La nuova stagione del "pentitismo"
05-06-2014 13:20 - Diritto
Una nuova stagione per la lotta alla camorra ed in particolare al clan dei "casalesi", imperante in provincia di Caserta, sembra essere alle porte. La nuova stagione può essere definita del "pentitismo".
In particolare la decisione di collaborare con la giustizia operata da Antonio Iovine detto "´ o ninno" ha avuto come effetto un ulteriore passaggio tra le fila dei cd. "pentiti" anche di numerosi altri esponenti o fiancheggiatori dei clan camorristici locali. Conoscendo le indubbie competenze dei valorosi magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea siamo certi che sapranno sfruttare al meglio le dichiarazioni che i collaboratori di giustizia stanno già verbalizzando come pure siamo sicuri che sapranno accorgersi di eventuali strategie occulte che dovessero celarsi dietro il pentimento di massa in atto in questi giorni.
Certo fa sensazione vedere uno dei capi indiscussi della camorra pentirsi e passare dalla parte dello Stato. Quello stesso Stato avversato e combattuto con ogni mezzo , anche con efferati assassini, oltre che con la violenza quotidiana nei confronti di chiunque predicasse la legalità in questo territorio. Il primo pensiero va dunque alle vittime della camorra, che in questi decenni sono migliaia, e a coloro che , spesso isolati, hanno combattuto questo sistema quando sembrava imbattibile, rischiando sulla propria pelle.
Una ulteriore considerazione che nasce leggendo i giornali, anche locali, è la completa e libera circolazione dei verbali degli interrogatori resi dai pentiti, in particolare dal pentito "principe" Iovine.
Su tutti i quotidiani locali circolano liberamente stralci di dichiarazioni, che a volte contengono notizie già note soprattutto a coloro che da anni lottano contro la camorra, dei nuovi collaboratori. Addirittura le dichiarazioni pubblicate vengono interpretato contro quel personaggio piuttosto che contro un altro. I titoli dei giornali locali sono tutto un programma :"Iovine, parla, trema Tizio". Ad oggi, tuttavia, nonostante i tremori auspicati dalla stampa alcuna misura giudiziaria è stata intrapresa ed anzi uno dei migliori magistrati che per anni ha combattuto i clan camorristici del casertano , più volte minacciato dallo stesso clan dei "casalesi", Cafiero de Raho, ( oggi in servizio presso la DDA di Reggio Calabria) ha subito dichiarato che le dichiarazioni di Iovine vanno valutate e verificate una ad una.
Non è in discussione l´istituto del "pentitismo", anzi è certo che tale legislazione serve davvero a contrastare un fenomeno perverso quale è quello della camorra, ma appare necessario avere maggiore riguardo alla riservatezza dei verbali resi dai collaboratori anche per ovvie esigenze istruttorie e naturalmente occorre far presto. I cittadini onesti di questo territorio che già hanno sofferto per anni il potere criminale della camorra non possono aspettare oltre, ai primi riscontri delle dichiarazioni dei collaboranti devono seguire le conseguenti misure di giustizia.
Dal punto di vista politico e sociologico si impone un´ulteriore riflessione. Appare evidente che il sistema criminale organizzato dai camorristi ha potuto prosperare per anni grazie a collusioni alimentate dalla corruzione. Una corruzione presente in tutti i settori della pubblica amministrazione spesso ai livelli più alti.
Una società, quella di Terra di Lavoro, che è risultata malata e corrotta, dove soprattutto coloro che dovevano rappresentare l´argine allo strapotere criminale si sono rivelati complici e ben inseriti nel sistema criminale in funzione da decenni. Le responsabilità vanno individuate proprio nei cd. " colletti bianchi" vale a dire quelle persone spesso con la faccia ammantata di perbenismo e finta bonimia che sono stati fiancheggiatori consapevoli del sistema, sovente solo per proprio personale tornaconto.
La politica deve fare autocritica, ancora prima dell´imminente arrivo dei provvedimenti giudiziari, perché è emerso che referenti dei clan erano presenti, trasversalmente, in tutti i partiti ed oggi indicare un partito come unico beneficiario dei consensi mafiosi significa mentire, con la certezza di essere smentiti a breve.
Queste cose chi viveva sul territorio le avvertiva ancora prima che arrivassero i pentiti. Eppure la reazione dello Stato è stata inesistente. Diciamo la verità la vera lotta ai clan casertani è iniziata quando al ministero dell´interno si è insediato Roberto Maroni, il leghista, che anche perché distante geograficamente da questo territorio ha saputo creare un modello di lotta alla criminalità organizzata ( il cd. "modello Caserta".
