Il Comune di Sparanise a Barletta per commemorare l´eccedio nazista dei vigili urbani.
13-09-2010 - Cronaca
Una delegazione in rappresentanza del Comune di Sparanise ha partecipato alla cerimonia in Barletta per la commemorazione dei vigili urbani trucidati dai nazi-fascisti il 12 settembre 1943.
A guidare la delegazione l´Avv. Salvatore Piccolo, i sovrintendenti di polizia municipale Agostino Monfreda e Benedetto Alonzo ed il gonfaloniere Franco Dattile. Il gonfalone del Comune di Sparanise ha sfilato insieme a quelli venuti da tutta Italia come Napoli, Roma, Nettuno, la Regione Campania, la Regione Lazio, la Regione Emilia Romagna. A margine della manifestazione l´Avv. Salvatore Piccolo ha espresso la propria vicinanza al Comune di Barletta per il dolore ancora vivo nonostante i tanti anni trascorsi. Anche Sparanise ha avuto un martirio di vittime innocenti durante quel terribile autunno del 1943 ed è molto sensibile alle vicende che tramandano il ricordo di quegli anni insanguinati dalla ferocia nazifascista. La vicenda di Barletta - ha concluso Piccolo - accomuna Sparanise alla città pugliese ed il ricordo del martirio serve da monito per le nuove generazioni circa l´abominio della prevaricazione e della guerra.
Ma veniamo ai fatti di Barletta in quel 12 settembre del 1943.
Dopo l´08 settembre i tedeschi iniziano ad occupare il territorio nazionale, ma a Barletta trovano una resistenza non prevista da parte dei militari italiani presenti.
I tedeschi, vista l´accanita resistenza degli italiani, decidono un´azione di forza. Alle sette sbucano dal mare a volo radente, i "caccia" nemici. Sanno dove sono sistemate le batterie contraeree italiane e le colpiscono inesorabilmente. E´ un attacco a sorpresa. In pochi minuti gli aerei tedeschi distruggono la gran parte delle artiglierie del porto, del Castello, delle Casermette. Viene resa inutilizzabile anche la famosa 132 che il giorno prima aveva loro sbarrato la strada sulla via del Camposanto. Vengono colpite abitazioni, chiese ed altri obiettivi civili. Barletta resta praticamente indifesa. Alle 8 non c´è persona viva per le strade. Il silenzio è profondo, assoluto. Lo rompe soltanto, di tanto in tanto, il fragore dello scoppio di una bomba e il grido di chi ne è colpito.
Mezz´ora dopo carri armati e automezzi blindati entrano in una città che ormai non fa più resistenza. L´ultimo ostacolo che hanno dovuto superare è stato sull´Ofanto, dove una batteria italiana li ha costretti ad un duro combattimento. Ma sono superiori di numero e di mezzi e vincono lo scontro. Ci si accorge subito che i tedeschi sono cambiati, che la lotta del giorno prima e, soprattutto, l´uccisione degli ufficiali in piazza Roma li ha scatenati. Sono assetati di vendetta, decisi persino al saccheggio. E´ la prima volta che gli italiani li vedono così, ma non sarà l´ultima. Saccheggi, vendette, rappresaglie, terrore, in molte zone d´Italia incominceranno adesso e dureranno venti mesi.
Mentre la guarnigione si arrende (il colonnello Grasso e gli ufficiali saranno deportati in Germania), una colonna di tedeschi raggiunge piazza Roma. Sparano raffiche di mitra contro le persiane e le porte delle case, se hanno l´impressione che dietro ci sia qualcuno. Alcuni civili sono uccisi. In piazza Roma, dove il giorno prima c´era stato lo scontro con gli ufficiali, non trovano nessuno; allora si dirigono verso piazza Monumento, poche decine di metri più in là. Qui sull´angolo di via De Nittis con via Cappuccini, che sbuca nella piazza, c´è un piccolo ufficio al pianterreno di una vecchia casa. Due stanzette che fungono da comando dei vigili urbani.
In servizio, quella mattina, ne sono presenti dodici, compreso il maresciallo Capuano che li comanda. Con loro ci sono pure due netturbini rifugiatisi nell´ufficio quando sono scoppiati i bombardamenti. Gli altri vigili, con qualche scusa, sono rimasti a casa. Hanno fiutato il pericolo. I loro colleghi più scrupolosi pagheranno con la vita il loro senso del dovere. Alle 9 i carri armati tedeschi sbucano in piazza Monumento. I vigili nascondono le pistole. Quando una pattuglia nemica entra nell´ufficio li trova inermi e disarmati. Non c´è alcun motivo per accanirsi si di loro, ma i tedeschi hanno deciso. Vogliono vendicarsi della morte dei loro ufficiali e della resistenza incontrata il giorno prima. Li costringono ad alzarsi e a strattoni li fanno uscire sulla piazza. Vengono messi contro il muro dell´edificio che ospita la direzione delle Poste. Nell´ordine da sinistra ci sono i vigili Antonio Falconetti, Pasquale Del Re, Luigi Gallo, Vincenzo Paolillo, Gioacchino Torre (assunto quaranta giorni prima), gli spazzini Luigi Jurillo e Nicola Cassatella e poi ancora i vigili Pasquale Guaglione, Michele Spera, Francesco Gazia, Sabino Monteverde, Michele Forte e Francesco Falconetti. Il maresciallo lo lasciano andare.
