Addio a Nelson Mandela, leader dei deboli del mondo.
06-12-2013 13:24 - Diritto
Nelson Mandela, la leggenda che ha sconfitto l´apartheid , è morto a 95 per entrare dritto nella storia. Il presidente sudafricano Jacob Zuma, vestito di nero, il volto tirato, ha annunciato in un discorso televisivo la scomparsa di "Madiba" per il quale «il mondo intero avrà grande gratitudine per sempre».
«Una grande luce si è spenta nel mondo, è stato un eroe del nostro tempo», sono state le parole del premier britannico David Cameron, tra i primi a inchinarsi di fronte alla morte del leader antiapartheid. Il segretario generale dell´Onu Ban Ki-moon lo ha definito «un gigante per la giustizia e fonte di ispirazione per l´umanità». Il presidente francese Francois Hollande lo ha salutato come un «magnifico combattente» e un «eccezionale protagonista della resistenza contro l´aprtheid».
Non ci sono parole per descrivere l´enormità dell´uomo che è scomparso. Ha lasciato un segno indelebile nella storia dell´umanità. Ha rappresentato e, siamo certi, anche da morto rappresentarà ancora un simbolo non solo per i neri del mondo, ma per tutti i deboli di questo pianeta. Una di quelle figure che danno un senso all´umanità, paragonabile ai cattolici San Franscesco d´Assisi o Giovanni Paolo II, a Confucio o Buddha. Per comprendere la grandezza dell´uomo brevemente riassumiamo la sua vita.
Mandela è stato il simbolo dell´ultima lotta dell´Africa nera contro l´estremo baluardo della dominazione bianca nel continente. Un uomo cresciuto nello spietato regime dell´apartheid razzista che oppresse il Sudafrica dal 1948 al 1994; un leader che ha abbracciato e guidato la lotta armata, ha trascorso quasi un terzo della vita in carcere e ne è uscito come un "Gandhi nero", che con il suo messaggio di perdono e riconciliazione ha saputo trattenere il suo Paese dal precipitare in un temuto baratro di vendetta e di sangue. Nacque il 18 luglio 1918 a Mvezo, villaggio del Transkei (sud-est) da una famiglia di sangue reale di etnia Xhosa. Dopo la scuola metodista si iscrisse all´Università di Fort Hare per poi trasferirsi a Johannesburg, dove studiò legge all´Università del Witwatersrand e frequentò militanti e dirigenti dell´African National Congress (Anc), il primo partito fondato nel 1912 dai neri in Sudafrica. Nel 1944 partecipò alla fondazione della Lega della Gioventù dell´Anc. Lo stesso anno sposò Evelyn Mase, da cui divorzierà nel 1957. La vittoria del razzista Fronte nazionale nelle elezioni del 1948 radicalizza le sue posizioni. Nel 1952 aprì uno studio legale insieme a Oliver Tambo nel centro di Johannesburg: il primo gestito da neri in Sudafrica.
Insieme ad altri 150, nel dicembre 1956 venne arrestato e accusato di tradimento in un processo che si concluderà nel 1961 con un´assoluzione generale. Nel 1957 conobbe Winnie Madikizela, che sposò l´anno successivo. Nel 1961 fondò il braccio armato dell´Anc, l´MK (Umkhonto we Sizwe, "Lancia della Nazione"), dedito ad azioni di sabotaggio, piani di guerriglia, addestramento paramilitare. Nel 1962 venne arrestato e condannato a 5 anni di carcere per attività sovversive ed espatrio illegale al rientro da una lunga missione in Africa e Europa. Nel 1964 fu condannato ai lavori forzati a vita al processo di Rivonia, dal nome della località dove l´anno prima l´intero stato maggiore dell´Anc era stato catturato in una retata della polizia. Dal banco degli imputati, Mandela pronunciò un celebre discorso in difesa del diritto degli oppressi alla lotta armata come ultima risorsa contro la violenza degli oppressori. Proclamò però anche il suo ideale di società non razzista con uguali diritti per bianchi e neri. Un ideale per cui proclama di essere pronto a morire. Venne trasferito nel carcere di massima sicurezza di Robben Island, al largo di Cape Town, dove passò 18 dei suoi 27 anni di prigione. Si laureò in legge per corrispondenza alla University of London. In prigione la sua fama mondiale e popolarità aumentarono e diventò simbolo della lotta al regime razzista.
