45 anni fa l'uccisione di Aldo Moro ed il ritrovamento del cadavere, a breve la pubblicazione del secondo libro sul caso Moro di Salvatore Piccolo.
09-05-2023 19:40 - Cronaca
45 anni fa le Brigate Rosse uccidevano Aldo Moro facendo ritrovare il cadavere in via Caetani. L’operazione, secondo le farneticanti risoluzioni dei brigatisti doveva portare l’attacco al cuore dello Stato, in realtà fu l’inizio della fine per il partito combattente che dopo poco tempo sarà definitivamente sconfitto. La vicenda ha segnato drammaticamente la vita del paese, uno di quegli eventi regolatrici della storia, per i quali esiste un prima ed un dopo. Aldo Moro era uomo mite, intelligente ed abile politico, incline alla mediazione e poco propenso all’azione impulsiva. Dopo 45 anni il caso Moro è ancora aperto. Non si tratta di complottismo o di dietrologia, ma semplice evidenza che la verità giudiziaria è stata confezionata sulla base di una mediazione per spendere una versione dei fatti “dicibile”, idonea a non compromettere le alleanze internazionali e soprattutto una versione del sequestro tale da non destabilizzare, ulteriormente, l’opinione pubblica. Il lungo lasso di tempo trascorso induce a ritenere che probabilmente si avvicina il momento per poter far piena luce sui tanti aspetti oscuri della vicenda. Le sentenze dei Tribunali sono un punto importante, ma spesso non riescono a far piena luce rispetto alla ricostruzione dei fatti e spesso il giudizio che la storia compie rispetto ai fatti è diverso da quello cristallizzato in provvedimenti giudiziari anche se definitivi. Tuttavia dobbiamo registrare che nonostante siano decorsi 45 anni dai fatti la magistratura si sta ancora occupando attivamente del caso Moro con procedimento penali che sono ancora pendenti presso la Procura della Repubblica di Roma. Diversi protagonisti, anche in negativo, di quei fatti sono ancora in vita e questo rende ancora più difficile l’affermazione di un giudizio di natura storica. Proprio qualche mese fa si è avuta notizia che per l’eccidio della “Cascina Spiotta” (del 1975) con l’irruzione per la liberazione dell’imprenditore dello spumante Gangia, la Procura della Repubblica di Torino ha riaperto il caso iscrivendo nel registro degli indagati Lauro Azzolini e Renato Curcio, nomi noti del brigatismo, ma ormai avanti negli anni.
Ci siamo occupati del caso Moro con la pubblicazione del libro “Il caso Moro, il dovere di raccontare” che ha dato grandi soddisfazione all’autore che ha già annunciato la prossima pubblicazione di un nuovo volume sulla vicenda questa volta dedicato alle trattative per la liberazione del presidente della Democrazia Cristiana, nella foto l’anteprima della copertina del libro che è in fase di correzione finale ed avrà per titolo “55 notti ed un giorno”.
Di seguito pubblichiamo uno stralcio del libro “Il caso Moro, il dovere di raccontare” da pagina 324 in poi, in vendita su Amazon al seguente link, in attesa di pubblicare il nuovo volume
---estratto dal libro----
Il corpo di Aldo Moro fu fatto ritrovare in via Caetani, con tanto di annuncio telefonico al professore Franco Tritto che aveva il telefono sotto controllo e per questo ancora oggi è possibile ascoltare la drammatica telefonata effettuata da Valerio Morucci con il prof. Franco Tritto, assistente universitario di Aldo Moro, che scoppia in lacrime alla notizia dell’uccisione e passa la cornetta del telefono al padre che annota le prime cifre della Renault 4 rossa e la via dove si trova il cadavere di Moro, appunto via Caetani. Spesso si è scritto che è una via equidistante, da via delle Botteghe Oscure, sede del PCI e Piazza del Gesù, sede della DC . In realtà non è proprio così. Via Michelangelo Caetani è vicina ad entrambe le sedi dei due principali partiti, ma è una traversa di via delle Botteghe Oscure, mentre per arrivare a Piazza del Gesù, da via Caetani, bisogna attraversare via delle Botteghe Oscure e fare ulteriori 50 metri circa. L’automobile Renault 4 Rossa probabilmente si trovava, con il cadavere del politico democristiano, in quella posizione ovvero parcheggiata al lato sinistro di Via Caetani da diverse ore. Piera Degli Esposti che era una notta attrice teatrale, recentemente scomparsa, affermò di essere rimasta appoggiata con la mano alla Renault 4 per ore a far tempo dalle 11 del 9 maggio 1978 e di non essersi accorta che all’interno vi era il cadavere di Moro. L’attrice aveva appena avuto una sceneggiatura e la stava discutendo con il regista teatrale che abitava in via Caetani, proprio in quelle ore. L’annuncio ufficiale dell’ANSA è delle ore 13.55, mentre la telefonata al Prof. Franco Tritto è registrata dalla polizia intorno alle ore 12,30. Cossiga che si trovava nel suo ufficio al Viminale in compagna di Claudio Signorile, vicesegretario del PSI e protagonista della trattativa con Piperno che lasciava ben sperare, quando ricevette la notizia si recò in via Caetani, per costatare di persona l’avvenuto eccidio. Sul posto il Ministro degli Interni arrivò intorno alle 14,00 per poi recarsi immediatamente a rassegnare le dimissioni. Egli stesso ha raccontato che improvvisamente i capelli divennero bianchi e comparve sulla pelle la psoriasi, una malattia della pelle di probabile natura psicosomatica. Non aveva ancora compiuto 50 anni.
