Garibaldi a Sparanise: Fine dell'impresa dei Mille sotto il portico di una chiesetta.
17-07-2022 21:23 - Libri
Il libro è in vendita su amazon.it in tre diversi formati: ebook, versione cartacea economica e con copertina rigida.
Di seguito l'introduzione del libro.
Correva l'anno 2010 quando la Repubblica Italiana promosse, per l'intero anno, le celebrazioni per il 150° anniversario dell'unità di Italia che si sarebbe concluso poi nel mese di marzo del 2011, anniversario della definitiva unità d'Italia. A presiedere il comitato vi era Giuliano Amato, già presidente del Consiglio. L'amministrazione comunale dell'epoca di Sparanise colse l'occasione per ricordare e ricostruire con precisione un evento storico che aveva visto la cittadina di Sparanise come protagonista. Il giorno stesso dello storico incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, avvenuto il 26 ottobre 1860 nei presso di Teano, Garibaldi subito dopo aver incontrato il Re, non volle seguirlo a colazione a Teano, ma preferì recarsi a Sparanise dove mangiò pane e cacio nel portico d'una chiesetta, individuata, con certezza, nella chiesetta di San Vitaliano nei pressi della Stazione delle ferrovie. Un convegno di studi venne organizzato a Sparanise proprio il 26 ottobre 2010, mentre la mattina nel luogo dove esisteva il porticato della chiesetta venne scoperta una lapide apposta dall'amministrazione comunale.
La lapide voluta dall'assessore ai Lavori Pubblici dell'epoca, Salvatore Piccolo, riproduce, senza commento, un passo del libro da Quarto al Volturno: Notarelle di uno dei Mille di Giuseppe Cesare Abba. Proprio da questa citazione si comprendeva che Garibaldi era stato a Sparanise alla conclusione dell'impresa dei mille. Durante il convegno, tenuto, nel teatro dell'Istituto Padre Semeria di Sparanise venne diffuso gratuitamente un libro, stampato dal Comune, che riportava oltre ad un testo di Salvatore Piccolo, che documentava, la venuta a Sparanise di Garibaldi il 26 ottobre e la permanenza almeno per la notte ed il giorno successivo 27 ottobre 1860, anche altri contributi rilevanti. Il Presidente della Società di Storia Patria di Terra di Lavoro, Alberto Zaza D'Aulisio scrisse della lettera di Mazzini che annunciava che sarebbe venuto a Sparanise, attraverso la stazione ferroviaria, subito dopo la liberazione dalle prigioni di Gaeta. Nadia Verdile scrisse delle donne del risorgimento. Giuseppe Carcaiso, padre della ricerca storica locale, raccontò della tradizione del “Convegno di Sparanise”, un vertice avvenuto poco prima dell'arroccamento del re a Gaeta e che vide la partecipazione dello stato maggiore dell'esercito borbonico e dello stesso sovrano Francesco II. Carcaiso oltre ad essere un apprezzato storico locale è anche un apprezzato artista ed acconsentì ad usare una sua opera pittorica che riproduceva Garibaldi a cavallo e soprattutto la chiesetta di San Vitaliano con il portico dove il generale aveva mangiato “pane e cacio” come raccontato da Cesare Abba. Della chiesetta, distrutta da un anomalo bombardamento anglo-americano, nel settembre 1943, non si riuscirono e tutt'ora non si riescono a trovare fotografie. Per questo l'unica rappresentazione è partorita dalla fantasia del pittore. Si tratta dell'opera, particolarmente riuscita, che abbiamo voluto riprodurre in copertina grazie al consenso di Giuseppe Carcaiso a cui va la nostra gratitudine.
Una giornata, quella celebrata esattamente il 26 ottobre 2010 esattamente 150 anni dopo gli eventi, allietata anche dalla fanfara dei bersaglieri della vicina caserma “Garibaldi” di Caserta, mentre il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ed il Presidente del comitato per i festeggiamenti del 150 anniversario dell'Unità d'Italia, Giuliano Amato, facevano pervenire i loro beneauguranti messaggi. Dal quel convegno sono passati ormai 11 anni, il libro diffuso dal Comune di Sparanise è introvabile ed allora abbiamo pensato bene di riprendere quanto scritto in quella occasione per documentare l'arrivo a Sparanise di Garibaldi proprio subito dopo aver incontrato Vittorio Emanuele. L'evento, documentato storicamente, è uno di quelli che ha visto protagonista la nostra cittadina. Ancora oggi non sappiamo perché Garibaldi scelse di venire a Sparanise evitando di fare colazione con il re. Nel testo del 2010 proponemmo l'ipotesi che il luogo fosse stato scelto dal condottiero per motivi logistici e militari, anche per la presenza di una fabbrica militare borbonica di armi bianche.
