Venticinque anni fa Enzo Tortora condannato come un criminale
16-09-2010 - Cronaca
Sono passati 25 anni da quel 17 settembre 1985, quando il giornalista e popolare presentatore televisivo Enzo Tortora fu condannato con una sentenza dal Tribunale di Napoli a dieci anni di reclusione per associazione per delinquere di tipo mafioso e traffico di stupefacenti.
L´inchiesta nei riguardi di Tortora - che divise il Paese tra innocentisti e colpevolisti ed alimento´ il dibattito sul ´´pentitismo´´ - era cominciata nei premi mesi del 1983, quando due pentiti della Nuova Camorra Organizzata (Nco), capeggiata da Raffaele Cutolo, indicarono Tortora, ´´quello di Portobello´´, quale appartenente alla Nco con l´incarico di corriere di droga.
Tortora fu arrestato all´alba del 17 giugno ´83 in un albergo di Roma, ma fu portato in carcere in tarda mattinata, solo quando - secondo i difensori - fotografi e cineoperatori furono pronti a ritrarre l´ imputato in manette. Fin dal primo momento Tortora si disse innocente. Dopo sette mesi di detenzione, l´imputato ebbe gli arresti domiciliari.
Fu quindi eletto eurodeputato radicale il 17 giugno 1984. Il 20 luglio 1984 torno´ in liberta´ ed annuncio´ che avrebbe chiesto al Parlamento europeo di concedere l´autorizzazione a procedere nei suoi riguardi che fu data il 10 dicembre. Dopo il suo rinvio a giudizio, il 4 febbraio 1985, arrivo´ la sentenza di condanna di primo grado.
Il 15 settembre 1986, la Corte di Appello di Napoli rovescio´ il verdetto: assoluzione con formula piena, ed i pentiti furono giudicati non credibili. ´´E´ la fine di un incubo´´, disse il presentatore. L´ innocenza dell´imputato fu confermata il 13 giugno 1987 dalla Corte di Cassazione. Meno di un anno dopo, il 18 maggio 1988, Enzo Tortora mori´ per un cancro ai polmoni.
In seguito alla vicenda drammatica di Enzo Tortora venne approvato a larga maggioranza un referendum per la responsabilità civile dei magistrati, nel senso che i magistrati che sbagliavano colpevolmente dovevano rispondere in sede civile dei causati dai loro errori, ma la volontà popolare venne presto cancellata da una legge che di fatto annullava la responsabilità civile dei magistrati.
Sempre in seguito alla vicenda Tortora ed al grande clamore suscitato dalla sua ingiusta carcerazione e condanna in primo grado, a furor di popolo, il legislatore decise di riformare il codice di procedura penale e di passare dal modello inquisitorio, procedimento al quale era stato sottoposto Tortora, al modello accusatorio con accusa e difesa sostanzialmente sullo stesso piano. Il nuovo codice di procedura penale entrò in vigore nell´anno 1989 e nelle intenzioni doveva servire ad evitare errori giudiziari come era accaduto nel caso di Tortora. Dopo molti anni Antonio Di Pietro confessò che la stagione di Tangentopoli fu resa possibile proprio grazie al nuovo codice di procedura penale che, in realtà subito dopo l´entrata in vigore, venne demolito nell´impianto fondante da numerose sentenza della Corte Costituzionale che minarono alcuni istituti di garanzia previsti dal codice. Anche sotto la vigenza del nuovo codice di procedura penale numerosi sono stati gli errori giudiziari senza conseguenze per i magistrati, ma certamente gravissimi per i malcapitati cittadini. Di recente memoria la vicenda di Filippo Pappalardi arrestato e detenuto in custodia cautelare con la gravissima accusa di essere l´assassino dei sui due figli, Ciccio e Tore da Graviana di Puglia, mentre venne liberato proprio perché per caso si scoprirono i corpi dei due bambini caduti accidentalmente in una grotta di una vecchia costruzione, senza che il padre avesse responsabilità nella vicenda.
Per questo motivo la vicenda di Enzo Tortora è ancora di attualità ed un caso di scuola per tutti coloro che calcano i Tribunali soprattutto in sede penale. L´errore giudiziario comporta la distruzione e l´annientamento della vittima dell´errore ed ognuno di fronte ai roboanti titoli della stampa dovrebbe interrogarsi "e se fosse innocente?", come fece il compianto Enzo Biagi in un famoso articolo proprio per il caso Tortora.
Per questo , anche il nostro sito ricorda la vicenda di Enzo Tortora, stimato presentatore televisivo con il vizio di usare un eloquio perfetto sempre con i congiuntivi al posto giunto: che il suo caso sia d´esempio e ciascuno prima di indicare alla gogna un indagato pensi all´ipotesi dell´innocenza come valore assoluto ed irrinunciabile per chiunque.