Nello stesso lato dove fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro insisteva un complesso di antiche e nobili dimore romane. Un complesso residenziale la cui fondazione risaliva al rinascimento ed era dovuta ad un cardinale: Alessandro Mattei. Il complesso residenziale, unificato già nel settecento, era circoscritto per tutte e quatto i lati da strade, Via Caetani e via Paganica in senso opposto e via delle Botteghe Oscure e via dei Funari negli altri due lati. Il terzogenito del cardinale Alessandro Mattei, come è noto all’epoca non era tanto sorprendente per i cardinali avere figli, il duca Giove Asdrubale Mattei aveva sostanzialmente unito la propria dimora con quella del padre. All’inizio del XIX secolo la dinastia dei Mattei non ebbe discendenti maschi e la proprietà passò ai marchesi Antici di Recanati perché l’erede dei Mattei, Marianna, aveva sposato Carlo Teodoro Antici di Recanati che era fratello di Adelaide, madre di Giacomo Leopardi che soggiornò nel complesso per circa un anno a far data dal novembre del 1822. Proprio perché il complesso ricordava le antiche insule della Roma classica la zona è nota come “isola (insula) Mattei”. Con la fine dei Mattei anche “l’insula” cessò di esistere come complesso unitario e fu venduto, ormai diviso in diversi palazzi, a vari proprietari. Il palazzo che affaccia sull’odierna via Michelangelo Caetani, dove fu ritrovata la Renault 4, fu acquistato da Francesco Caetani, duca di Sermoneta, nel 1776 e, per arrivare agli anni 50 del 1900, era diventato una delle dimore di una erede dei Caetani, la duchessa Topazia Caetani. La duchessa Topazia Caetani aveva sposato un compositore di musica lirica di origini ucraine Igor Markevich. Markevich si era separato dalla duchessa Topazio Caetani, che era la seconda moglie, nel 1964 e non aveva mai abitato in via Caetani mentre la duchessa vi aveva dimorato almeno sino all’inizio degli anni 50. Gli inquirenti subito dopo la morte di Aldo Moro indagarono immediatamente sul direttore d’orchestra. La coincidenza del falso comunicato del lago della Duchessa, che evocava appunto una duchessa, e probabilmente qualche notizia da parte dei servizi di sicurezza provocarono l’attenzione degli investigatori su Markevich. Il 14 ottobre un colonnello del Sismi, Demetrio Cogliandro, raccolse da una fonte riservata la notizia che “un certo Igor, della famiglia dei duchi Caetani, avrebbe avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione delle BR che, in particolare avrebbe condotto tutti gli interrogatori di Moro, della cui esecuzione sarebbero stati esecutori materiali certi “Anna” e “Franco”. Nel 1980 il messaggio inviato ai vertici del Sismi concludeva anche che Igor si doveva identificare nel musicista Igor Markevich. In effetti Markevich di origini ebraiche ed in contatto con militari e politici di Israele durante la seconda guerra mondiale è in Italia e si unisce alla resistenza in Toscana, ma il messaggio del colonello Cogliandro, secondo alcuni, è stato scritto nel 1980 con il preciso scopo di datare le prime indiscrezioni sul musicista dopo la morte di Moro. Invece questi autori ritengono che la notizia fosse nella disponibilità di Cogliandro già mentre il sequestro era in corso. Ulteriore singolarità in questa vicenda è che