Una giornata, quella celebrata esattamente il 26 ottobre 2010 esattamente 150 anni dopo gli eventi, allietata anche dalla fanfara dei bersaglieri della vicina caserma “Garibaldi” di Caserta, mentre il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ed il Presidente del comitato per i festeggiamenti del 150 anniversario dell'Unità d'Italia, Giuliano Amato, facevano pervenire i loro beneauguranti messaggi. Dal quel convegno sono passati ormai 11 anni, il libro diffuso dal Comune di Sparanise è introvabile ed allora abbiamo pensato bene di riprendere quanto scritto in quella occasione per documentare l'arrivo a Sparanise di Garibaldi proprio subito dopo aver incontrato Vittorio Emanuele. L'evento, documentato storicamente, è uno di quelli che ha visto protagonista la nostra cittadina. Ancora oggi non sappiamo perché Garibaldi scelse di venire a Sparanise evitando di fare colazione con il re. Nel testo del 2010 proponemmo l'ipotesi che il luogo fosse stato scelto dal condottiero per motivi logistici e militari, anche per la presenza di una fabbrica militare borbonica di armi bianche.
Il testo proposto è un edizione aggiornata, riveduta ed ampliata scritta con fine divulgativo e tuttavia tenendo a mente le fonti storiche consultate. Abbiamo anche allargato il perimetro della ricerca storica inquadrando il contesto esistente, nel regno di Napoli, al momento della partenza di Garibaldi da Quarto ed infine abbiamo avanzato ulteriori ipotesi relative alla scelta di Sparanise come luogo dove passare la giornata e la notte proprio dopo aver incontrato Vittorio Emanuele. Prima di questa ripubblicazione l'autore si era occupato di documentare la vita ed il culto del Santo Patrono di Sparanise, San Vitaliano. Curiosamente Garibaldi volle recarsi a consumare l'umile colazione proprio sotto il portico della chiesetta di San Vitaliano. La stessa chiesetta costruita nell'anno 1000 dall'abate Roffredo del monastero benedettino di San Vincenzo al Volturno, abbazia fondata per volontà di Carlo Magno. La chiesetta intorno al quale è nata l'odierna cittadina di Sparanise. In quello stesso luogo - qualche decennio dopo - arrivò, attraverso la stazione ferroviaria costruita proprio di fronte alla chiesetta e che era già attiva quando giunse Garibaldi a Sparanise, anche Giuseppe Mazzini. Successivamente di fronte alla chiesetta nacque Corrado Graziadei, primo ed unico deputato al parlamento nazionale repubblicano dell'agro caleno, che era tra i fondatori del partito comunista in Terra di Lavoro. Negli anni 30 del 900 venne ospite di Graziadei in questi luoghi, sempre all'ombra della chiesetta, Antonio Gramsci poco prima di cadere prigioniero del fascismo. Per molti decenni la piazza della chiesetta si è chiamata appunto piazzetta Gramsci. Nell'immediato dopoguerra ospite dello stesso palazzo di Graziadei fu anche un giovane Giorgio Napolitano, poi divenuto Presidente della Repubblica. Salvatore Piccolo, nel suo libro Il Calice di San Vitaliano, ipotizza che sotto l'attuale chiesetta - che non è più quella costruita dall'abate Roffredo, ma una ricostruzione mal riuscita e con materiali scadenti - possa esistere una cripta che abbia ospitato i resti di San Vitaliano prima della traslazione a Catanzaro avvenuta nel 1122. In effetti nel settembre del 1943, quando ormai la guerra era finita e gli occupanti tedeschi stavano lasciando Sparanise, anche gli angloamericani vollero lasciare traccia del secondo conflitto bellico in questa località.
Colpirono con un bombardamento mirato la chiesetta di San Vitaliano, costruita nel 988, senza danneggiare la stazione e gli altri edifici esistenti. Gli studiosi ritengono che si sia trattato di un esperimento con bombe a guida magnetica attirate dalle campane della chiesa oppure di un avvertimento verso l'istituzione Chiesa cattolica. In caso di aiuto ai tedeschi, gli alleati, con quella distruzione, lasciavano intendere che non si facevano scrupoli a distruggere chiese anche più importanti, come poi fecero con il monastero di Cassino: inutilmente raso al suolo. Con queste premesse e con l'avvertenza di aver scelto una forma snella e breve in modo da allargare il più possibile la platea dei lettori segnaliamo di aver rinunciato alle note a margine affidandoci, per la documentazione storica necessaria, a riferimenti essenziali bibliografici alla fine del nostro pamphlet. La scelta editoriale è caduta proprio sullo strumento letterario del pamphlet, dove, soprattutto, nella prima parte abbiamo illustrato le ragioni dell'inevitabilità e prevedibilità dell'invasione del regno delle Due Sicilie e l'inadeguatezza del governo e dei sovrani borbonici a comprendere gli accadimenti in corso a livello internazionale.
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