Nel 1982 venne trasferito nella prigione di Pollsmoor. Nel 1985 il presidente P. Botha gli offrì la libertà in cambio alla rinuncia incondizionata alla violenza. Mandela rifiutò, preferendo restare in carcere piuttosto che dare un segnale di resa al movimento nero. Eppure il leader nero era apertamente schierato contro la violenza e non avrebbe avuto problemi a rendere una dichiarazione contro la violenza , che poi da uomo libero puntualmente rilasciò. Nel 1988 fu trasferito nella prigione di Victor Verster, a nord di Cape Town, dove le condizioni di detenzione migliorano. Nel 1989 Botha venne sostituito da Frederik de Klerk, che il 2 febbraio 1990 annunciò la liberazione di Mandela. L´11 febbraio una folla immensa accolse il leader, che si presentò al mondo con un discorso che resterà nella storia, offrendo perdono e riconciliazione all´impaurita minoranza bianca. Mandela fu eletto presidente dell´Anc, iniziò un difficile periodo di negoziato col governo di de Klerk, che proseguì per quattro anni. Tentativi eversivi di gruppi di estrema destra, sanguinose violenze tribali minacciarono la strategia di riconciliazione di Madiba, come ormai tutti chiamavano Mandela (titolo onorifico del suo clan). Nel 1993 ricevertte il Nobel per la Pace insieme a De Klerk e nel novembre 2009, l´Onu proclamerò il 18 luglio "Mandela Day".
Negli anni ´80 proprio la rinuncia alla libertà, bene prezioso ed insostituibile, fece ottenere a Nelson Mandela una grande popolarità . Per quella generazione di adolescenti che negli anni ´80 studiavano tra i banchi del liceo piuttosto che all´Università vedere e partecipare ad enormi concerti organizzati per chiedere la libertà di Mandela con grandi artisti come gli irlandesi U2, Peter Gabriel, Poul Simon, Sting, cantare canzoni dal titolo "free Nelson Mandela" significava sostenere la battaglia di Mandela che era ormai diventata la battaglia di un´intera generazione che chiedeva e chiede un mondo migliore.
«Tutti noi viviamo in un mondo migliore grazie alla vita che Madiba ha vissuto», ha riassunto Bill Clinton, che negli anni della sua presidenza gli fu amico e alleato. E in Sudafrica ha parlato l´ultimo presidente bianco, Frederik De Klerk, che a Mandela restituì la libertà e che poi con lui ha diviso il Nobel per la Pace. «Grazie a Mandela la riconciliazione in Sudafrica è stata possibile», gli ha reso onore in un´intervista telefonica alla Cnn.
E´ stato il leader della lotta contro il razzismo ed in particolare contro il razzismo contro i neri africani, da millenni deportati e schiavizzati. Tuttavia è riduttivo tenere la battaglia per la libertà di Mandela nell´ambito della lotta all´apartheid . Mandela ormai ha rappresentato e rappresenterà un simbolo di speranza per tutti i deboli del mondo, particolarmente per quelli del SUD , ha dimostrato che contro l´arroganza e la prepotenza di pochi si può vincere anche solo con la forza della riconciliazione e con il perdono.
I vecchi compagni dell´African National Congress - il suo partito - lo hanno a loro volta ricordato così: «Un colosso, un esempio di umiltà, uguaglianza, giustizia, pace e speranza per milioni» di uomini e donne. «Abbiamo imparato a vivere insieme e a credere in noi stessi», ha fatto eco un altro Nobel per la pace sudafricano, il vescovo anglicano nero Desmond Tutu. Si è spento «serenamente» nella sua casa di Johannesburg, ha raccontato Zuma in Tv. Si dice spesso di chi se ne va, ma per Madiba, oggi, appare vero sul serio.