Ci auguriamo, infine, che la nuova stagione della lotta alla camorra casertana possa finalmente porre fine ad un fenomeno durato decenni che ha pesantemente inquinato l´economia locale e la stessa civile convivenza.
In particolare la decisione di collaborare con la giustizia operata da Antonio Iovine detto "´ o ninno" ha avuto come effetto un ulteriore passaggio tra le fila dei cd. "pentiti" anche di numerosi altri esponenti o fiancheggiatori dei clan camorristici locali. Conoscendo le indubbie competenze dei valorosi magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea siamo certi che sapranno sfruttare al meglio le dichiarazioni che i collaboratori di giustizia stanno già verbalizzando come pure siamo sicuri che sapranno accorgersi di eventuali strategie occulte che dovessero celarsi dietro il pentimento di massa in atto in questi giorni.
Certo fa sensazione vedere uno dei capi indiscussi della camorra pentirsi e passare dalla parte dello Stato. Quello stesso Stato avversato e combattuto con ogni mezzo , anche con efferati assassini, oltre che con la violenza quotidiana nei confronti di chiunque predicasse la legalità in questo territorio. Il primo pensiero va dunque alle vittime della camorra, che in questi decenni sono migliaia, e a coloro che , spesso isolati, hanno combattuto questo sistema quando sembrava imbattibile, rischiando sulla propria pelle.
Una ulteriore considerazione che nasce leggendo i giornali, anche locali, è la completa e libera circolazione dei verbali degli interrogatori resi dai pentiti, in particolare dal pentito "principe" Iovine.
Su tutti i quotidiani locali circolano liberamente stralci di dichiarazioni, che a volte contengono notizie già note soprattutto a coloro che da anni lottano contro la camorra, dei nuovi collaboratori. Addirittura le dichiarazioni pubblicate vengono interpretato contro quel personaggio piuttosto che contro un altro. I titoli dei giornali locali sono tutto un programma :"Iovine, parla, trema Tizio". Ad oggi, tuttavia, nonostante i tremori auspicati dalla stampa alcuna misura giudiziaria è stata intrapresa ed anzi uno dei migliori magistrati che per anni ha combattuto i clan camorristici del casertano , più volte minacciato dallo stesso clan dei "casalesi", Cafiero de Raho, ( oggi in servizio presso la DDA di Reggio Calabria) ha subito dichiarato che le dichiarazioni di Iovine vanno valutate e verificate una ad una.
Non è in discussione l´istituto del "pentitismo", anzi è certo che tale legislazione serve davvero a contrastare un fenomeno perverso quale è quello della camorra, ma appare necessario avere maggiore riguardo alla riservatezza dei verbali resi dai collaboratori anche per ovvie esigenze istruttorie e naturalmente occorre far presto. I cittadini onesti di questo territorio che già hanno sofferto per anni il potere criminale della camorra non possono aspettare oltre, ai primi riscontri delle dichiarazioni dei collaboranti devono seguire le conseguenti misure di giustizia.
Dal punto di vista politico e sociologico si impone un´ulteriore riflessione. Appare evidente che il sistema criminale organizzato dai camorristi ha potuto prosperare per anni grazie a collusioni alimentate dalla corruzione. Una corruzione presente in tutti i settori della pubblica amministrazione spesso ai livelli più alti.
Una società, quella di Terra di Lavoro, che è risultata malata e corrotta, dove soprattutto coloro che dovevano rappresentare l´argine allo strapotere criminale si sono rivelati complici e ben inseriti nel sistema criminale in funzione da decenni. Le responsabilità vanno individuate proprio nei cd. " colletti bianchi" vale a dire quelle persone spesso con la faccia ammantata di perbenismo e finta bonimia che sono stati fiancheggiatori consapevoli del sistema, sovente solo per proprio personale tornaconto.
La politica deve fare autocritica, ancora prima dell´imminente arrivo dei provvedimenti giudiziari, perché è emerso che referenti dei clan erano presenti, trasversalmente, in tutti i partiti ed oggi indicare un partito come unico beneficiario dei consensi mafiosi significa mentire, con la certezza di essere smentiti a breve.
Queste cose chi viveva sul territorio le avvertiva ancora prima che arrivassero i pentiti. Eppure la reazione dello Stato è stata inesistente. Diciamo la verità la vera lotta ai clan casertani è iniziata quando al ministero dell´interno si è insediato Roberto Maroni, il leghista, che anche perché distante geograficamente da questo territorio ha saputo creare un modello di lotta alla criminalità organizzata ( il cd. "modello Caserta".
Ci auguriamo, infine, che la nuova stagione della lotta alla camorra casertana possa finalmente porre fine ad un fenomeno durato decenni che ha pesantemente inquinato l´economia locale e la stessa civile convivenza.