La questione morale - editoriale.
06-05-2010 - Cronaca
Le recenti vicende di cronaca che hanno interessato il Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola e le sue dimissioni hanno portato al centro dell´attenzione la questione morale. La vicenda per grosse linee può essere così sintetizzata. Il ministro tempo fa ha acquistato una casa a Roma con vista diretta sul Colosseo, ma si è scoperto che questa casa è stata pagata, per la massima parte da altre persone, dei costruttori successivamente ristretti agli arresti per gravi fatti di corruzione. Qualche mese fa, giunse la notizia che un consigliere comunale di Milano, presidente della commissione Urbanistica venne sorpreso davanti a Palazzo Marino, in compagnia della segretaria, mentre incassava una tangente da 10mila euro e venne arrestato. Poi è stata la volta di un consigliere regionale della Lombardia pure accusato di tangenti ad essere arrestato. In questo caso il consigliere regionale prima di essere arrestato era noto per essere un rigoroso moralista e fustigatore dei costumi soprattutto all´epoca di tangentopoli. Nei mesi scorsi un altro scandalo travolse il provveditore alle opere pubbliche del Lazio, due costruttori ed anche il capo della Protezione Civile venne interessato dalla vicenda, senza dimettersi. Questi ricordati sono gli episodi più significativi di una vera e propria questione morale che riguarda tutta l´Italia con una variabile specifica per il meridione. Nel mezzogiorno agli ordinari episodi di corruzione, sempre più frequenti, si affianca il peso criminale delle organizzazioni mafiose che avendo un controllo del territorio capillare affiancano alla tangente anche una specifica attività di malaffare rappresentata da pesanti condizionamenti degli enti locali.
Va anche chiarito che i fenomeni corruttivi sono assolutamente trasversali e riguardano tutte le forze politiche con evidente incidenza maggiore nei confronti di quei partiti che occupano maggiori posizioni di potere, ministeri, sottosegretariati, regioni e comuni.
Come combattere questi fenomeni e soprattutto come denunciarne il peso distruttivo per la pubblica amministrazione è compito specifico anche della politica.
Qualcuno aveva rivendicato l´azione della magistratura soprattutto a metà degli anni 90, come azione di pulizia che, arrestando i corrotti, avrebbe assicurato un cambiamento delle condotte dei politici. Possiamo dire che non è stato così. La verità è che proprio in occasione di quella che venne definita "tangentopoli" si sviluppò una nuova azione politica che ha radicalmente manipolato il sistema spingendo , con passaggi intermedi, verso l´attuale situazione. Si pensi alla legge elettorale che cambiata nel 1993 per favorire il cosiddetto bipolarismo con un sistema maggioritario è stata poi addirittura modificata con delle liste bloccate dove i parlamentari non risultano eletti dal popolo, ma nominati dai partiti che a priori sanno quanti seggi conseguiranno in quel collegio. Partiti che non sono più quelli di una volta, dove l´organizzazione era adeguatamente democratica ed ogni iscritto poteva aspirare a divenire il segretario, mediante elezioni democratiche in congressi con regole statutarie precise. I partiti attuali sono invece dei piccoli regni dominati da una sola persona, più o meno carismatica, che comanda in senso assoluto tutta la struttura, gestisce le casse del partito incamerando i finanziamenti pubblici che attribuiscono al partito rimborsi elettorali per circa un euro per ogni voto ottenuto. Nessuno può contendere al capo del partito la posizione di leader e chi manifesta dissenso può solo andare via, magari fondando un partito proprio per iniziare, in scale ridotta, lo stesso percorso ormai appreso durante la militanza nel partito precedente.
In questa situazione di assoluto disprezzo delle regole democratiche proliferano personaggi pronti a girare a proprio vantaggio le incertezze del sistema ben sapendo che chi ha il danaro fresco da spendere per le campagne elettorali può aspirare a qualsiasi elezione anche perché i bisogni della gente aumentano e chi ha eccessive necessità non ha la sufficiente libertà per scegliere tra i vari candidati quello che offre il migliore programma elettorale e spesso si accontenta anche di un pugno di lenticchie.
