Domenica 23 marzo 2025, circa un centinaio di persone, tra questi una rappresentanza di allievi della scuola paritaria di tendenza cattolica, padre Giovanni Semeria, hanno assistito alla deposizione di una corona floreale. A deporre i fiori il sindaco di Sparanise che si è lasciato riprendere davanti al monumento ai caduti della prima guerra mondiale, in piazza Giovanni XXIII, con la mano al petto mentre cantava, forse, il Canto degli italiani. Subito dopo un comunicato con corredo fotografico. Solo leggendo le poche righe si è appreso che la cerimonia non ha riguardato vicende belliche et similia, ma la memoria di padre Giovanni Semeria. Nessuna delle foto pubblicate ricordava il padre barnabita, ma tutte incentrate sull'immagine del sindaco con la fascia tricolore. Anche la scelta del monumento ai caduti è apparsa contraria agli insegnamenti del celebre religioso. A Sparanise, all'interno dell'Istituto che porta il nome di padre Giovanni Semeria, è presente una bella statua che ritrae il bonario frate, si poteva commemorare Semeria davanti a quel simulacro?
Il comunicato recita “Oggi, nel giorno dell'anniversario della sua scomparsa, Sparanise rende omaggio a Padre Giovanni Semeria, uomo di straordinaria virtù e instancabile carità, che ha lasciato un'eredità preziosa alla nostra comunità. Con questa preghiera di impegno vogliamo ricordare il suo esempio e rinnovare il nostro impegno nel custodire e promuovere i valori che ha incarnato: cultura, solidarietà e speranza per i giovani. Alla cerimonia commemorativa ha preso parte l'amministrazione comunale con il sindaco Fabrizio De Pasquale, uniti nel ricordo di una figura che ha segnato la storia del nostro territorio. Che il suo messaggio continui a ispirarci, affinché Sparanise sia sempre un laboratorio di umanità e di futuro.” (comunicato integrale).
In realtà Giovanni Semeria è morto a Sparanise il 15 marzo del 1931, una data facile da ricordare perché rappresenta le idi di marzo, giorno celebre nella storia per l'uccisione di Giulio Cesare. Dunque, padre Semeria non è morto il 23 marzo, come recita il comunicato dell'amministrazione comunale di Sparanise (oggi, nel giorno dell'anniversario della sua scomparsa), ma 8 giorni prima. Il padre barnabita fu uno dei più celebri intellettuali del mondo cattolico dell'inizio del secolo XX. Si relazionava con Romolo Murri, Antonio Fogazzaro e quel gruppo di intellettuali cattolici che predicavano il superamento del non expedit e l'impegno diretto in politica dei cattolici. La vicinanza a questa specifica tendenza interna al mondo cattolico comportò conseguenze pesanti per padre Semeria. Proprio mentre Romolo Murri fondava la sua Democrazia Cristiana, a cui si ispirò De Gasperi per la nascita della seconda DC che ha governato l'Italia per cinquant'anni dopo le macerie della seconda guerra mondiale, Semeria veniva costretto all'esilio dai vertici vaticani decisi ad avversare, sotto il pontificato di Pio X, coloro che avevano letto nelle innovazioni sociali introdotte da Leone XIII con la rerum novarum un corso progressista per la Chiesa. La tendenza culturale interna denominata modernismo fu così anatemizzata nel nome della natura sacra della Chiesa. Murri e diversi altri ecclesiastici scomunicati, ai nuovi sacerdoti imposto un giuramento antimodernista. Semeria fu confinato in un convento barnabita e vi rimase per tre lunghi anni. Allo scoppio della prima guerra mondiale con l'invasione tedesca del Belgio tornò in patria. Prese lo scoppio della guerra come un segno del destino, perché solo gli eventi bellici avevano consentito il rimpatrio, e si arruolò volontario, all'età di 46 anni, come cappellano militare alle dirette dipendenze del comando supremo e in stretto contatto con il comandante in capo delle forze armate, il generale Luigi Cadorna. Al fronte conobbe padre Gemelli e D'Annunzio e tanti altri. All'inizio Semeria era stato un autorevole pacifista, ma poi si era convinto della necessità di sostenere la patria nello sforzo bellico. In trincea ebbe modo di costatare cosa significasse davvero la guerra e più volte mise in discussione la compatibilità della buona novella evangelica con la guerra, le divise e le stellette. Le crisi che colpirono Semeria per via degli eventi bellici rischiarono di fargli perdere il senno, lo minarono nella psiche, costringendolo a lunghi periodi di convalescenza. Proprio allo scoppio della grande guerra moriva Pio X, che aveva lanciato l'anatema contro il modernismo, e veniva incoronato con la tiara dei tre regni, Giacomo della Chiesa con il nome di Benedetto XV che condannò la guerra in corso senza se e senza ma, appellandosi ai governanti per far tacere le armi, purtroppo inascoltato. Dopo la fine della prima guerra mondiale, anche per effetto del rimorso di aver sostenuto l'intervento militare italiano che alla fine era costato all'Italia circa un milione di morti, padre