nel mese di dicembre del 1978 una rivista erotica molto famosa e di proprietà americana, Penthouse, pubblica, nell’edizione americana, un articolo sul “caso Moro” in cui vengono indicati i nomi di battaglia di “Anna” e “Franco” come esecutori materiali dell’omicidio di Moro. Tra donne nude Penthouse annuncia l’articolo in prima pagina “exclusive report from the hideout of Italy’s Red Brigades”(inchiesta esclusiva sul nascondiglio delle Brigate Rosse d’Italia) e l’articolo, ospitato in una rivista erotica (per soli uomini e vietata ai minori), sembra ispirato dal dispaccio di Cogliandro. La vicenda di Igor Markevich rimase confinata nel riserbo e divenne di dominio pubblico dopo l’assassinio di Massimo D’Antona (1999) in seguito alla nuova recrudescenza delle redivive Brigate Rosse. Un giornalista dell’Ansa pubblica un articolo che porta alla ribalta nuovamente la vicenda di Markevich dando maggiori dettagli. Il giornalista viene in possesso di un ulteriore appunto manoscritto del 1978, sempre attribuito a Cogliandro, nel quale si legge “Igor, espulso dal PCI nel 1970, castello di proprietà di Caetani Lelia, Castello di Sermoneta. Uno di questi Caetani è un brigatista espulso dal PCI. Si potrebbe rintracciare tramite la madre deceduta nel 1977 all'età di 95 anni”, successivamente lo stesso Cogliandro invia un appunto dattiloscritto “Fonte molto attendibile riferisce: un senatore del PCI (non identificato) sarebbe a conoscenza dell'identità del capo delle Brigate rosse. Questi» – il capo delle Brigate rosse – «si chiamerebbe Igor e sarebbe figlio o nipote di Margherita Caetani, già direttrice della rivista edita da Feltrinelli intitolata “Botteghe Oscure”. Igor, coetaneo di Moro, avrebbe partecipato agli interrogatori del leader DC. I Caetani già da oltre dieci anni avevano un ufficio in via Arenula dove provvedevano al reclutamento di giovani che successivamente partecipavano a riunioni politiche nei possedimenti Caetani, in particolare nella tenuta...” , ma il vero scoop dell’Ansa è che su Markevich stava indagando anche il colonnello dei carabinieri Massimo Giraudo nell’ambito dell’inchiesta sulla stage di piazza della Loggia a Brescia. Giraudo scopre che Markevich era stato già attenzionato dal Sismi durante in sequestro Moro. Si scopre che il primo maggio 1978, ovvero 8 giorni prima dell’uccisione di Moro, due agenti del Sismi al diretto comando proprio del colonnello Cogliandro, all’epoca responsabile del Sismi di Roma, Antonio Ruvolo e Giuseppe Corrado, si erano recati a Palazzo Caetani alla ricerca di informazioni dettagliati sugli ultimi eredi dei duchi Caetani. I due agenti avevano scoperto che l’ultimo erede maschio del casato dei Caetani era stato proprio Michelangelo, al quale era intitolata la strada, che aveva una sola figlia Topazia, seconda moglie di Markevich.
Ci siamo occupati del caso Moro con la pubblicazione del libro “Il caso Moro, il dovere di raccontare” che ha dato grandi soddisfazione all’autore che ha già annunciato la prossima pubblicazione di un nuovo volume sulla vicenda questa volta dedicato alle trattative per la liberazione del presidente della Democrazia Cristiana, nella foto l’anteprima della copertina del libro che è in fase di correzione finale ed avrà per titolo “55 notti ed un giorno”.