Il sistema economico, un tempo dominato dalla politica che dettava le leggi per regolare i mercati e partecipava in prima persona in alcuni settori all´economia attraverso le partecipazioni statali, oggi domina la politica. Proprio durante gli anni più feroci di tangentopoli, dove gli arresti fioccavano anche per semplici sospetti che poi si sono rivelati infondati, le principali aziende statali sono state cedute ai privati con veri e propri regali.
Oggi il rapporto di forza è esattamente invertito rispetto a venti anni fa : l´economia domina e controlla la politica, ed impone di frequente ai politici scelte che sono solo funzionali agli interessi economici e mai al bene della collettività. Paradigmatica è la vicenda di un preciso gruppo economico del nord-est, all´epoca definiti addirittura "capitani coraggiosi" che ottenuta con poca spesa, per lo più scaricata sugli azionisti privati mediante oscure manovre di borsa, la compagnia pubblica monopolista delle telecomunicazioni, messo in una holding il pacchetto di azioni necessario al controllo, hanno deciso dopo qualche hanno di vendere le quote passando all´incasso. Non hanno venduto al miglior offerente con le procedure delle offerte pubbliche di acquisto (OPA) che avrebbero comportato seri vantaggi per i risparmiatori detentori delle azioni, ma hanno concordato con alcuni loro amici una vendita, sottobanco e senza OPA. Incamerate enormi plusvalenze sono tornati alla carica in un altro settore economico, la compagnia aerea nazionale di bandiera, hanno ottenuto di non subentrare nella vecchia società , quotata in borsa e piena di debiti, ma di crearne una nuova che ha potuto acquisire i velivoli migliori e licenziare il personale in esubero che la vecchia società aveva in carico. In queste vicende nessun magistrato ha alzato un dito ed anche i mass media, si sono ben guardati dal pubblicare una sola inchiesta, dando in pasto all´opinione pubblica le sole vicende di alcuni marginali speculatori i "furbetti del quartierino" impegnati a lucrare grossi guadagni durante le lotte per la spartizione dell´economia ed all´epoca funzionali ai capitani coraggiosi e poi scaricati subito dal ponte di comando per evitare interferenze.
Di fronte a queste questioni, ai tanti silenzi della classe politica e della magistratura verso i poteri economici, occorre riflettere e soprattutto capire che alla fine gli episodi di corruzione che affiorano risultano la punta di un iceberg di dimensioni ben più rilevanti con contenuti spesso nascosti all´opinione pubblica. Solo una forte presa di coscienza della società civile rispetto ai metodi di gestione del potere potrà davvero servire ad un auspicato cambiamento dei comportamenti, in difetto i prossimi anni saranno anche peggiori di quelli trascorsi con conseguenze negative per l´intero paese.
Va anche chiarito che i fenomeni corruttivi sono assolutamente trasversali e riguardano tutte le forze politiche con evidente incidenza maggiore nei confronti di quei partiti che occupano maggiori posizioni di potere, ministeri, sottosegretariati, regioni e comuni.
Come combattere questi fenomeni e soprattutto come denunciarne il peso distruttivo per la pubblica amministrazione è compito specifico anche della politica.