Semeria iniziò un incessante lavoro di costruzione di orfanotrofi, insieme a don Giovanni Minozzi, conosciuto al fronte, su tutto il territorio nazionale e in specie nel meridione. Se ne contarono circa 190. Il numero di orfani di guerra era enorme e Semeria aveva perso il padre, che neppure aveva conosciuto, nella terza guerra d'indipendenza. Da ligure, era nato nelle Cinque terre, divenne un convinto meridionalista e per questo il 10 maggio 1923, avendo ricevuto in dono dei terreni nei pressi di un campo militare francese, fondò a Sparanise un orfanotrofio per sole donne. Proprio mentre erano in corso i lavori di costruzioni alcuni “campieri” del luogo avvicinarono i responsabili del cantiere per offrire la loro protezione dietro pagamento di somme di danaro. Di quella che sembrava una richiesta della malavita Semeria se ne lamentò con le autorità come documentato in alcune lettere pubblicate tempo fa. Nel luogo dove è stato edificato l'orfanotrofio ben presto nacque una scuola paritaria che per decenni è stata retta dalle suore della Sacra Famiglia di Santa Elisabetta Cerioli. Semeria deve essere ricordato per le straordinarie doti di intellettuale, oratore unico per la sua epoca, capace di incantare platee di migliaia di persone, tra i primi a ricercare l'applicazione pratica della dottrina sociale della Chiesa. Popolarissimo il suo motto “ a far del bene non si sbaglia mai”, autentico inno alla bontà intesa come virtù della carità. Pauperista convinto per finanziare gli orfanotrofi creati in tutta Italia non esitò ad andare in America alla ricerca di fondi, raccolti all'esito di maratone oratorio a volte anche di 12 ore. Avversava lo sfarzo e lo spreco di danaro che condannava quando era ostentato. Indossava il saio in maniera trasandata, corpulento e bonario nella figura, aveva numerosi interessi ed è facile incontrare l'opera o gli iscritti del barnabita quando ci si occupa della storia dei cattolici in politica dei primi decenni del secolo scorso. Per fare un esempio concreto, nell'ambito delle ricerche per un lavoro su Enrico Mattei di prossima pubblicazione, chi scrive, per individuare l'origine del celebre cane a sei zampe simbolo dell'ENI, si è imbattuto, con piacevole sopresa, nel nostro Semeria che nel 1928 insieme ad un architetto famoso, Gio Ponti, fondava a Milano la rivista di design Domus, sarà la rivista a bandire il concorso per il logo ENI. La rivista Domus è poi diventata una casa editrice che pubblica il mensile Quattroruote, una sorta di bibbia del settore. La morte per broncopolmonite lo colse a Sparanise, dopo aver fatto tappa a Montecassino, l'8 marzo per un convegno, e dove probabilmente aveva contratto il virus all'origine dell'infezione alle vie respiratorie. Allarmati per la febbre i medici avevano deciso di trasportarlo per cure migliori in un ospedale, ma esalò l'ultimo respirò proprio all'interno dell'orfanotrofio. Nella cittadina calena aveva legato con don Francesco De Felice, ritratto nella foto scattata a Sparanise a corredo di questo scritto articolo insieme a Semeria e Minozzi. De Felice, uno dei pochi intellettuali dell'epoca di Sparanise, docente di lettere e filosofia all'abbazia di Montecassino era diventato segretario del cardinale, arcivescovo di Napoli, Alfonso Capocelatro, non perdeva occasione per incontrare Semeria tutte le volte che questi sostava nell'orfanotrofio di Sparanise. Il barnabita lo aveva presentato, molti anni addietro a Fogazzaro, e De Felice era divenuto amico dello scrittore ispiratore dei modernisti. Era stato De Felice a procurare la donazione da una possidente famiglia locale del terreno nei pressi del campo francese per costruire l'orfanotrofio. Tra i due religiosi le discussioni cadevano sugli argomenti più vari, ma spesso lo sforzo era di coniugare scienza e fede senza abiurare né ai canoni della fede e neppure all'approccio del metodo scientifico. De Felice morì due anni prima di Semeria, nel novembre del 1929, a pronunciare l'elogio funebre ai funerali arrivò don Giovanni Minozzi, il socio di Semeria e fondatore dell'Opera per il mezzogiorno (l'ente proprietario dell'orfanotrofio e oggi dell'istituto scolastico). Il discorso ci è pervenuto integralmente, tra le tante cose si legge :” Viveva come un filosofo autentico, un cristiano, un sacerdote schietto…Visse povero. Morì povero. Ebbe del denaro una noncuranza naturale. Se un soldo aveva, comperava un libro o lo dava per carità, subito, come un dovere normale. Qualche tempo prima di morire gli entrarono in casa, nello studio, di notte, i ladri e gli portarono via la biancheria personale e le pochissime lire che teneva. Bisognava vedere come ne sorrideva, raccontandolo. E come era grato, nel suo umorismo fine, al gatto, unico custode, l'unico spettatore della scorribanda notturna che doveva lui, proprio lui, aver spaventato gli sciocchi con lampeggiar iroso degli occhi"