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San Vitaliano. Estratto dal "Il Calice di San Vitaliano". Il martirologio di Usuardo ed il codex Vatican 5949

21-08-2022 11:44 - Storia

A breve la cittadina di Sparanise si appresta a festeggiare, dopo due anni di restrizioni, il Santo Patrono. Si tratta di San Vitaliano che fu vescovo di Capua, uomo colto e devoto in un'epoca, il medioevo, di particolari ansie. Salvatore Piccolo ha dedicato un libro alla storia del culto di San Vitaliano e per questo pubblichiamo, a puntate, degli estratti del libro "Il Calice di San Vitaliano. Storia e culto di un Santo Patrono." di seguito estratto da pag.37.



Il martirologio di Usuardo ed Il codex Vatican 5949



Il monaco Usuardo, autore del martirologio preso a base dal Baronio per il martirologio romano, visse nel IX secolo e morì nell'anno 875 circa.Il martirologio di Usuardo contiene, ai fini della datazione, la dedica dell'opera a Carlo il Calvo, re dei franchi, morto nel 877 (uno dei sospettati del furto delle reliquie di San Germano vescovo di Capua). Il martirologio di Usuardo è stato pubblicato per la prima volta a Lubecca nel 1475 (cd. versione di Lubecca) senza alcuna particolare aggiunta[1]. L'edizione, da noi consultata nota come edizione veneta, (risalente al 1745 si legge nella copertina “editio Veneta Anni 1745 in fronte pagina erede ducales Bensbergae exbibeat”) contiene oltre all'originale calendario di Usuardo che è appunto dell'anno 877 (sulla copertina è impressa la data 877 in numero romano DCCCLXXVII) anche un commento critico e, per ogni giorno raccoglie anche l'indicazione delle tradizioni dei santi, delle varie raccolte di martirologi - noti all'autore dell'edizione veneta - con la specificazione della raccolta (o se si preferisce del martirologio) dalla quale è tratta. L'edizione veneta, scritta in latino ecclesiastico, riporta fedelmente, in ogni caso, il testo originario di Usuardo che essendo stato redatto prima della riforma del calendario gregoriano (avvenuta nel 1582) contiene alcune particolarità che potremmo definire “astronomiche”. Così, il mese di settembre è annotato con l'indicazione di trentuno giorni (Habet dies XXXI). In effetti, la questione dell'errore di calcolo del giorno dovuta alla rotazione terrestre era ben nota agli eruditi medievali ed anche Dante vi accenna nella divina commedia ricordando che «Ma prima che gennaio tutto si sverni per la centesima ch'è là giù negletta»(Paradiso XXVII, 142-143).

Alla data del 16 luglio nel martirologio di Usuardo non troviamo menzionato il nostro San Vitaliano, ma il commentatore dell'edizione Veneta annota che il martirologio vaticano convenzionalmente indicato con il numero 5949 ( pag. 266 sotto le AUCTARIA “VATICAN signatus num.5949, in fine : Beneventi, natalis sancti Vitaliani episcopi et confessoris “) indica alla fine “ a Benevento, nascita di San Vitaliano vescovo e confessore”. L'autore aggiunge che nel martirologio Romano vigente all'epoca della pubblicazione (giova ricordare 1745), “in Romano hodierno” è scritto [signatur] “Capuae” ovvero a Capua. A questo punto del viaggio, occorre fermarci ancora: per accennare al codice Vaticano numero 5949 dal quale abbiamo tratto la prima indicazione di San Vitaliano collegata al 16 luglio. Si tratta di un libro conservato attualmente nella Biblioteca Vaticana e che può essere consultato anche in rete perché è stato recentemente digitalizzato ed è fruibile, in tutto il suo splendore , stando comodamente seduti davanti al PC. (l'indirizzo è https://digi.vatlib.it/view/MSS_Vat.lat.5949).

Il libro conosciuto anche con il nome di Martirologio di Santa Maria di Gualdo, è tuttavia riportato - da sempre - con il numero della biblioteca vaticana “5949” e con il nome abbreviato di cod. Vat. lat.: Vat. sta per Vatican (Vaticano), e cod. sta per codex (codice), lat. l'abbreviazione di latino che è la lingua in cui il testo è scritto. Il testo è scritto in lingua latina, ma con il carattere beneventano (o longobardo) in colore nero con aggiunte di rosso e conserva affascinanti miniature grafiche. Il testo non è ancora completamente studiato. Ha iniziato ad avere successo, in tempi moderni, oltre che per la tradizione dei calendari, soprattutto come testo di arte della decorazione libraria oggetto di specifico studio dal 1823 quando Giovanni Battista Seroux D'Agicourt pubblicò l'Historie de l'Art inserendovi anche l'antico codice vaticano 5949 per la presenza di importanti disegni artistici di illustrazione. Il Seroux D'Agicuorit era venuto in contatto, proprio come noi, con il testo perché usato nelle appendici di commento dell'edizione veneta del martirologio di Usuardo[2]. In ogni caso è certo che il codice vaticano latino 5949 è stato scritto da un monaco amanuense “Sipontinus” che ha voluto lasciare, nel Codex, un'illustrazione del suo lavoro (il Lowe ha accertato che l'indicazione del nome del monaco amanuense è stata aggiunta in seguito, nell'originale al foglio 231 è ben visibile il segno della cancellazione, gli studiosi chiamano questo fenomeno “raso”). Nel disegno si vedono un monaco allo scrittorio (con la scritta Sipontinus) ed uno che invece detta cosa scrivere. (si tratta dell'immagine di questo articolo n.d.a.).