Qualcuno aveva rivendicato l´azione della magistratura soprattutto a metà degli anni 90, come azione di pulizia che, arrestando i corrotti, avrebbe assicurato un cambiamento delle condotte dei politici. Possiamo dire che non è stato così. La verità è che proprio in occasione di quella che venne definita "tangentopoli" si sviluppò una nuova azione politica che ha radicalmente manipolato il sistema spingendo , con passaggi intermedi, verso l´attuale situazione. Si pensi alla legge elettorale che cambiata nel 1993 per favorire il cosiddetto bipolarismo con un sistema maggioritario è stata poi addirittura modificata con delle liste bloccate dove i parlamentari non risultano eletti dal popolo, ma nominati dai partiti che a priori sanno quanti seggi conseguiranno in quel collegio. Partiti che non sono più quelli di una volta, dove l´organizzazione era adeguatamente democratica ed ogni iscritto poteva aspirare a divenire il segretario, mediante elezioni democratiche in congressi con regole statutarie precise. I partiti attuali sono invece dei piccoli regni dominati da una sola persona, più o meno carismatica, che comanda in senso assoluto tutta la struttura, gestisce le casse del partito incamerando i finanziamenti pubblici che attribuiscono al partito rimborsi elettorali per circa un euro per ogni voto ottenuto. Nessuno può contendere al capo del partito la posizione di leader e chi manifesta dissenso può solo andare via, magari fondando un partito proprio per iniziare, in scale ridotta, lo stesso percorso ormai appreso durante la militanza nel partito precedente.
In questa situazione di assoluto disprezzo delle regole democratiche proliferano personaggi pronti a girare a proprio vantaggio le incertezze del sistema ben sapendo che chi ha il danaro fresco da spendere per le campagne elettorali può aspirare a qualsiasi elezione anche perché i bisogni della gente aumentano e chi ha eccessive necessità non ha la sufficiente libertà per scegliere tra i vari candidati quello che offre il migliore programma elettorale e spesso si accontenta anche di un pugno di lenticchie.
Il sistema economico, un tempo dominato dalla politica che dettava le leggi per regolare i mercati e partecipava in prima persona in alcuni settori all´economia attraverso le partecipazioni statali, oggi domina la politica. Proprio durante gli anni più feroci di tangentopoli, dove gli arresti fioccavano anche per semplici sospetti che poi si sono rivelati infondati, le principali aziende statali sono state cedute ai privati con veri e propri regali.
Oggi il rapporto di forza è esattamente invertito rispetto a venti anni fa : l´economia domina e controlla la politica, ed impone di frequente ai politici scelte che sono solo funzionali agli interessi economici e mai al bene della collettività. Paradigmatica è la vicenda di un preciso gruppo economico del nord-est, all´epoca definiti addirittura "capitani coraggiosi" che ottenuta con poca spesa, per lo più scaricata sugli azionisti privati mediante oscure manovre di borsa, la compagnia pubblica monopolista delle telecomunicazioni, messo in una holding il pacchetto di azioni necessario al controllo, hanno deciso dopo qualche hanno di vendere le quote passando all´incasso. Non hanno venduto al miglior offerente con le procedure delle offerte pubbliche di acquisto (OPA) che avrebbero comportato seri vantaggi per i risparmiatori detentori delle azioni, ma hanno concordato con alcuni loro amici una vendita, sottobanco e senza OPA. Incamerate enormi plusvalenze sono tornati alla carica in un altro settore economico, la compagnia aerea nazionale di bandiera, hanno ottenuto di non subentrare nella vecchia società , quotata in borsa e piena di debiti, ma di crearne una nuova che ha potuto acquisire i velivoli migliori e licenziare il personale in esubero che la vecchia società aveva in carico. In queste vicende nessun magistrato ha alzato un dito ed anche i mass media, si sono ben guardati dal pubblicare una sola inchiesta, dando in pasto all´opinione pubblica le sole vicende di alcuni marginali speculatori i "furbetti del quartierino" impegnati a lucrare grossi guadagni durante le lotte per la spartizione dell´economia ed all´epoca funzionali ai capitani coraggiosi e poi scaricati subito dal ponte di comando per evitare interferenze.
Di fronte a queste questioni, ai tanti silenzi della classe politica e della magistratura verso i poteri economici, occorre riflettere e soprattutto capire che alla fine gli episodi di corruzione che affiorano risultano la punta di un iceberg di dimensioni ben più rilevanti con contenuti spesso nascosti all´opinione pubblica. Solo una forte presa di coscienza della società civile rispetto ai metodi di gestione del potere potrà davvero servire ad un auspicato cambiamento dei comportamenti, in difetto i prossimi anni saranno anche peggiori di quelli trascorsi con conseguenze negative per l´intero paese.