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La rivincita degli avvocati nella terza repubblica.

24-05-2018 18:34 - Diritto
La terza repubblica, come qualcuno ha trionfalmente annunciato, si apre con una sostanziale rivincita degli avvocati. Spesso maltrattata la professione forense, negli ultimi anni ha sicuramente perso quella funzione sociale di filtro tra i cittadini ed il sistema giudiziario. A volte farraginoso e sovente complesso. Alla decadenza della funzione dell´avvocatura un ruolo determinante è da attribuirsi anche ad alcuni atteggiamenti degli avvocati stessi che , soprattutto quelli meno affermati, hanno preferito impegnarsi in politica locale piuttosto che frequentare le aule di giustizia. La mancanza di clienti direttamente proporzionale alle competenze giuridiche ha spinto diversi avvocati ad affollare le poltrone e poltroncine della politica locale, occupando quel sottobosco rappresentato da inutili e fallimentari carrozzoni locali. Con conseguente discredito della nobile professione forense.
Invece dopo le elezioni dello scorso marzo l´opinione pubblica ha l´occasione di riscoprire l´importanza del ruolo dell´avvocatura. Dapprima l´utilizzo di un gergo tipicamente giuridico che non appartiene alla classe politica. Si pensi all´utilizzo del termine, direttamente preso in prestito dal diritto privato, contratto. Per definire il programma del governo nazionale nascente dall´unione , non elettorale, dei due principali partiti che si approssimano a sostenere il nascente governo, il primo della auspicata terza repubblica, si è usato proprio il termine contratto. Un negozio giuridico specifico sottoscritto dai due politici di riferimento che anziché avere ad oggetto delle obbligazioni , ha ad oggetto l´impegno politico. Ancora più sorprendente è stata la prima uscita di quello che è stato designato, su espressa indicazione dei partiti terzorepubblicani, quale Presidente del consiglio. Giuseppe Conte , non candidato e non eletto ad alcuna carica politica, ma indicato dai due partiti giallo-verde ed incaricato dal Presidente della Repubblica ha infatti affermato nel suo primo discorso pubblico che egli sarà "l´avvocato-difensore del popolo" . Un espresso richiamo, è sembrato ai più, al ruolo principe dell´avvocatura che , naturalmente, non è quello di occupare il sottobosco della politica locale , ma quello di difendere i diritti dei cittadini . L´utilizzo del popolo in luogo di cittadini avrà pure un qualche significato, ma il richiamo specifico all´avvocato difensore non può lasciare dubbi. Il primo ministro in pectore si sente proprio un avvocato. Chiaramente la difesa dei diritti ha un luogo d´elezione , che non necessita di voti politici per l´accesso, e si chiama Tribunale nelle varie declinazioni legate ai gradi di giudizio (Corte d´appello e Cassazione sono luoghi elettivi d´impugnazione), ma l´invocazione del ruolo di avvocato-difensore insieme all´ormai usuale gergo giuridico-forense della politica di oggi segnano una nuova stagione della nobile ed antica professione dell´avvocato.
Una funzione importantissima che nasce insieme al diritto nella notte dei tempi. Tutti hanno diritto all´avvocato e l´avvocato deve difendere tutti. L´avvocato non scegli quali soggetti difendere, ma è scelto. Al limite può scegliere quali cause affrontare e quali non intentare, ma questo diventa un concetto troppo tecnico e di questi tempi una terminologia estremamente di settore potrebbe essere causa di incidenti politici e di colorazione politica. Non più rossa, nera e bianca. Colori del passato e di ideologie vecchie, ma giallo e verde secondo la nuova colorazione in uso. Ultima annotazione che inorgoglisce sempre di più l´avvocatura della terza repubblica è data dalla oggettiva diminuzione del peso "tecnico" del mondo accademico. Il nuovo premier giallo-verde ,infatti, è anche un professore universitario ordinario. In passato il titolo accademico era nettamente preferito al titolo professionale forense. Nel passato, anche recente, quando si ricorreva ad un tecnico o ad un gruppo di tecnici, rigorosamente non eletti a cariche politiche e per questo aspramente criticati dai politici eletti soprattutto di colore giallo-verdi, per risolvere una situazione di stallo politico, la scelta cadeva unanimemente tra le numerose fila dei professori universitari. Si pensi alle ultime esperienze, non certo entusiasmanti visti i risultati prodotti, del Governo presieduto (nientemeno che) dal rettore della più importante università italiana, la Bocconi. Il professore neo premier del nascituro ( non è una terminologia giuridica, ma una perifrastica attiva) governo giallo-verde ha preferito richiamare il titolo professionale di avvocato piuttosto che quello di professore e questo un qualche significato dovrà pure avere. Magari forse si metterà mano anche ad una riforma dell´università italiana, che nel corso degli anni ha perso valore con il corpo docente sempre più impegnato ad occupare il mondo delle professioni, con importanti parcelle migliore di quelle dei professionisti di settore, piuttosto che le aule universitarie. Senza trascurare i dubbi sempre maggiori che l´opinione pubblica esprime quanto si tratta di verificare l´esito di alcuni concorsi per professori universitari oppure quando si documenta che spesso le cattedre universitarie passano da padre in figlio. Cosa che è usuale anche in un´altra professione quella dei notai, che infatti pure non risulta tra quelle indicate nel discorso d´esordio.
Eppure spesso l´invocazione della professione notarile in passato era frequentemente usata in politica soprattutto per il ruolo del Presidente della Repubblica. Insomma la vera novità sembra proprio la riscoperta dell´avvocatura reale, quella dei tribunali e delle aule di giustizie con conseguente rivincita degli avvocati che da sempre hanno preferito frequentare le aule di giustizia ed il loro studi professionali piuttosto che ingrossare le fila dei tanti alla ricerca di questa o quella poltrona, purchè retribuita con un qualche strapuntino.


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