Di seguito pubblichiamo alcuni link di approfondimento sul caso Tortora.
ta.aspx?id=336 La Storia Siamo Noi - Rai
Misteri d´Italia il caso Tortora.
L´inchiesta nei riguardi di Tortora - che divise il Paese tra innocentisti e colpevolisti ed alimento´ il dibattito sul ´´pentitismo´´ - era cominciata nei premi mesi del 1983, quando due pentiti della Nuova Camorra Organizzata (Nco), capeggiata da Raffaele Cutolo, indicarono Tortora, ´´quello di Portobello´´, quale appartenente alla Nco con l´incarico di corriere di droga.
Tortora fu arrestato all´alba del 17 giugno ´83 in un albergo di Roma, ma fu portato in carcere in tarda mattinata, solo quando - secondo i difensori - fotografi e cineoperatori furono pronti a ritrarre l´ imputato in manette. Fin dal primo momento Tortora si disse innocente. Dopo sette mesi di detenzione, l´imputato ebbe gli arresti domiciliari.
Fu quindi eletto eurodeputato radicale il 17 giugno 1984. Il 20 luglio 1984 torno´ in liberta´ ed annuncio´ che avrebbe chiesto al Parlamento europeo di concedere l´autorizzazione a procedere nei suoi riguardi che fu data il 10 dicembre. Dopo il suo rinvio a giudizio, il 4 febbraio 1985, arrivo´ la sentenza di condanna di primo grado.
Il 15 settembre 1986, la Corte di Appello di Napoli rovescio´ il verdetto: assoluzione con formula piena, ed i pentiti furono giudicati non credibili. ´´E´ la fine di un incubo´´, disse il presentatore. L´ innocenza dell´imputato fu confermata il 13 giugno 1987 dalla Corte di Cassazione. Meno di un anno dopo, il 18 maggio 1988, Enzo Tortora mori´ per un cancro ai polmoni.
In seguito alla vicenda drammatica di Enzo Tortora venne approvato a larga maggioranza un referendum per la responsabilità civile dei magistrati, nel senso che i magistrati che sbagliavano colpevolmente dovevano rispondere in sede civile dei causati dai loro errori, ma la volontà popolare venne presto cancellata da una legge che di fatto annullava la responsabilità civile dei magistrati.
Sempre in seguito alla vicenda Tortora ed al grande clamore suscitato dalla sua ingiusta carcerazione e condanna in primo grado, a furor di popolo, il legislatore decise di riformare il codice di procedura penale e di passare dal modello inquisitorio, procedimento al quale era stato sottoposto Tortora, al modello accusatorio con accusa e difesa sostanzialmente sullo stesso piano. Il nuovo codice di procedura penale entrò in vigore nell´anno 1989 e nelle intenzioni doveva servire ad evitare errori giudiziari come era accaduto nel caso di Tortora. Dopo molti anni Antonio Di Pietro confessò che la stagione di Tangentopoli fu resa possibile proprio grazie al nuovo codice di procedura penale che, in realtà subito dopo l´entrata in vigore, venne demolito nell´impianto fondante da numerose sentenza della Corte Costituzionale che minarono alcuni istituti di garanzia previsti dal codice. Anche sotto la vigenza del nuovo codice di procedura penale numerosi sono stati gli errori giudiziari senza conseguenze per i magistrati, ma certamente gravissimi per i malcapitati cittadini. Di recente memoria la vicenda di Filippo Pappalardi arrestato e detenuto in custodia cautelare con la gravissima accusa di essere l´assassino dei sui due figli, Ciccio e Tore da Graviana di Puglia, mentre venne liberato proprio perché per caso si scoprirono i corpi dei due bambini caduti accidentalmente in una grotta di una vecchia costruzione, senza che il padre avesse responsabilità nella vicenda.
Per questo motivo la vicenda di Enzo Tortora è ancora di attualità ed un caso di scuola per tutti coloro che calcano i Tribunali soprattutto in sede penale. L´errore giudiziario comporta la distruzione e l´annientamento della vittima dell´errore ed ognuno di fronte ai roboanti titoli della stampa dovrebbe interrogarsi "e se fosse innocente?", come fece il compianto Enzo Biagi in un famoso articolo proprio per il caso Tortora.
Per questo , anche il nostro sito ricorda la vicenda di Enzo Tortora, stimato presentatore televisivo con il vizio di usare un eloquio perfetto sempre con i congiuntivi al posto giunto: che il suo caso sia d´esempio e ciascuno prima di indicare alla gogna un indagato pensi all´ipotesi dell´innocenza come valore assoluto ed irrinunciabile per chiunque.
Di seguito pubblichiamo alcuni link di approfondimento sul caso Tortora.
ta.aspx?id=336 La Storia Siamo Noi - Rai
Misteri d´Italia il caso Tortora.