Di seguito pubblichiamo uno stralcio del libro “Il caso Moro, il dovere di raccontare” da pagina 324 in poi, in vendita su Amazon al seguente link, in attesa di pubblicare il nuovo volume
---estratto dal libro----
Il corpo di Aldo Moro fu fatto ritrovare in via Caetani, con tanto di annuncio telefonico al professore Franco Tritto che aveva il telefono sotto controllo e per questo ancora oggi è possibile ascoltare la drammatica telefonata effettuata da Valerio Morucci con il prof. Franco Tritto, assistente universitario di Aldo Moro, che scoppia in lacrime alla notizia dell’uccisione e passa la cornetta del telefono al padre che annota le prime cifre della Renault 4 rossa e la via dove si trova il cadavere di Moro, appunto via Caetani. Spesso si è scritto che è una via equidistante, da via delle Botteghe Oscure, sede del PCI e Piazza del Gesù, sede della DC . In realtà non è proprio così. Via Michelangelo Caetani è vicina ad entrambe le sedi dei due principali partiti, ma è una traversa di via delle Botteghe Oscure, mentre per arrivare a Piazza del Gesù, da via Caetani, bisogna attraversare via delle Botteghe Oscure e fare ulteriori 50 metri circa. L’automobile Renault 4 Rossa probabilmente si trovava, con il cadavere del politico democristiano, in quella posizione ovvero parcheggiata al lato sinistro di Via Caetani da diverse ore. Piera Degli Esposti che era una notta attrice teatrale, recentemente scomparsa, affermò di essere rimasta appoggiata con la mano alla Renault 4 per ore a far tempo dalle 11 del 9 maggio 1978 e di non essersi accorta che all’interno vi era il cadavere di Moro. L’attrice aveva appena avuto una sceneggiatura e la stava discutendo con il regista teatrale che abitava in via Caetani, proprio in quelle ore. L’annuncio ufficiale dell’ANSA è delle ore 13.55, mentre la telefonata al Prof. Franco Tritto è registrata dalla polizia intorno alle ore 12,30. Cossiga che si trovava nel suo ufficio al Viminale in compagna di Claudio Signorile, vicesegretario del PSI e protagonista della trattativa con Piperno che lasciava ben sperare, quando ricevette la notizia si recò in via Caetani, per costatare di persona l’avvenuto eccidio. Sul posto il Ministro degli Interni arrivò intorno alle 14,00 per poi recarsi immediatamente a rassegnare le dimissioni. Egli stesso ha raccontato che improvvisamente i capelli divennero bianchi e comparve sulla pelle la psoriasi, una malattia della pelle di probabile natura psicosomatica. Non aveva ancora compiuto 50 anni.
Nello stesso lato dove fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro insisteva un complesso di antiche e nobili dimore romane. Un complesso residenziale la cui fondazione risaliva al rinascimento ed era dovuta ad un cardinale: Alessandro Mattei. Il complesso residenziale, unificato già nel settecento, era circoscritto per tutte e quatto i lati da strade, Via Caetani e via Paganica in senso opposto e via delle Botteghe Oscure e via dei Funari negli altri due lati. Il terzogenito del cardinale Alessandro Mattei, come è noto all’epoca non era tanto sorprendente per i cardinali avere figli, il duca Giove Asdrubale Mattei aveva sostanzialmente unito la propria dimora con quella del padre. All’inizio del XIX secolo la dinastia dei Mattei non ebbe discendenti maschi e la proprietà passò ai marchesi Antici di Recanati perché l’erede dei Mattei, Marianna, aveva sposato Carlo Teodoro Antici di Recanati che era fratello di Adelaide, madre di Giacomo Leopardi che soggiornò nel complesso per circa un anno a far data dal novembre del 1822. Proprio perché il complesso ricordava le antiche insule della Roma classica la zona è nota come “isola (insula) Mattei”. Con la fine dei Mattei anche “l’insula” cessò di esistere come complesso unitario e fu venduto, ormai diviso in diversi palazzi, a vari proprietari. Il palazzo che affaccia sull’odierna via Michelangelo Caetani, dove fu ritrovata la Renault 4, fu acquistato da Francesco Caetani, duca di Sermoneta, nel 1776 e, per arrivare agli anni 50 del 1900, era diventato una delle dimore di una erede dei Caetani, la duchessa Topazia Caetani. La duchessa Topazia Caetani aveva sposato un compositore di musica lirica di origini ucraine Igor Markevich. Markevich si era separato dalla duchessa Topazio Caetani, che era la seconda moglie, nel 1964 e non aveva mai abitato