«Una grande luce si è spenta nel mondo, è stato un eroe del nostro tempo», sono state le parole del premier britannico David Cameron, tra i primi a inchinarsi di fronte alla morte del leader antiapartheid. Il segretario generale dell´Onu Ban Ki-moon lo ha definito «un gigante per la giustizia e fonte di ispirazione per l´umanità». Il presidente francese Francois Hollande lo ha salutato come un «magnifico combattente» e un «eccezionale protagonista della resistenza contro l´aprtheid».
Non ci sono parole per descrivere l´enormità dell´uomo che è scomparso. Ha lasciato un segno indelebile nella storia dell´umanità. Ha rappresentato e, siamo certi, anche da morto rappresentarà ancora un simbolo non solo per i neri del mondo, ma per tutti i deboli di questo pianeta. Una di quelle figure che danno un senso all´umanità, paragonabile ai cattolici San Franscesco d´Assisi o Giovanni Paolo II, a Confucio o Buddha. Per comprendere la grandezza dell´uomo brevemente riassumiamo la sua vita.
Mandela è stato il simbolo dell´ultima lotta dell´Africa nera contro l´estremo baluardo della dominazione bianca nel continente. Un uomo cresciuto nello spietato regime dell´apartheid razzista che oppresse il Sudafrica dal 1948 al 1994; un leader che ha abbracciato e guidato la lotta armata, ha trascorso quasi un terzo della vita in carcere e ne è uscito come un "Gandhi nero", che con il suo messaggio di perdono e riconciliazione ha saputo trattenere il suo Paese dal precipitare in un temuto baratro di vendetta e di sangue. Nacque il 18 luglio 1918 a Mvezo, villaggio del Transkei (sud-est) da una famiglia di sangue reale di etnia Xhosa. Dopo la scuola metodista si iscrisse all´Università di Fort Hare per poi trasferirsi a Johannesburg, dove studiò legge all´Università del Witwatersrand e frequentò militanti e dirigenti dell´African National Congress (Anc), il primo partito fondato nel 1912 dai neri in Sudafrica. Nel 1944 partecipò alla fondazione della Lega della Gioventù dell´Anc. Lo stesso anno sposò Evelyn Mase, da cui divorzierà nel 1957. La vittoria del razzista Fronte nazionale nelle elezioni del 1948 radicalizza le sue posizioni. Nel 1952 aprì uno studio legale insieme a Oliver Tambo nel centro di Johannesburg: il primo gestito da neri in Sudafrica.
Insieme ad altri 150, nel dicembre 1956 venne arrestato e accusato di tradimento in un processo che si concluderà nel 1961 con un´assoluzione generale. Nel 1957 conobbe Winnie Madikizela, che sposò l´anno successivo. Nel 1961 fondò il braccio armato dell´Anc, l´MK (Umkhonto we Sizwe, "Lancia della Nazione"), dedito ad azioni di sabotaggio, piani di guerriglia, addestramento paramilitare. Nel 1962 venne arrestato e condannato a 5 anni di carcere per attività sovversive ed espatrio illegale al rientro da una lunga missione in Africa e Europa. Nel 1964 fu condannato ai lavori forzati a vita al processo di Rivonia, dal nome della località dove l´anno prima l´intero stato maggiore dell´Anc era stato catturato in una retata della polizia. Dal banco degli imputati, Mandela pronunciò un celebre discorso in difesa del diritto degli oppressi alla lotta armata come ultima risorsa contro la violenza degli oppressori. Proclamò però anche il suo ideale di società non razzista con uguali diritti per bianchi e neri. Un ideale per cui proclama di essere pronto a morire. Venne trasferito nel carcere di massima sicurezza di Robben Island, al largo di Cape Town, dove passò 18 dei suoi 27 anni di prigione. Si laureò in legge per corrispondenza alla University of London. In prigione la sua fama mondiale e popolarità aumentarono e diventò simbolo della lotta al regime razzista.