Arriva un fotografo. La scena viene ripresa alcune volte, con tanta insistenza che i tredici, prima terrorizzati, incominciano a rassicurarsi. Pensano, forse, ad una montatura dei tedeschi per farli passare come dei prigionieri militari. Poi, all´improvviso, un ufficiale da ordine alle mitragliatrici, piazzate sul marciapiede opposto, di sparare. Le prime raffiche esplodono tra urla di dolore e di terrore. Uno dei vigili riesce a scappare, svolta l´angolo di via Cappuccini, ma qui viene inchiodato da alcuni colpi sparati con il mitra da un soldato. Michele Spera, seppur colpito alle gambe, attraversa con un balzo la strada e si butta contro gli aguzzini. Lo troveranno, tutto perforato di colpi, sdraiato su una delle mitragliatrici.
I tedeschi soddisfatti della strage se ne vanno subito, lasciando i cadaveri come sono caduti, "per dare un esempio". Così salvano la vita a Francesco Falconetti, il quale , colpito alle gambe, era crollato a terra tra i primi. I suoi compagni gli sono piombati addosso, coprendolo. Un po´ svenuto e un po´ cosciente, il povero vigile resterà, ferito, per quasi quattro ore sotto quel cumulo di cadaveri. Solo quando le mogli dei morti arriveranno, urlando e piangendo, con dei carretti per portarsi via i corpi dei mariti, il sopravvissuto potrà essere liberato e portato all´ospedale (è morto qualche anno fa, stroncato dalla malattia al cuore contratta quel giorno). I tedeschi restano a Barletta fino al 24 settembre, quando la città viene occupata dai soldati inglesi, canadesi e neozelandesi, preceduti da una motocicletta con due militari italiani.
Nella sezione foto gallery di questo sito vi è un album fotografico sia dell´eccidio che della partecipazione alla commemorazione.
A guidare la delegazione l´Avv. Salvatore Piccolo, i sovrintendenti di polizia municipale Agostino Monfreda e Benedetto Alonzo ed il gonfaloniere Franco Dattile. Il gonfalone del Comune di Sparanise ha sfilato insieme a quelli venuti da tutta Italia come Napoli, Roma, Nettuno, la Regione Campania, la Regione Lazio, la Regione Emilia Romagna. A margine della manifestazione l´Avv. Salvatore Piccolo ha espresso la propria vicinanza al Comune di Barletta per il dolore ancora vivo nonostante i tanti anni trascorsi. Anche Sparanise ha avuto un martirio di vittime innocenti durante quel terribile autunno del 1943 ed è molto sensibile alle vicende che tramandano il ricordo di quegli anni insanguinati dalla ferocia nazifascista. La vicenda di Barletta - ha concluso Piccolo - accomuna Sparanise alla città pugliese ed il ricordo del martirio serve da monito per le nuove generazioni circa l´abominio della prevaricazione e della guerra.
Ma veniamo ai fatti di Barletta in quel 12 settembre del 1943.
Dopo l´08 settembre i tedeschi iniziano ad occupare il territorio nazionale, ma a Barletta trovano una resistenza non prevista da parte dei militari italiani presenti.
I tedeschi, vista l´accanita resistenza degli italiani, decidono un´azione di forza. Alle sette sbucano dal mare a volo radente, i "caccia" nemici. Sanno dove sono sistemate le batterie contraeree italiane e le colpiscono inesorabilmente. E´ un attacco a sorpresa. In pochi minuti gli aerei tedeschi distruggono la gran parte delle artiglierie del porto, del Castello, delle Casermette. Viene resa inutilizzabile anche la famosa 132 che il giorno prima aveva loro sbarrato la strada sulla via del Camposanto. Vengono colpite abitazioni, chiese ed altri obiettivi civili. Barletta resta praticamente indifesa. Alle 8 non c´è persona viva per le strade. Il silenzio è profondo, assoluto. Lo rompe soltanto, di tanto in tanto, il fragore dello scoppio di una bomba e il grido di chi ne è colpito.
