto mediatico con Giovanni Paolo II, azioni di denuncia dei mali del mondo compiute con forza e con coraggio dove ogni discorso, ogni gesto, poteva sembrare ispirato davvero da una entità superiore. Il Papa tedesco, figlio di quella specifica cultura ancora oggi fortemente ispirata dalla filosofia razionale dei grandi pensatori tedeschi, ha invece interpretato il proprio ruolo di pontefice in maniera diversa, scrivendo e spiegando la fede con la ragione nell´ambito di una cultura teologica di livello superiore. Questi insegnamenti , al pari di quelli di Agostino di Ippona o di Tommaso d´Aquindo, resteranno per sempre nella storia dell´umanità, sicuramente quanto le azioni ed i gesti del suo predecessore.
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