Nel 1982 venne trasferito nella prigione di Pollsmoor. Nel 1985 il presidente P. Botha gli offrì la libertà in cambio alla rinuncia incondizionata alla violenza. Mandela rifiutò, preferendo restare in carcere piuttosto che dare un segnale di resa al movimento nero. Eppure il leader nero era apertamente schierato contro la violenza e non avrebbe avuto problemi a rendere una dichiarazione contro la violenza , che poi da uomo libero puntualmente rilasciò. Nel 1988 fu trasferito nella prigione di Victor Verster, a nord di Cape Town, dove le condizioni di detenzione migliorano. Nel 1989 Botha venne sostituito da Frederik de Klerk, che il 2 febbraio 1990 annunciò la liberazione di Mandela. L´11 febbraio una folla immensa accolse il leader, che si presentò al mondo con un discorso che resterà nella storia, offrendo perdono e riconciliazione all´impaurita minoranza bianca. Mandela fu eletto presidente dell´Anc, iniziò un difficile periodo di negoziato col governo di de Klerk, che proseguì per quattro anni. Tentativi eversivi di gruppi di estrema destra, sanguinose violenze tribali minacciarono la strategia di riconciliazione di Madiba, come ormai tutti chiamavano Mandela (titolo onorifico del suo clan). Nel 1993 ricevertte il Nobel per la Pace insieme a De Klerk e nel novembre 2009, l´Onu proclamerò il 18 luglio "Mandela Day".
Negli anni ´80 proprio la rinuncia alla libertà, bene prezioso ed insostituibile, fece ottenere a Nelson Mandela una grande popolarità . Per quella generazione di adolescenti che negli anni ´80 studiavano tra i banchi del liceo piuttosto che all´Università vedere e partecipare ad enormi concerti organizzati per chiedere la libertà di Mandela con grandi artisti come gli irlandesi U2, Peter Gabriel, Poul Simon, Sting, cantare canzoni dal titolo "free Nelson Mandela" significava sostenere la battaglia di Mandela che era ormai diventata la battaglia di un´intera generazione che chiedeva e chiede un mondo migliore.
«Tutti noi viviamo in un mondo migliore grazie alla vita che Madiba ha vissuto», ha riassunto Bill Clinton, che negli anni della sua presidenza gli fu amico e alleato. E in Sudafrica ha parlato l´ultimo presidente bianco, Frederik De Klerk, che a Mandela restituì la libertà e che poi con lui ha diviso il Nobel per la Pace. «Grazie a Mandela la riconciliazione in Sudafrica è stata possibile», gli ha reso onore in un´intervista telefonica alla Cnn.
E´ stato il leader della lotta contro il razzismo ed in particolare contro il razzismo contro i neri africani, da millenni deportati e schiavizzati. Tuttavia è riduttivo tenere la battaglia per la libertà di Mandela nell´ambito della lotta all´apartheid . Mandela ormai ha rappresentato e rappresenterà un simbolo di speranza per tutti i deboli del mondo, particolarmente per quelli del SUD , ha dimostrato che contro l´arroganza e la prepotenza di pochi si può vincere anche solo con la forza della riconciliazione e con il perdono.
I vecchi compagni dell´African National Congress - il suo partito - lo hanno a loro volta ricordato così: «Un colosso, un esempio di umiltà, uguaglianza, giustizia, pace e speranza per milioni» di uomini e donne. «Abbiamo imparato a vivere insieme e a credere in noi stessi», ha fatto eco un altro Nobel per la pace sudafricano, il vescovo anglicano nero Desmond Tutu. Si è spento «serenamente» nella sua casa di Johannesburg, ha raccontato Zuma in Tv. Si dice spesso di chi se ne va, ma per Madiba, oggi, appare vero sul serio.