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In morte di Silvio Berlusconi.

12-06-2023 14:40 - Cronaca
La notizia della morte di Silvio Berlusconi ha colto chi scrive parzialmente impreparato. Non era più giovanissimo ed aveva serie patologie, circostanze normalmente letali. Berlusconi, però, non era un uomo normale. Era il più ricco, il più indagato, quello che aveva governato per più tempo. Dimostrava di reagire bene alle cure, aveva medici personali e strutture sanitarie che i comuni mortali non possono permettersi, sembrava potesse farcela ed andare avanti ancora per qualche lustro così da diventare anche il più longevo tra i politici in attività. Invece come scrisse il principe De Curtis, in arte Toto', la morte è una livella, colpisce tutti indistintamente. Quando decide di arrivare, la signora Morte, non fa grandi differenze, ha sempre il sopravvento, difficile resistere. Berlusconi ha fatto politica sino alla fine. Ha partecipato all'ultima campagna elettorale in condizioni già precarie e molti pensavano :" ma perché, vista l'età, non si gode le sue ricchezze?". Forse davvero si era convinto di essere indispensabile per le istituzioni e la convinzione di essere indispensabile per la politica italiana. È stato un leader molto amato che ha lasciato un segno principalmente nel modo di fare politica e di rivolgersi agli elettori, usando il mezzo televisivo in maniera massiva. Poi anche la televisione è diventata desueta e Berlusconi pazientemente si era "convertito" alle strategie mediatiche di nuova generazione basate sui social network. Ha sostanzialmente archiviato il valore dei partiti tradizionali basate su regole democratiche, su congressi elettivi. Berlusconi era egli stesso un partito, nel senso che era il vertice indiscusso di se stesso, senza alcuna possibilità di dissenso interno. Anche gli avversari tentarono di adeguarsi alla deriva verticistica imposta dal berlusconismo, ma non avevano le stesse potenzialità, capacità e risorse finanziarie del Silvio nazionale. Amato ed osannato da milioni di cittadini, era anche molto contrastato dagli avversari. Nemici che lo attaccavano personalmente, voci su presunte protezioni mafiose, vita privata messa in piazza con feste e festini in casa propria che alimentavano pruriginosi resoconti giornalistici. Storico lo scontro con la magistratura accusata di persecuzione giudiziaria. Una battaglia che Berlusconi intraprese e che pagò alla fine con una condanna per un reato finanziario in parte condonato per indulto ed in parte scontato con l'affidamento in prova ai servizi sociali, l'onta della decadenza dalle cariche elettive e il sostanziale allontanamento dalle aule parlamentari per il tempo necessario a conseguire la riabilitazione che quando arrivò riguardava un uomo ormai avanti negli anni e per questo sul viale del tramonto. Probabilmente una riforma della magistratura e più complessivamente della Giustizia era davvero necessaria negli anni in cui trionfava Berlusconi, aveva una maggioranza forte, ma il Silvio nazionale mise in campo "leggine" che modificavano specifici reati che riguardavano le proprie posizioni oppure il regime della prescrizione, accorciato per alcuni reati ed allungato per altri, piccole cose ben distanti da una riforma della Giustizia che il paese attendeva e l'Europa ci ha imposto poi recentemente come condizione per accedere ai fondi PNRR. Alla fine le leggine furono battezzate dalla stampa contraria come leggi 'ad personam'. Servirà ancora del tempo prima che sull'operato di Silvio Berlusconi possa calare il giudizio della Storia, credo che in questa fase prevarranno le contingenze dei nemici di ieri o le lodi degli amici che pure nel corso degli anni si erano ridotti nel numero e nella qualità.

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