Il codice 5949 contiene il martirologio di Usuardo in uso alla chiesa beneventana (questa è l'indicazione degli archivisti vaticani), la regola di san Benedetto, un Lezionario-Omiliario ed il necrologio del monastero di Santa Maria in Gualdo Mazzocca. L'opera è stata datata, come prossima al (e comunque non antecedente al) 1197, ed è stata composta nel monastero, oggi scomparso, di Santa Maria del Gualdo Mazzocca, dove il codice è stato custodito per oltre tre secoli prima di finire alla biblioteca vaticana in seguito alla distruzione del monastero per effetto di un terremoto avvenuto nel 1456. Il manoscritto è quindi in possesso della biblioteca vaticana dal 1456. Il monastero del Gualdo eretto nel 1161 nella valle del Fortiore era parte della diocesi di Benevento[3]. In ogni caso uno studioso importantissimo e di livello internazionale Elias Avery Lowe[4], nonno dell'attuale premier inglese Boris Johnson, si è occupato, per primo, del codice vaticano nell'ambito degli studi sulla scrittura beneventana (The Beneventan script è il libro in inglese) dove l'autore riconosce nella forma particolare dello scrivere una vera e propria scrittura con probabili significati anche oltre il semplice significato testuale.

Lowe ha formulato l'ipotesi che in realtà il codice sia stato redatto nello scriptorium di Santa Sofia a Benevento e non nell'edificando monastero nella valle del Fortiore. L'indicazione riguardante San Vitaliano avvalora questa tesi di Sir Lowe. La diocesi di Benevento aveva, infatti, interesse ad indicare come luogo di nascita di San Vitaliano la stessa Benevento perché esistevano delle tradizioni rilevanti che attribuivano al vescovo di Capua la paternità della fondazione o almeno di una prima iniziale chiesa del monastero di Montevergine che in quel periodo iniziava ad assumere potere anche territoriale, sottraendolo proprio alla vicina diocesi di Benevento. Documentare che un vescovo originario di Benevento avesse fondato il monastero, secondo le consuetudini giuridiche dell'epoca, poteva avere come conseguenza la facoltà di vantare diritti sul monastero. Lo studioso inglese è anche l'autore della datazione dello scritto stabilita, come detto, non prima del 1197[5] . In ogni caso sia che il codex sia stato scritto a Benevento nello scriptorium di Santa Sofia sia che invece sia opera del monastero benedettino di Santa Maria in Gualdo è evidente che si tratta di un testo ad uso della chiesa di Benevento, scritto sotto dettatura e nell'interesse della diocesi di Benevento da cui, certamente, dipendeva il monastero di San Gualdo[6]. La data di redazione è successiva ed immediatamente prossima al 1197. Sotto questo profilo l'indicazione “beneventi” relativa al nostro San Vitaliano avente origine dal codice 5949 non è attendibile ed è spiegabile, come detto, con la pretesa di rivendicare la supremazia della chiesa beneventana sul monastero di Montevergine.

note
[1]L'edizione che abbiamo consultato presente nella Biblioteca Vaticana è l'edizione del 1745 . La prefazione avverte che “nullus pluribus editionibus” e che alcuna ulteriore aggiunta è stata fatta.
[2]editio veneta mar.. pag.78
[3]Il Martirologio di Santa Maria di Gualdo, cod.Vat. lat. 5949: una testimonianza di cultura e storia di area beneventana verso la fine del XII secolo” Valentino Pace - Ernrna Condello (1993) pag. 78
[4]Lowe è nato a Kalvarija, in Lituania (allora parte dell'Impero Russo) da una famiglia di ebrei russi: Sarah Ragoler e Charles Loew, mercante di seta e tessuti ricamati. La famiglia emigrò a New York City nel 1892, prendendo la cittadinanza degli Stati Uniti nel 1900. Il suo nome era originariamente Elias AveryLoew, ma fu ufficialmente modificato in Lowe nel 1918
[5]The Beneventan Script. A History o/ the South Italian Minuscule, Oxford, 1914; II ed. enlarged by V.Brown, Roma, 1980.Pag.67-68, anche in questo caso il testo è consultabile in rete, questo è il link https://archive.org/details/aey3547.0001.001.umich.edu
[6]Curiosamente come per le vicende della chiesetta di San Vitaliano in Sparanise anche i cittadini della valle del Fortiore , dove si trovano i resti di una chiesa parte dello scomparso monastero, chiedono fondi per una campagna di scavi ritenendo sulla base di studi locali che ivi esistano ancora e probabilmente in buone condizioni i resti del “loro” monastero.

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Riproduzione rigorosamente vietata. Diritti dell'autore Salvatore Piccolo.



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