Mezz´ora dopo carri armati e automezzi blindati entrano in una città che ormai non fa più resistenza. L´ultimo ostacolo che hanno dovuto superare è stato sull´Ofanto, dove una batteria italiana li ha costretti ad un duro combattimento. Ma sono superiori di numero e di mezzi e vincono lo scontro. Ci si accorge subito che i tedeschi sono cambiati, che la lotta del giorno prima e, soprattutto, l´uccisione degli ufficiali in piazza Roma li ha scatenati. Sono assetati di vendetta, decisi persino al saccheggio. E´ la prima volta che gli italiani li vedono così, ma non sarà l´ultima. Saccheggi, vendette, rappresaglie, terrore, in molte zone d´Italia incominceranno adesso e dureranno venti mesi.
Mentre la guarnigione si arrende (il colonnello Grasso e gli ufficiali saranno deportati in Germania), una colonna di tedeschi raggiunge piazza Roma. Sparano raffiche di mitra contro le persiane e le porte delle case, se hanno l´impressione che dietro ci sia qualcuno. Alcuni civili sono uccisi. In piazza Roma, dove il giorno prima c´era stato lo scontro con gli ufficiali, non trovano nessuno; allora si dirigono verso piazza Monumento, poche decine di metri più in là. Qui sull´angolo di via De Nittis con via Cappuccini, che sbuca nella piazza, c´è un piccolo ufficio al pianterreno di una vecchia casa. Due stanzette che fungono da comando dei vigili urbani.
In servizio, quella mattina, ne sono presenti dodici, compreso il maresciallo Capuano che li comanda. Con loro ci sono pure due netturbini rifugiatisi nell´ufficio quando sono scoppiati i bombardamenti. Gli altri vigili, con qualche scusa, sono rimasti a casa. Hanno fiutato il pericolo. I loro colleghi più scrupolosi pagheranno con la vita il loro senso del dovere. Alle 9 i carri armati tedeschi sbucano in piazza Monumento. I vigili nascondono le pistole. Quando una pattuglia nemica entra nell´ufficio li trova inermi e disarmati. Non c´è alcun motivo per accanirsi si di loro, ma i tedeschi hanno deciso. Vogliono vendicarsi della morte dei loro ufficiali e della resistenza incontrata il giorno prima. Li costringono ad alzarsi e a strattoni li fanno uscire sulla piazza. Vengono messi contro il muro dell´edificio che ospita la direzione delle Poste. Nell´ordine da sinistra ci sono i vigili Antonio Falconetti, Pasquale Del Re, Luigi Gallo, Vincenzo Paolillo, Gioacchino Torre (assunto quaranta giorni prima), gli spazzini Luigi Jurillo e Nicola Cassatella e poi ancora i vigili Pasquale Guaglione, Michele Spera, Francesco Gazia, Sabino Monteverde, Michele Forte e Francesco Falconetti. Il maresciallo lo lasciano andare.
Arriva un fotografo. La scena viene ripresa alcune volte, con tanta insistenza che i tredici, prima terrorizzati, incominciano a rassicurarsi. Pensano, forse, ad una montatura dei tedeschi per farli passare come dei prigionieri militari. Poi, all´improvviso, un ufficiale da ordine alle mitragliatrici, piazzate sul marciapiede opposto, di sparare. Le prime raffiche esplodono tra urla di dolore e di terrore. Uno dei vigili riesce a scappare, svolta l´angolo di via Cappuccini, ma qui viene inchiodato da alcuni colpi sparati con il mitra da un soldato. Michele Spera, seppur colpito alle gambe, attraversa con un balzo la strada e si butta contro gli aguzzini. Lo troveranno, tutto perforato di colpi, sdraiato su una delle mitragliatrici.
I tedeschi soddisfatti della strage se ne vanno subito, lasciando i cadaveri come sono caduti, "per dare un esempio". Così salvano la vita a Francesco Falconetti, il quale , colpito alle gambe, era crollato a terra tra i primi. I suoi compagni gli sono piombati addosso, coprendolo. Un po´ svenuto e un po´ cosciente, il povero vigile resterà, ferito, per quasi quattro ore sotto quel cumulo di cadaveri. Solo quando le mogli dei morti arriveranno, urlando e piangendo, con dei carretti per portarsi via i corpi dei mariti, il sopravvissuto potrà essere liberato e portato all´ospedale (è morto qualche anno fa, stroncato dalla malattia al cuore contratta quel giorno). I tedeschi restano a Barletta fino al 24 settembre, quando la città viene occupata dai soldati inglesi, canadesi e neozelandesi, preceduti da una motocicletta con due militari italiani.
Nella sezione foto gallery di questo sito vi è un album fotografico sia dell´eccidio che della partecipazione alla commemorazione.