in via Caetani mentre la duchessa vi aveva dimorato almeno sino all’inizio degli anni 50. Gli inquirenti subito dopo la morte di Aldo Moro indagarono immediatamente sul direttore d’orchestra. La coincidenza del falso comunicato del lago della Duchessa, che evocava appunto una duchessa, e probabilmente qualche notizia da parte dei servizi di sicurezza provocarono l’attenzione degli investigatori su Markevich. Il 14 ottobre un colonnello del Sismi, Demetrio Cogliandro, raccolse da una fonte riservata la notizia che “un certo Igor, della famiglia dei duchi Caetani, avrebbe avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione delle BR che, in particolare avrebbe condotto tutti gli interrogatori di Moro, della cui esecuzione sarebbero stati esecutori materiali certi “Anna” e “Franco”. Nel 1980 il messaggio inviato ai vertici del Sismi concludeva anche che Igor si doveva identificare nel musicista Igor Markevich. In effetti Markevich di origini ebraiche ed in contatto con militari e politici di Israele durante la seconda guerra mondiale è in Italia e si unisce alla resistenza in Toscana, ma il messaggio del colonello Cogliandro, secondo alcuni, è stato scritto nel 1980 con il preciso scopo di datare le prime indiscrezioni sul musicista dopo la morte di Moro. Invece questi autori ritengono che la notizia fosse nella disponibilità di Cogliandro già mentre il sequestro era in corso. Ulteriore singolarità in questa vicenda è che nel mese di dicembre del 1978 una rivista erotica molto famosa e di proprietà americana, Penthouse, pubblica, nell’edizione americana, un articolo sul “caso Moro” in cui vengono indicati i nomi di battaglia di “Anna” e “Franco” come esecutori materiali dell’omicidio di Moro. Tra donne nude Penthouse annuncia l’articolo in prima pagina “exclusive report from the hideout of Italy’s Red Brigades”(inchiesta esclusiva sul nascondiglio delle Brigate Rosse d’Italia) e l’articolo, ospitato in una rivista erotica (per soli uomini e vietata ai minori), sembra ispirato dal dispaccio di Cogliandro. La vicenda di Igor Markevich rimase confinata nel riserbo e divenne di dominio pubblico dopo l’assassinio di Massimo D’Antona (1999) in seguito alla nuova recrudescenza delle redivive Brigate Rosse. Un giornalista dell’Ansa pubblica un articolo che porta alla ribalta nuovamente la vicenda di Markevich dando maggiori dettagli. Il giornalista viene in possesso di un ulteriore appunto manoscritto del 1978, sempre attribuito a Cogliandro, nel quale si legge “Igor, espulso dal PCI nel 1970, castello di proprietà di Caetani Lelia, Castello di Sermoneta. Uno di questi Caetani è un brigatista espulso dal PCI. Si potrebbe rintracciare tramite la madre deceduta nel 1977 all'età di 95 anni”, successivamente lo stesso Cogliandro invia un appunto dattiloscritto “Fonte molto attendibile riferisce: un senatore del PCI (non identificato) sarebbe a conoscenza dell'identità del capo delle Brigate rosse. Questi» – il capo delle Brigate rosse – «si chiamerebbe Igor e sarebbe figlio o nipote di Margherita Caetani, già direttrice della rivista edita da Feltrinelli intitolata “Botteghe Oscure”. Igor, coetaneo di Moro, avrebbe partecipato agli interrogatori del leader DC. I Caetani già da oltre dieci anni avevano un ufficio in via Arenula dove provvedevano al reclutamento di giovani che successivamente partecipavano a riunioni politiche nei possedimenti Caetani, in particolare nella tenuta...” , ma il vero scoop dell’Ansa è che su Markevich stava indagando anche il colonnello dei carabinieri Massimo Giraudo nell’ambito dell’inchiesta sulla stage di piazza della Loggia a Brescia. Giraudo scopre che Markevich era stato già attenzionato dal Sismi durante in sequestro Moro. Si scopre che il primo maggio 1978, ovvero 8 giorni prima dell’uccisione di Moro, due agenti del Sismi al diretto comando proprio del colonnello Cogliandro, all’epoca responsabile del Sismi di Roma, Antonio Ruvolo e Giuseppe Corrado, si erano recati a Palazzo Caetani alla ricerca di informazioni dettagliati sugli ultimi eredi dei duchi Caetani. I due agenti avevano scoperto che l’ultimo erede maschio del casato dei Caetani era stato proprio Michelangelo, al quale era intitolata la strada, che aveva una sola figlia Topazia, seconda moglie di Markevich.
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